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 2017  agosto 24 Giovedì calendario

Estate da Moser: A Bibione (in bici) scortato dai fan

Moser, Francesco Moser – insomma, Moser, «marchio» glorioso del ciclismo italiano – andrebbe in bici perfino sulla spiaggia. Lui ha il pedale incorporato, le nuotate lo attirano tiepidamente. «In effetti, non sono molto amico dell’acqua, ma non mi tiro indietro. Ho fatto anche qualche immersione sub», rivela. Tant’è. Le puntate estive a Bibione (Venezia), uno dei litorali del Nord Est dove convergono molti turisti del Triveneto oltre a un congruo numero di tedeschi, non se le fa mancare. In agosto, dall’adorato Trentino scende sull’Adriatico, distraendosi un po’ dalla cura dei suoi vigneti («Moser» è anche un apprezzato marchio vinicolo) per raggiungere l’amico Dino Zandegù, che a Bibione tiene una magnifica casa di vacanza. Superattico in centro, dotato di terrazzo-giardino dove, tra l’altro, sono cresciuti due alberi di mele, gradito dono di Francesco. Undici anni di differenza fra i due – Moser 66, Zandegù 77 – medesima carriera nel ciclismo agonistico. Diversa gradazione di allori e fama, a favore del più giovane. Con le sue 273 vittorie su strada, Moser risulta ad oggi il ciclista italiano con il maggior numero di successi a livello mondiale. Il suo rivale, all’epoca, era Giuseppe Saronni. Amarcord: all’incalzare di un cronista che lo stuzzicava osservando che «se non puoi vincere tu cerchi almeno di far perdere Saronni…», Moser rispose, caustico: «Magari qualche corsa a Saronni l’ho fatta anche perdere. Magari la perdeva lo stesso» ( Il Tempo, 1982). «Io e Saronni siamo sempre stati diversi in tutto, nel carattere, nel modo di correre…» ( Corriere della Sera, 2011).
Ombrellone in seconda filaTorniamo a Bibione, che Moser frequenta quasi regolarmente. «Spiaggia enorme, strapiena di ombrelloni. C’è da perdersi», nota. Fatto sta che per la breve vacanza al mare con la moglie («i tre figli, adulti, se ne vanno per conto loro») il nostro campione, di solito, preferisce alloggiare al «Savoy», albergo termale a 5 stelle. Qui, lo coccolano, gli preparano prelibati pranzetti e cene come conviene nei riguardi di un ospite d’onore. «Il miglior pescato dell’Adriatico è per lui. Da Marano lagunare, scamponi a volontà e tartufi di mare. Sarebbero proibiti…», si lascia andare Dino. Che aspetta Francesco in spiaggia, al Bagno Sagittario D sotto l’ombrellone bianco e blu, in seconda fila. «Aria di mare, bagnetto e via – dice Moser —. Poco sole, tanto mi abbronzo altrove…».
Il fatto è che, pure in spiaggia, deve dar retta ai suoi fan. Non lo lasciano in pace, lo accerchiano affettuosamente e lo venerano come un «santino». Asciutto, schivo, il ciclista è cordiale, pur non cedendo più di tanto agli argomenti frivoli dell’estate («un tempo mettevo gli slip, ora preferisco le braghette. Il pesce preferito a tavola? Fritto misto, soprattutto»).
Una curiosità: dopo aver saltato per 16 anni l’appuntamento agonistico, Bibione dal 2016 è di nuovo tappa del «Giro». Per la rentrée, ovviamente, Moser c’era, a dare manforte ai nuovi campioni. La cittadina balneare accende i ricordi: «I più sgradevoli rimangono in testa, purtroppo. Era il Giro d’Italia del 1980 o forse dell’81, quando perdemmo proprio a Bibione una corsa già vinta – racconta —. A causa di un errore della moto-staffetta che sbagliò percorso portandoci fuori strada, arrivammo secondi. Assurdo!». «Quattro o cinque anni fa – continua – mi ero messo d’accordo con Zandegù per trovarci a Bibione, come al solito. Parto verso il mare e, durante il tragitto, vengo a sapere che Dino è caduto dalla bici. Invece di incontrarci sulla spiaggia, ci vediamo all’ospedale».
Bollicine al Bar SportAcqua passata. Dino ora è ritornato in forma. Dunque, i due amici hanno ripreso le vecchie abitudini. «Appena si sparge la voce che Moser sta per scendere nei nostri lidi, cresce la voglia di incontrarlo – spiega Zandegù, più loquace dell’amico —. Voglia di pedalare con lui, lungo la fantastica pista ciclabile fronte mare; 13 chilometri, dal faro alla pineta, a bordo spiaggia. In parallelo, c’è la pista per chi fa jogging». «Assieme, spesso percorriamo sia l’una che l’altra – aggiunge —. Posso dirle una cosa buffa? In marcia, mi viene da allungare l’occhio e mi diverto a guardare le belle signore in costume da bagno. Ogni volta, in cuor mio, eleggo la reginetta del giorno». E Moser? «Pure lui, pure lui…», ride.
Bibione è un paradiso del benessere, con proposte di ogni genere, d’estate: in vari punti dell’arenile sabbioso, si svolgono corsi di fitness, ginnastica, acquagym… Per il ciclista le pedalate sono il rito del primo mattino: sveglia, colazione, bici. E Moser si rassegna, volentieri, ad avere la scorta dei «dilettanti» al seguito. Già. Conoscendo i suoi orari, si appostano per seguire l’idolo delle due ruote… «A Bibione, pedalo per 50/60 chilometri al giorno» dice. «Io, con i chilometri sono un po’ più sotto», fa eco l’amico. Se Francesco, ora vignaiolo e imprenditore, è il «supercampione» anche Zandegù vanta un curriculum di tutto rispetto. Ai suoi tempi, in squadra con Felice Gimondi, rimase memorabile la vittoria (a sorpresa) al Giro delle Fiandre, nel 1967. Riuscì, infatti, a battere il favorito Eddy Merckx.
Bici, spiaggia e… Bar Sport. Il locale si trova in corso del Sole. Davanti a una buona pizza, accompagnata da un calice di bollicine «Moser» (Dino è il distributore delle bottiglie della cantina di Francesco), le chiacchiere vanno a mille. Ricordi del «Giro», aneddoti e leggende, previsioni per le gare prossime venture. E quando entra lui, il campione trentino, è un trionfo. Festa grande. A qualsiasi ora. Il mare può attendere.