la Repubblica, 24 agosto 2017
Nella terra senza legge del Tiburtino III dove il supermarket è il take away dei ladri
ROMA Il take away dei ladri è nel cuore del Tiburtino III, l’ex borgata romana costruita dall’Istituto fascista autonomo delle case popolari. È un supermercato Carrefour, di quelli aperti h 24, che si affaccia sui palazzi occupati di via Grotta di Gregna a essere finito nel mirino di pregiudicati e bande di ragazzini.
Quello che succede ogni sera nel supermercato del Tiburtino III è un qualcosa che va oltre il furto. È piuttosto una consuetudine, un rendez vous quotidiano, una sfida alle regole della legalità a cui pare non esserci rimedio. Perché a vincere sono sempre loro. Ovvero, quelli che entrano, infilano merendine e salumi nella borsa ed escono. O quelli che consumano direttamente pasti tra gli scaffali. O ancora coloro che al cambio della vigilanza fuori dal market, sapendo di avere in pugno cassieri e commessi, escono con un condizionatore a braccio.
«È successo proprio quattro mattine fa – spiega il neoassunto vigilante – sono sempre i soliti, marito e moglie, due pregiudicati che vivono qui e che hanno otto figli. Patrizio è entrato, ha preso due condizionatori ed è andato via, ammiccando alla cassiera: “Oggi fa un caldo che non si respira, eh”».
Un atteggiamento che, codice penale alla mano, più che un furto si configura come una rapina impropria, dove la minaccia è implicita nelle conseguenze di chi tenta di fermare quell’ennesimo furto. Quotidiano, di ogni cosa. «Oltre alla coppia Patrizio e Pamela, ci sono gruppi di ragazzini che la notte, attorno alle 22, vengono qui, si riempiono marsupi e zaini di cibo, birre e lattine, arrivano alla cassa, pagano un pacchetto di gomme e il resto è tutto gratis». E se la guardia giurata o i dipendenti del Carrefour chiede di aprire la borsa, perché le telecamere interne hanno immortalato tutta la scena, scoppia l’inferno.
Proprio come è accaduto una settimana fa. Un episodio che ha portato il dodicesimo vigilante assunto in due mesi a rassegnare le dimissioni. «Aveva fermato i ragazzini che avevano riempito zaini di merce, uno di loro ha chiamato i familiari. Si sono presentati qui in venti: genitori, cugini, parenti. Hanno iniziato a minacciare e a spintonare l’addetto alla sicurezza. Lui ha tentato di resistere, poi lo hanno costretto a rinchiudersi nel gabbiotto della macelleria. Davano pugni alla vetrata, volevano ammazzarlo». E solo perché aveva impedito loro di saccheggiare per l’ennesima volta il supermercato.
«Siamo senza difese, disarmati, lasciati in balia di questa situazione – spiega la responsabile del Carrefour del Tiburtino III – La polizia viene quando la chiamiamo, ma il furto è già consumato. E se fanno appostamenti, loro sono più furbi, lo notano e aspettano che vadano via».
Ieri notte alle 22, quattro ragazzini sono entrati. Hanno infilato nel marsupio uova (prima le hanno incartate con fogli di giornale), merendine prese dalle confezioni, un pezzo di formaggio, una confezione di miniwurstel. Alla cassa, sul rullo, hanno poggiato una lattina di pepsi. All’uscita abbiamo provato a fermarli, chiedendo loro se conoscessero la situazione dei furti in quel supermercato. «Qui dobbiamo mangiare in qualche modo», ridono i ragazzini cercando con lo sguardo l’appoggio dal palazzo di fronte. «E poi se al supermercato non ci dicono nulla, vuol dire che si può fare. Provi a entrare anche lei, dica che la mandano quelli del Tiburtino III e vedrà che alla cassa la fanno passare». Si allontanano ridendo, mentre i dipendenti continuano a snocciolare episodi inquietanti.
«Una volta un noto rapinatore della zona è entrato, si è messo una catena di salsicce al collo, ha fatto il giro del banco dei salumi, e ha afferrato due prosciutti interi – racconta la responsabile – Mentre usciva gli abbiamo detto che doveva pagare. Ha tirato fuori un pacco così di banconote arrotolate, saranno stati almeno 10mila euro. Ci ha tirato 50 euro e detto: “oggi mi sento buono, fatevele bastare”. Poi ha raccontato di aver appena fatto una rapina in centro e di aver ferito una commessa. “Se preferite che invece di entrare prendere e uscire usi la pistola per me non cambia nulla”. Ecco a noi dispiace andare in perdita, ma sinceramente abbiamo paura di queste persone». L’arroganza che vince.