Corriere della Sera, 25 agosto 2017
Sul lago la festa contro la solitudine
«Guarda le sponde in lontananza», ha detto Consuelo. «È lo stesso paesaggio che ammiravano nel Settecento. Poco sembra cambiato. Se non fosse per la torre…». La prima volta che ho messo piede al Lido di Gavirate, un paio di anni fa, ho avuto l’impressione di un posto magico. Anche la ferrea «torre di misurazione», usata dai canottieri per prendere i tempi, ha il suo fascino sportivo. Lo sanno pure gli australiani, che qui hanno costruito il centro europeo di allenamento per i loro atleti olimpici. L’acqua non è il massimo, ma sotto i platani, lungo i viali aperti a pedoni e ciclisti, il lago di Varese offre uno scenario perfetto: per una gita fuoriporta o per una festa molto speciale come quella che si terrà dall’1 al 3 settembre: l’Alzheimer Fest.
A volte si scoprono luoghi meravigliosi senza volerlo. In questo articolo si parla della scoperta di Gavirate, a poco più di un’ora di treno (o di auto) da Milano, fatta da persone in giro per l’Italia che non la conoscevano.
Due anni fa Gavirate per me voleva dire «Rughe», l’associazione di volontari e familiari di persone con l’Alzheimer che ha preso nome da un fumetto di Paco Roca, ambientato al chiuso di una grigia casa di riposo. Tutto il contrario di questo paese di novemila abitanti e dei centri vicini (e il contrario dello spirito dei «Rugosi»). Biandronno, Besozzo, Comerio: da una parte il magnete di Varese, dall’altra le bellezze che regalano Ispra e Luino. Luce, colore, memoria. La ciclabile che circumnaviga il lago è cosa rara. Chi già conosce questi posti sorriderà di questa tardiva epifania. C’è sempre qualcuno arrivato prima di noi: andare, per credere, all’Isolino Virginia, pochi minuti di barca dal Lido, tra i resti di antichi insediamenti su palafitta; fare due passi nel vicino Chiostro di Voltorre, monastero che resiste da mille anni. O rileggere i ricordi che Gianni Rodari dedica al paese dove è cresciuto, ha insegnato, ha fatto il partigiano; arrampicarsi nel verde fino a Casina Rosa, rifugio estremo di Guido Morselli. O restare al Lido, e godersi le manifestazioni promosse dalla Pro Loco, come l’amatissima Festa della Zucca.
Da quest’anno c’è un’occasione in più per (ri)scoprire Gavirate e il Lago di Varese. Si chiama Alzheimer Fest, che fa rima con la famosa Oktober anche se la birra c’entra meno. È la prima edizione di una festa che richiama gente da tutt’Italia per celebrare non una malattia, ma le persone che ci convivono, da soli o con familiari, caregiver, operatori. Quel milione di italiani (con 3 milioni di familiari) che nonostante le difficoltà vogliono e/o sanno ancora emozionarsi: davanti a un lago dorato o grazie a una canzone, una danza, l’immagine di un film, facendo una gita (in barca o sull’apposito trenino), ascoltando la Banda Osiris (la sera di venerdì 1 settembre) o sorridendo ai fuochi di parole di Paolo Hendel (sabato pomeriggio). Le cose da godere (da scegliere) sono decine (per gli eventi, tutti gratuiti: www.alzheimerfest.it ). Ci sono artisti di strada (e non), scrittori, poeti, cori di persone che hanno l’Alzheimer, band musicali che forse non ce l’hanno, caregiver che mettono in scena la loro vita, il cinema Garden che proietta film e cortometraggi, fotografi che fanno ritratti sotto gli alberi, tutti (tutti!) i negozi che (a proposito di comunità amica della demenza) re-inventano le vetrine sul tema della memoria, e poi ancora grandi atleti e grandi schiappe che fanno esercizi per tutti i fisici, grandi medici («senza camici») che dispensano consigli e informazioni, nonne e bambini che ballano il tango, Spagna-Italia che sarà seguita in piazza con una tenzone musical-gastronomica...
Alla base di questo gioioso pandemonio (con servizi dedicati alle persone più fragili, gestiti dalla Croce Rossa e da centinaia di volontari, con isole della tranquillità per chi ne ha bisogno), c’è un pensiero che vuole prendere di petto (o a braccetto) il primo demonio dell’Alzheimer: la solitudine imposta e sofferta, l’idea che la bellezza non «c’azzecca» con chi soffre o si va perdendo. Au contraire, direbbe Snoopy di Charlie Brown. «Al cuntrari», gli farebbe eco in dialetto Mariuccia Comandini, ottantenne attrice in erba: dalla casa di riposo al palco di Gavirate il passo è breve.