La Stampa, 25 agosto 2017
Dall’esercito dei Nas 56 mila controlli e 750 milioni di merce sequestrata
Carne scongelata e ricongelata, prodotti scaduti da anni o porzioni di sushi infestati dagli insetti. Alimenti potenzialmente pericolosi, partite di finto «bio» contaminate dai diserbanti o pesci in allevamento con più batteri che squame. Ecco che finiscono nelle indagini dei carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e sanità (Nas). Il caso delle uova contaminate con insetticida Fipronil ha fatto scattare l’allarme rosso: migliaia di confezioni sono state sequestrate in provincia di Viterbo ed Ancona, mentre nel Salernitano sono state ritirate dal mercato 30 mila uova. E altre 20 mila devono essere rintracciate.
«L’esempio delle uova è solo uno dei modelli con cui ci attiviamo – racconta il capitano Dario Praturlon dei Nas di Roma -: l’allerta è arrivata dall’Olanda, dove sono state trovate le prime irregolarità. L’attenzione su quel prodotto è stata allargata in tutti gli otto Paesi coinvolti e dunque anche all’Italia. In base al principio di precauzione, abbiamo messo sotto osservazione anche altre aziende che importano uova o prodotti simili dallo stesso Paese. Bisogna aspettarsi sempre il peggio e ritirare dal mercato ogni merce sospetta. In questo momento i controlli sul Fibronil sono stati aumentati anche se non c’è un reale rischio della salute: è un insetticida di moderata tossicità».
Dopo la prima fase preliminare, il lavoro degli investigatori si concentra sui flussi commerciali con indagini a campione. Nel mondo globale è tutto tracciato da un codice a barre che aiuta il lavoro di ricerca: ogni passaggio di frontiera deve essere validato da un certificato doganale e anche gli uffici di sanità veterinaria garantiscono per gli stock di carne e pesce in commercio. «Dalle nostre banche dati possiamo vedere in tempo reale tutto ciò che riguarda la merce importata: da dove arriva a dove viene stoccata e venduta».
In Europa le ispezioni negli scambi comunitari toccano appena il 10% dei prodotti in circolazione, ma in caso di pericolo i controlli si possono fare quasi all’istante. Funziona così dai primi Anni Duemila e il banco di prova era stato lo scoppio del «morbo della mucca pazza», la malattia neurologica che ha registrato 191 mila casi nel mondo e centomila capi abbattuti in soli 30 mesi.
In seguito il sistema è stato rodato con i casi di aviaria e carne equina, ma si attiva anche per cose piccole come gli scandali della «mozzarella blu» o della fabbrica tedesca che produceva biscotti con schegge di vetro finiti in vendita sugli scaffali.
Ma non sempre l’allarme è globale. «L’input alle indagini arriva spesso da una segnalazione o denuncia di un consumatore e delle associazioni, oppure da indagini nostre sulla criminalità organizzata», continua Praturlon. Il caso dell’olio «Made in Italy» contraffatto ha fatto scuola con una rete che spacciava olio di semi come extravergine pugliese e ristoratori che l’acquistavano a soli due euro e cinquanta al litro. A Roma ne abbiamo rintracciati 400 litri già messi in tavola».
Quando i carabinieri entrano in un supermercato o in un ristorante sequestrano tutta la merce su cui c’è sospetto di adulterazione. «A quel punto inviamo alcuni campioni all’Istituto superiore di Sanità». Se poi la contaminazione è confermata tutta la merce viene distrutta.
Dietro un lavoro meticoloso di prevenzione, ricostruzione dei flussi internazionali di merci e alimenti, azioni sul campo ci sono 900 uomini in divisa e 39 nuclei sparsi in tutto il Paese che mettono nel mirino non solo macelli abusivi, bar, ristoranti, centri commerciali ma anche palestre, studi odontoiatrici e maneggi. Un lavoro in costante aumento che ha allargato il suo perimetro anche al traffico di droga nel web, con gli ispettori anti-doping che fanno blitz in palestra e nelle gare per professionisti ed amatori, ma anche assaggiatori di olio in grado di capire immediatamente cosa si trova nei frantoi. Contraffazioni grandi e piccole, fronteggiate da un Nas investito di poteri globali e indagini locali. Nel 2016 sono stati 56 mila i controlli da cui sono emersi 15 mila irregolarità. Una volta su tre qualcosa non andava. Così 65mila tonnellate di prodotti a rischio sono state sequestrate, per un valore di 750 milioni.