Corriere della Sera, 24 agosto 2017
La teoria geniale bocciata da Einstein
«È piuttosto facile fare una teoria scientifica a parole», rispondeva Richard Feynman al termine di una delle sue celebri lezioni di fisica, nel 1961. Si potrebbe dire lo stesso per la divulgazione di una teoria scientifica, in particolare della meccanica dei quanti, che insieme alla relatività costituisce una delle più profonde e complesse conquiste teoriche del Novecento.
Nata ufficialmente il 14 dicembre 1900, quando Max Planck utilizzò per la prima volta la parola «quanto» per spiegare lo spettro della radiazione di corpo nero, nei decenni successivi la meccanica quantistica è riuscita a descrivere con successo il comportamento della materia e della radiazione elettromagnetica, a scale di lunghezza inferiori o dell’ordine di quelle dell’atomo, o a energie nella scala delle interazioni interatomiche. Nonostante i dubbi di molti – a partire da Einstein, che nel 1905, con la descrizione dell’effetto fotoelettrico, aveva dato un contributo fondamentale alla nascita della teoria, ma si oppose strenuamente all’«interpretazione di Copenaghen» – la nuova fisica si è dimostrata nel tempo uno strumento potente e insostituibile, motore di un progresso tecnologico senza precedenti.
Sorprendente, paradossale, spesso controintuitiva, la teoria dei quanti – anche per la sua innegabile difficoltà – costituisce da sempre un ostacolo pressoché insormontabile per i non addetti ai lavori che vogliono averne una conoscenza non superficiale. Molti sono stati i tentativi di renderla accessibile, ma i manuali «introduttivi» peccano a volte di eccessivo tecnicismo, oppure scivolano all’estremo opposto, coprendo di troppe parole una teoria che non può prescindere da una comprensione rigorosa dei suoi concetti di base.
In Guarda caso. I meccanismi segreti del mondo quantistico (Hoepli), Giorgio Chinnici presenta con chiarezza la meccanica dei quanti, spiegandone le applicazioni e introducendo il lettore alle sue interpretazioni filosofiche. Come già nel suo precedente volume sulla figura e l’opera di Alan Turing (2016), Chinnici riesce al meglio nel compito di coniugare semplicità e precisione, in un libro che si presenta gradevole tanto per il lettore interessato, ma non professionista, quanto per chi della teoria vuole avvicinare interpretazioni e risvolti filosofici. Perché la scienza, per riprendere ancora una volta le parole di Feynman, «non è affare dei singoli specialisti, ma ha valenza universale».