Corriere della Sera, 24 agosto 2017
Miss. Qui vincono tutte. Intervista a Patrizia Mirigliani
Perché oggi una ragazza dovrebbe desiderare di diventare Miss Italia?
«Perché il concorso rappresenta dei valori, una tradizione che gode del favore della gente, che ha saputo stare al passo con i tempi e a volte precorrerli».
Ci faccia degli esempi.
«Abbiamo sempre raccontato le nuove italiane. Quando abbiamo eletto la prima Miss di colore, Denny Mendez, nel ‘96. Quando abbiamo abolito le misure, ed era il 1990. Quando abbiamo esteso il limite di età a 30 anni, nel 2003: prima, se a quell’età non avevi un figlio e un marito, correvi dritta verso lo zitellaggio. Quando abbiamo aperto alla taglia 44, nel 2011, o alle straniere residenti, tre anni fa, anticipando lo ius soli».
Miss Italia per definizione è la ragazza della porta accanto: siamo sicuri che esista ancora, nell’epoca dei social network con fotoritocco?
«Esiste eccome. Ma è cambiata rispetto a trent’anni fa. C’è stato un momento in cui andavano di moda le top model e tutte volevano diventare indossatrici. Oggi i social hanno promosso nuovi modelli e le ragazze vogliono essere come Chiara Ferragni. Ci sta, non è un male. Voler essere belle e mostrarsi tali non è peccato, non bisogna vergognarsi della bellezza, abbiamo bisogno di esserne circondati. Ci sono dei valori legati alla bellezza, primo fra tutti il rispetto e la cura di sé: e sono quelli che cerchiamo di incoraggiare noi».
Patrizia Mirigliani è patron del concorso di bellezza più longevo d’Italia. Con una punta di orgoglio lo chiama «l’unico talent con 78 anni di storia».
Perché talent?
«Perché siamo sempre stati legati al talento, mantenendo un legame particolare con il cinema e la fiction: in questo ambito abbiamo trovato il nostro spazio. Tra le nostre concorrenti ci sono icone del cinema come Lucia Bosè, Gina Lollobrigida e Sophia Loren».
Lollobrigida e Loren non vinsero.
«Dimostra che Miss Italia è l’unica competizione dove non vince solo la prima classificata. Gli esempi sono tanti: Maria Grazia Cucinotta, Simona Ventura, Ilary Blasi, Caterina Balivo, Mara Carfagna, Michela Vittoria Brambilla, Claudia Pandolfi. Professioniste in ambiti diversi».
Perdenti di successo.
«La competizione è una passerella importantissima, che dà grande visibilità. Ma poi fatemi dire una cosa molto banale e molto vera: le donne belle sono anche intelligenti».
Qual è il luogo comune legato al concorso che le dà più fastidio?
«Che dai tempi della Lollo non ha più sfornato talenti. Mi viene da pensare a Miriam Leone, Giusy Buscemi, Cristina Chiabotto. Vado avanti?».
Chi è la sua Miss del cuore?
«La prossima, come diceva sempre mio padre, Enzo Mirigliani. Ma se devo fare una scelta puramente sentimentale, forse mi sento legata in modo particolare a Francesca Chillemi, che vinse nel 2003, perché in quell’edizione mio padre mi cedette pubblicamente lo scettro e per me fu molto emozionante».
Le novità di quest’anno?
«Il rispetto dell’ambiente per noi è un tema sempre più importante, per questo le tre finaliste indosseranno meravigliosi abiti di carta: è una piccola cosa, ma il messaggio è importante. Poi avremo una Miss Social, e anche una Miss Italia Chef: è ora di riappropriarci di un mestiere pieno di fascino di cui ultimamente si parla solo al maschile».