Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  agosto 25 Venerdì calendario

L’amaca

Due ragazzi africani a braccia conserte, ammutoliti e probabilmente sbigottiti, assistono a una lite televisiva tra italiani che urlano, un quarto d’ora di accuse sprezzanti tra “buonisti” e “cattivisti”. L’oggetto della rissa in teoria dovrebbero essere loro, i migranti: ma la scena è tutta degli italiani. Loro, gli africani, sono solamente l’arredo, il pretesto, l’incidente.
La scena è tratta da un talk show di ieri l’altro, nemmeno dei peggiori. Mi è sembrata fortemente simbolica, quasi didascalica. La migrazione per fame o per sete o per miseria o per fuga dalla guerra NON è al centro della scena. Al centro della scena ci sono i tweet pro e contro la signora Santanchè e i tweet pro e contro il prete che ha portato a fare il bagno in una piscina pubblica una decina di profughi, una normalissima pratica che è diventata, in questo paese di pazzi, una “provocazione politica”. Senza voler entrare nel merito della questione, come è noto piuttosto complicata, bisogna prendere atto della mania di protagonismo che ci affligge: anche i drammi altrui, le migrazioni altrui, le morti altrui diventano politica interna, chiacchiera interna, problemi interni. Narcisi, ecco che cosa siamo.