la Repubblica, 24 agosto 2017
L’amaca
LA “dignità del Parlamento” è una cosa importante, e l’ex tesoriere dei Ds Ugo Sposetti un animoso templare del vecchio assetto partitico della politica italiana, quando Dc, Psi e Pci avevano il potere vero e potevano infischiarsene allegramente dell’insolenza dei vari anti-casta. Ma per capire se è giusto o non è giusto abolire i vitalizi dei parlamentari basterebbe applicare un principio facile facile, che è quello dell’uguaglianza tra i cittadini: se l’indicazione, per tutti, è andare verso un sistema pensionistico proporzionale ai contributi versati, non si vede perché mai i parlamentari dovrebbero fare eccezione in maniera così vistosa. È lo stesso concetto di “vitalizio” a profumare di privilegio e di muffa, tanto quanto il ridicolo appellativo di onorevole, che ha gettato più discredito sugli eletti di quanto ne avrebbero meritato sul campo.
Per quanto Sposetti, con la sua formidabile contrarietà allo spirito dei tempi, meriti simpatia (come tutti i grandi reazionari in buona fede), riesce dunque impossibile capire la fronda che sta organizzando a tutela non della “dignità del Parlamento”, ma della sua (del Parlamento) ottusa renitenza ad adottare, lungo i decenni, un andazzo meno spagnolesco, un poco più sobrio, infine più democratico.