La Stampa, 25 agosto 2017
Le domande senza risposte
Perché da quattro anni un palazzo del centro di Roma era abusivamente occupato da un migliaio migranti? Perché si è lasciato che i proprietari ne subissero le conseguenze e uno di loro andasse fallito? Perché dentro c’erano anche numerosi rifugiati, cioè immigrati regolari che avevano ottenuto asilo politico? Perché chi ha asilo politico viene abbandonato a se stesso? Perché a un richiedente asilo politico si garantiscono vitto e alloggio e, quando finalmente gli si riconosce lo status, lo si butta in mezzo a una strada? Perché non lo si aiuta a trovare lavoro? Perché non gli si dà a pigione una delle migliaia di case comunali sfitte? Perché Roma intanto tollera trentamila inquilini morosi? Perché intanto Roma concede case anche di pregio a poche decine di euro al mese? Perché il palazzo è stato sgombrato, di colpo, senza preavviso e con la forza, sei giorni fa? Perché si è consentito agli immigrati di accamparsi in una piazza, insieme con i bambini e i vecchi? Perché ieri all’alba gli immigrati sono stati svegliati, per sloggiarli, con gli idranti?
Perché non si è trovata per tempo una soluzione alternativa, almeno per i regolari? Perché la polizia è arrivata in assetto da guerra? Perché si è accanita pure sulle donne e i loro figli? Perché gli immigrati hanno risposto lanciando sassi e persino una bombola? Perché dentro il palazzo c’erano anche bellicosi ragazzi dei centri sociali e dei comitati casa? Perché hanno partecipato alla guerriglia? Perché una piazza di Roma è stata trasformata in una periferia di Lagos? Perché a destra, diciamo così, si è esultato parlando soltanto di clandestini? Perché a sinistra, diciamo così, ci si è indignati parlando soltanto di rifugiati? Perché di una vicenda così umiliante per tutti si è fatta la solita battaglia da curvaioli? Perché il sindaco Virginia Raggi non dice nulla? Ma soprattutto, perché facciamo tante domande idiote tutte insieme?