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 2017  agosto 25 Venerdì calendario

La società dei cavi sottomarini che smista il traffico Internet. E serve (anche) all’intelligence

Come si fa ad affidare a una società di tlc con testa francese la gestione dei cavi sottomarini italiani in fibra ottica attraverso i quali passa gran parte del traffico dati di Africa, Medio Oriente e America Latina? Come si fa a dare le chiavi dei data center – gli enormi archivi di internet – a un gruppo di fatto straniero? Ad affidare insomma, a non italiani, alcune delle chiavi della diplomazia del Paese? Non si può fare, sostiene il governo Gentiloni.
È per queste ragioni – racchiuse in un nome ben preciso e noto negli ambienti: Telecom Italia Sparkle spa – che Palazzo Chigi è intenzionato a protegge questo asse strategico per l’Italia: 560 mila chilometri di rete su cui passa una quantità enorme di dati e informazioni, alla quale peraltro hanno attinto anche i servizi segreti di mezzo mondo, più o meno ufficialmente.
È anche una società che vale molto. Appena lo scorso 28 giugno l’allora amministratore delegato di Telecom Italia, Flavio Cattaneo (che lascerà di lì a poco la guida del gruppo per fare spazio presieduto da Arnaud de Puyfontaine, ceo di Vivendi che è primo azionista di Telecom con il 24% circa), rivendicò di avere respinto le avances della Cdp che puntava proprio a Sparkle. «Ci hanno chiesto, di fronte a testimoni», riferì in un’audizione alla Camera, «in cambio del 51% di Metroweb, la totalità di Sparkle; se avessi fatto una cosa del genere mi sarei beccato una causa di responsabilità perché avrei dato via una società che fa 1,3 miliardi di ricavi per il 51% di una società che ne fa 100 milioni». Affermazioni che allora furono contestate dal numero uno della Cassa, Fabio Gallia, come «gravi e non vere». Ma che comunque danno l’idea di quanto Sparkle sia cruciale per l’azienda ma anche per lo Stato, visto che proprio la Cassa – che è all’80% del Tesoro – puntava a rilevarla. Non per nulla la competenza su Sparkle, presieduta e guidata dal ceo Alessandro Talotta, è rimasta anche con il cambio della guardia nella capogruppo a Giuseppe Recchi, vicepresidente di Telecom: a lui sono state confermate le deleghe su security e, appunto, sulla società dei cavi internazionali, in quanto possiede il Nos, il nulla osta di sicurezza concesso dalla presidenza del Consiglio, che invece un manager francese come De Puyfontaine non può ricevere.
Attraverso i cavi di Sparkle e i suoi «Pop», «point of presence», ovvero punti di accesso alla rete (una sorta di casello lungo l’autostrada), passano le comunicazioni telefoniche e internet praticamente di mezzo mondo. La società è il settimo operatore mondiale del traffico internet commerciale e il secondo in Europa, dietro TeliaSonera. La sua è una posizione strategica, collocata in particolare al centro del Mediterraneo, in Sicilia. Dai cavi Sparkle,per esempio, passa l’80% del traffico internet di Israele. L’intreccio di fibra ottica a marchio Sparkle abbraccia l’Oceano Atlantico e quello Indiano, circumnaviga l’Africa, il Medio Oriente e l’America Latina e si snoda in tutte le direzioni nei fondali del Mediterraneo. Ha uffici in 37 Paesi, compresa l’Arabia Saudita, la Russia, l’India. Ha di recente aperto un Pop in Iran, a Teheran, prima e unica compagnia occidentale ad essere autorizzata a farlo. La Sicilia è uno snodo chiave della rete di Sparkle: nell’isola passano 12 dei 16 cavi internazionali che attraversano il Mediterraneo. A Palermo, nel Sicily Hub, sono ospitati anche i server di Google che gestiscono il traffico nei Paesi del Mediterraneo. Ed in diretta concorrenza con un hub simile, basato a Marsiglia, in Francia.