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 2017  agosto 25 Venerdì calendario

Renato Calabria: «Chirurgia plastica, dopo i 50 tutti la vogliono. Il mio segreto? Provare a vivere il presente»

«In Italia c’è ancora molta retorica rispetto alla chirurgia plastica. Attori e attrici dicono che non la farebbero mai e poi, dopo i 50 anni, sono tutti lì a bussare alla porta. Anche gli uomini lo fanno e non lo dicono. Non c’è star che dopo i 40 anni non abbia chiesto un ritocco». Renato Calabria è uno di quegli italiani che si sono fatti strada all’estero quando ancora il termine «fuga dei cervelli» non era stato coniato. Il suo ambulatorio è in quello che chiamano il «Golden Triangle» di Beverly Hills: «C’è più chirurgia estetica che nel resto del mondo». Tra le sue clienti celebri ci sono Sharon Stone, Rod Stewart, Barbra Streisand. «No comment...», corregge sornione il dottore appellandosi al segreto professionale.
In Italia è salito alla ribalta con il ringiovanimento repentino di Flavio Briatore, grazie a un verosimile lifting verticale, tecnica messa a punto dal dottore per ottenere un effetto più naturale. «Al contrario di quello orizzontale che appiattisce il volto e crea l’effetto “galleria del vento”, quello verticale si basa sul riposizionamento dei tessuti: contrasta la gravità che li fa cadere verso il basso con il tempo». Briatore dal canto suo non ha mai confermato di essere ricorso al bisturi dell’amico Calabria, in compenso se ne è appropriato il merito un dietologo fautore della «dieta che scolpisce»: «È risaputo che quando si dimagrisce i tessuti tendono a rilasciarsi», taglia corto Calabria. Camicia di lino azzurra e pantaloni chiari, il dottore arriva scattante nello studio milanese in centro dopo una giornata passata in sala operatoria a rinfrescare volti.
Porta bene i suoi 62 anni e il volto reagisce alle espressioni, cosa rara tra i chirurghi estetici che alla fine si lasciano prendere un po’ la mano dalla loro arte. È qui per una delle incursioni italiane (l’altra a Roma) nelle quali deve concentrare gli interventi sui nomi più influenti della finanza e dell’economia, ormai diventati amici, come Silvio Berlusconi che si è rivolto a Calabria dopo l’incidente al labbro. E sono ben tre i lifting maschili eseguiti in tre giorni. «Il rapporto uomo-donna è di 30 a 70, ma il gap si sta accorciando velocissimamente perché lo stigma sulla chirurgia sta scomparendo», sottolinea il dottore che ha dedicato al lifting maschile un sito «The male face lift»: «Un tempo la chirurgia plastica era considerata simbolo di una società un po’ frivola, uno status symbol da ricchi. Oggi, a parte le tariffe del mio studio che è un po’ una boutique – do dal primo all’ultimo punto – è alla portata di tutti o quasi. E non è vero che gli eterosessuali siano meno vanitosi degli omosessuali, anzi».
La vendetta
Le motivazioni tra uomini e donne non sono poi tanto diverse: «Essere competitivi nel mondo del lavoro, una compagna più giovane, oppure se uno è stato bello...». Quel che cambia è la tecnica. «L’uomo sta bene se mantiene un aspetto ruvido, non effemminato, meno scolpito. La donna si può permettere un volto più delineato. Per esempio, io non indico mai la blefaroplastica perché poi ti vengono gli occhi a palla. Guardate Robert Redford o Al Pacino, hanno fatto lifting e blefaro. Richard Gere, invece, ha fatto 3 o 4 lifting, però il suo viso è più naturale. Ci sono tecniche precise per ottenere un look più fresco sui maschi perché non c’è cosa peggiore che vedere un uomo con un look rifatto».
Tra le donne cresce il «revenge lifting». «Riguarda le mogli che fanno un ritocco come reazione al divorzio. Il primo step è dall’avvocato, il secondo dal chirurgo. È comprensibile, magari il marito è andato via con una più giovane.... A volte lo fanno dopo aver giustamente ottenuto gli alimenti. L’importante è che il dottore capisca la psicologia: se un paziente viene da me perché è depresso, io non lo opero». Un altro trend è quello della «mommy make over», intervento a seno e addome dopo gli effetti della gravidanza. Poi ci sono le patologie: la dittatura della bellezza esiste: «Lo dimostrano i sederi alla Kardashian, ma quando uno arriva con una foto è il segno che qualcosa non va».
Dire no
L’eccesso di immagine sui social ha potenziato ego e vanità. «Ma la maggior parte delle persone attente al proprio aspetto cercano solo di avere più fiducia in se stesse, piacersi di più. A volte vorrei filmare le espressioni di quando si vedono dopo l’intervento. Inutile negarlo, una bella presenza è importante. E questi 10 anni di freschezza che uno compra poi gli restano tutta la vita», assicura il dottore. Se tutto va bene, però... «In genere si pentono i pazienti che hanno ecceduto, che stravolgono il volto. E questo è uno sbaglio anche del chirurgo, perché quello bravo sa dire di no, non ne hai bisogno. Se un’attrice viene da me a 40 anni e non ne ha bisogno, le dico “aspetta”. Purtroppo va da un altro, che magari deve pagare il mutuo e si rende disponibile. E poi le celebrity portano fama...». Sul curriculum sono elencati i meriti conseguiti da Calabria che ha creato una fondazione per offrire chirurgia ricostruttiva alle vittime di violenza domestica.«Stiamo seguendo il caso di una donna colpita al volto da un colpo sparato dal marito».
Non avrebbe preferito occuparsi di cuori anziché di facce? I medici estetici sono considerati da qualcuno un po’ di serie B. «La passione per la chirurgia plastica è arrivata dopo molta esperienza. Andai la prima volta in California a 18 anni da una zia per imparare l’inglese. È un posto dove non metti mai il cappotto e respiri creatività. Dopo la laurea a Padova partii e non sono più tornato. Negli Stati Uniti, se sei straniero, è molto difficile entrare in specializzazione. L’esperienza lì è tutto, si lavorava tantissimo, non si dormiva. Non rinnego le mie scelte perché la chirurgia estetica oggi è più creativa di altre branche».
La lezione
Qual è la sua lezione di vita? «Può sembrare strano per uno che vive in un mondo considerato superficiale, ma ho trovato la spiritualità. Mi ha cambiato un libro, “Il potere di adesso” di Eckhart Tolle, una visione dell’esistenza basata sul momento presente, piuttosto che su pensieri passati o futuri. Prima consideravo il presente come un trampolino di lancio e non lo apprezzavo mai». Scusi, ma non è in contraddizione con la corsa alla giovinezza? «Il ritocco si può fare se ti fa stare meglio, ma il segreto è non identificarsi con i concetti, bellezza, ricchezza, cultura. La vita sale e scende, il ricco diventa povero. Penserete “Calabria è andato”, ma oggi mi sento un uomo e un chirurgo diverso».