Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  agosto 25 Venerdì calendario

Illegali e senza verifiche, in Italia 5 milioni di case nel limbo dei condoni

ROMA In Italia cinque milioni di famiglie vivono in case che potrebbero essere come quella crollata a Ischia per un terremoto di magnitudo 4.0 che in Giappone non farebbe venir giù neanche una parete: cioè in immobili in attesa di sanatoria e mai controllati da Comuni, Regioni e Genio civile. Nel Paese nel quale lo Stato non sa quante siano le case abusive e dove sono state realizzate, un centro studi privato ha fatto il lavoro al posto di molti enti pubblici: ha chiamato uno a uno tutti i Comuni con più di 20 mila abitanti chiedendo agli uffici a che punto erano le domande di condono edilizio. Le risposte messe assieme disegnano un’Italia illegale: un terzo dei 15 milioni di domande, presentate dal primo condono Craxi nel 1985 a quelli dei governi Berlusconi, sono ancora in attesa di essere esaminate. «I sindaci spesso hanno fatto orecchie da mercante per evitare di dare risposte negative e la nostra cultura dell’illegalità ha fatto il resto», dice Sandro Simoncini, direttore del centro studi Sogeea che ha condotto la ricerca. Ma in Italia lo Stato non solo non controlla chi ha costruito in anni passati, ma nemmeno come sono state alzate le palazzine in anni recenti: una ricerca del Consiglio nazionale degli ingegneri mette nero su bianco che soltanto «nel 7,8 per cento delle concessioni edilizie in zone sismiche vi è un controllo a lavori finiti da parte di un funzionario pubblico». Tutte le verifiche sul rispetto delle norme avvengono su carta e con autocertificazioni. «In Italia così si continuano a costruire case abusive o fuori norma», dice Stefano Ciafani di Legambiente. Non a caso gli immobili illegali realizzati dopo l’ultimo condono del governo Berlusconi nel 2003 sono stati oltre 250 mila. Insomma, Ischia sembra più la regola che non l’eccezione, mentre la politica continua a mandare messaggi ambigui: la legge voluta dal governatore della Campania Vincenzo De Luca è stata impugnata da Palazzo Chigi perché, come ha scritto il ministero della Giustizia, «è una controspinta alla portata deterrente delle norme a tutela dell’ambiente». Tradotto: un regalo agli abusivi.
LE SANATORIE INFINITE
A Palazzo Chigi da anni cercano di avere dati veri sul fenomeno dell’abusivismo: «Appena ci siamo insediati abbiamo contattato uffici studi e commissioni parlamentari – dice Erasmo D’Angelis della struttura di missione “Italia sicura” – ricevendo sempre risposte vaghe. Abbiamo chiesto all’Agenzia delle entrate, all’Anci, alle ex Comunità montane, ai ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture, all’Istat e all’Ispra. Ma nulla».
Alcuni dati li ha raccolti il centro studi Sogeea, ente privato: su 51,5 milioni di domande arrivate ai Comuni dal 1985 in poi, 5,3 milioni attendono una risposta. Il record a Roma, dove rimangono da evadere 231 mila richieste di sanatoria, seguita da Palermo con oltre 55 mila e Napoli con 45 mila. Secondo Gaetano Brancaccio del comitato dei cittadini di Pianura e Chiaiano, a Napoli di questo passo «ci vorranno mille anni» per esaminare tutte le pratiche. Di fatto lo Stato non ha mai controllato dove e come sono state costruite queste abitazioni. Ma c’è di più: una stima fatta dalla stessa Sogeea arriva a quantificare in almeno 534 mila il numero di case costruite in zone di inedificabilità assoluta: sulla costa o in aree sismiche oppure a rischio dissesto idrogeologico.
IL DANNO ECONOMICO
Sono abitazioni fuori controllo, dove a causa di una scossa si rischia la vita. Ma questa Italia illegale tra abusivi e Comuni che non smaltiscono le pratiche provoca anche un danno economico. «Tra oneri e tasse il mancato incasso dall’esame di queste pratiche è pari a 21,7 miliardi di euro, 1,4 punti di Pil», dice Simoncini. E abusivismo diffuso e mancati controlli fanno sì che i danni in casi di terremoti e frane siano enormi: dal Dopoguerra a oggi lo Stato per ricostruire ha speso 250 miliardi.
IL PARTITO UNICO DEI CONDONI
«La politica non può decidere in tema di abusivismo, abbiamo proposto una legge che tolga le competenze ai sindaci in materia di condoni e demolizioni», dice Ciafani di Legambiente. I Comuni non smaltiscono le sanatorie, consentendo nel frattempo agli abusivi di rimanere a casa e anche di vendere l’immobile, e dall’altro lato non danno seguito alle ordinanze di demolizione decise dalle procure: su 47 mila ordinanze, meno di 5 mila sono state eseguite. Ma soprattutto la politica continua a mandare messaggi ambigui: lo hanno fatto i 5 stelle, prendendo “a modello” il regolamento in materia votato a Bagheria, che per i Verdi «è una sanatoria», e lo ha fatto il governatore dem De Luca in Campania, promotore di una legge che di fatto salva tutte le prime case illegali ridandole agli abusivi con un diritto di prelazione che, scrive il ministero della Giustizia, «si pone indubbiamente come una controspinta alle norme in materia di tutela ambientale, ponendosi al di fuori dei principi stabiliti dalla legislazione». Ma c’è di più: la norma campana consente nei Comuni senza piano regolatore di poter ampliare capannoni industriali e artigianali. Il partito degli abusivi non ha colore, ma ha una tessera elettorale.