la Repubblica, 25 agosto 2017
L’uomo che sussurrava a Mazzillo, il mistero dell’assessore ombra
ROMA Non è solo Andrea Mazzillo a fare gli scatoloni, in queste ore. Dovrà presumibilmente lasciare il Campidoglio anche colui che, per quasi un anno, è stato l’assessore ombra al Bilancio di Roma Capitale. Per alcuni, il vero assessore. Giorgio Rosario Fanara, classe 1954, nato a Marsala e finito, ancora non si capisce come e perché, nel cuore economico dell’amministrazione romana.
Quando Gianni Lemmetti, il sostituto scelto dalla sindaca Raggi, prenderà possesso del suo ufficio, troverà ovunque tracce di lui. Fanara, e solo Fanara, aveva una copia delle chiavi della stanza personale di Mazzillo. Fanara era nelle mailing list del Comune. Fanara ha partecipato agli incontri chiave per i rinnovi dei contratti di servizio di Atac e Acea. Fanara aveva in dotazione una cassetta di posta interna, più grande degli altri. Fanara utilizzava l’auto di servizio del Comune. Eppure non aveva alcun titolo per fare quello che ha fatto. Inutile cercare il suo nome nelle liste dei dipendenti, non ha un contratto. Neanche un cosiddetto “articolo 90”, quello dei collaboratori diretti degli organi politici a tempo determinato. Ufficialmente non ha percepito alcuna retribuzione. Giorgio Rosario Fanara per undici mesi è stato un fantasma. Ma ha detto la sua su molte cose.
Amico personale dell’ex assessore, è apparso in Campidoglio quando Raggi ha dato la delega al Bilancio a Mazzillo. Era il settembre scorso. Da allora, giorno dopo giorno, Fanara si è preso un potere che non gli spettava. Per dire, è stato convocato dalla segreteria di Mazzillo nei due incontri per il rinnovo del contratto di servizio con Atac (il 2 e il 14 marzo), era presente a quello su Acea (il 9 marzo), e c’era pure quando hanno trattato il contratto di Zetema. Costantemente aggiornato su ogni variazione al calendario delle riunioni, riceveva via mail i report contabili di Unicredit e le comunicazioni sulle “strategie di coordinamento operativo delle politiche cittadine” che la sindaca inviava solo agli assessori e al vice capo di gabinetto.
A fronte di quest’ostentata “autorità”, nessuno ha osato aprire bocca quando Mazzillo lo ha inserito nella commissione di valutazione dei curricula dei dirigenti. «Decide tutto Fanara», era la monotona risposta a chi sollevava dubbi. Ha fatto anche un paio di viaggi anche all’estero per affari, non si sa se a titolo personale o se “in missione” per conto del Comune. Del resto, non è l’unico mistero. Nell’anno di permanenza a Roma Capitale si è qualificato indifferentemente: “ingegnere”, “ufficiale dell’Aeronautica militare”, “collaboratore dei servizi segreti”, “con un ruolo presso la Farnesina”.
Ma chi è veramente Giorgio Rosario Fanara?
In rete si trova ancora un suo vecchio curriculum di quando si candidò a metà degli anni Novanta con Forza Italia per il consiglio della Regione Lazio. Nel gennaio 2001 l’allora presidente della Repubblica Ciampi lo invitò al Quirinale insieme a una delegazione dell’Associazione reduci dall’internamento, dalla prigionia e dalla guerra di liberazione. Conosce effettivamente alcuni alti dirigenti dell’Aise, il servizio di intelligence estera, ma non sembra essere inquadrato. Negli ultimi anni si è interessato al progetto di un villaggio turistico nel Siracusano, mai realizzato. Alla camera di commercio risulta aver ricoperto cariche in 17 società (11 sono state cancellate o poste in liquidazione). Attualmente ne controlla tre: Spei, che si occupa di politica economica internazionale, Fanara&Associati nel campo della consulenza nel settore tecnologie, Fanara New-Co. Le prime due hanno sede in un appartamento al Colosseo, ma sul citofono non appare né il nome di famiglia, né quello delle società.
Raggi era stata informata da un suo fedelissimo della invadente presenza di Fanara, e ora i grillini sostengono uffiosamente che è uno dei motivi che l’hanno spinta a disfarsi di Mazzillo. Ma perché questa anomalia nell’assessorato più importante di Roma Capitale è stata tollerata per quasi un anno?