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 2017  agosto 23 Mercoledì calendario

Von Humboldt, il grande pioniere della natura che ispirò Darwin

La moderna concezione della natura, gli occhi con cui osserviamo oggi il mondo naturale e l’intero ecosistema, nonché la moderna geografia scientifica derivano da colui che è considerato «l’eroe perduto della scienza», «il più grande di tutti gli uomini dal Diluvio universale», Alexander von Humboldt. Nato a Tegel nel 1796 in una ricca famiglia aristocratica prussiana, il giovane Alexander, che si distingue fin da subito dallo studioso fratello Wilhelm per un’irrefrenabile necessità di viaggiare che gli permetterà di scoprire la grandezza del mondo, perde l’amato padre all’età di nove anni e resterà per molto tempo in balìa di una madre autoritaria e anaffettiva. Il giorno della sua morte per i fratelli Humboldt segna il momento della libertà ritrovata, anzi acquisita, ed è da qui che parte il racconto dell’avventurosa vita di un rivoluzionario che è riuscito a far convivere scienza e poesia: la scrittrice e storica inglese Andrea Wulf ne racconta il percorso scientifico e umano nella biografia L’invenzione della natura, pubblicato da Luiss University Press.
LE IMPRESE
È dal rocambolesco viaggio in Sud America da Cumaná (capitale della Nuova Andalusia, oggi parte del Venezuela) a Caracas, dalle rive dell’Orinoco agli Llanos che Humboldt costruisce la sua Naturgemälde, termine tedesco con cui si indica seppur in modo impreciso la «descrizione della natura», «un microcosmo in una sola pagina». Si parte da qui, dalla concezione che è alla base di tutto il pensiero di Humboldt e che influenzerà noti intellettuali nel corso dei decenni: la natura non è che un grande organismo vivente fatto di forze interconnesse, rete vitale e forza globale, tutto è «intrecciato, come un unico tessuto fatto di migliaia di fili», come scriverà ad un collega. Humboldt aveva intuito una nuova visione della natura, fatta non solo di parti che si uniscono in un insieme più ampio, ma anche di confronti e di emozioni: prendendo spunto dalle teorie dell’idealista Friedrich Schelling e dalla sua filosofia della natura, Humboldt, figlio dell’illuminismo, si avvicina al romanticismo tedesco sottolineando che la natura, capace di influenzare l’immaginazione delle persone, va studiata e sentita, ammirata.
Scalò la vetta del Chimborazo arrivando fin quasi in cima 6300 metri di vulcano inattivo attraversò le rive dell’Orinoco cercando un collegamento col Rio delle Amazzoni, rischiò la vita sugli Llanos per assistere alla cattura delle anguille elettriche, misurò distanze, classificò piante e animali, fu il primo a spiegare le funzioni fondamentali della foresta per l’ecosistema e il clima, e affidò tutti le sue ricerche a libri che passarono alla storia; dai Quaderni della natura a Cosmos al Saggio sulla geografia delle piante, nessun testo, neanche il più famoso bestseller, rifuggiva dal lirismo. Per Humboldt il disegno e la prosa erano tanto fondamentali quanto il contenuto, lo erano tanto le spiegazioni scientifiche quanto la melodia delle frasi. Humboldt creava descrizioni poetiche perché solo con gli occhi dell’uomo la natura acquisiva un senso universale: tutto è collegato, la politica all’agricoltura, l’economia al sistema naturale.
PUNTO DI RIFERIMENTO
Di tutto questo parlò con il presidente degli Stati Uniti Thomas Jefferson, che, come Goethe, vedeva in Humboldt un punto di riferimento. Furono d’accordo su tutto, tranne che sulla questione della schiavitù: Humboldt, che si era formato sui principi della Rivoluzione francese, non avrebbe mai accettato la relazione tra colonialismo, schiavitù e sfruttamento delle risorse naturali.
Numerosi studiosi, dopo la sua morte, tentarono il cammino poetico della scienza, guardando con occhi nuovi al mondo naturale. A cominciare da Charles Darwin, che, scrive Wulf, «si reggeva sulle spalle di Humboldt», raccogliendo in prima persona le sue sfide e arrivando a verificare l’esistenza di una selezione naturale. Il biologo e zoologo Ernst Haeckel, dalla Germania trovò il progetto scientifico della sua vita in Sicilia con la ricerca sui protozoi radiolari; fu Haeckel ad introdurre l’arte vera e propria nel suo manuale di zoologia Die Radiolaren, unendo ricerca scientifica e disegni di considerevole bellezza. Iniziò a vedere connessioni tra le piante del Kentucky, del Tennessee, della Georgia e della Florida anche il naturalista John Muir, che, da semplice collezionista di piante, seguì le orme di Humboldt nel viaggio in Sud America lottando per la tutela della natura. Perfino il politico statunitense George Perkins Marsh, considerato il primo ecologista americano, disse di Humboldt che fu il più grande sacerdote della natura; dai suoi numerosi viaggi in tutto il mondo, Marsh capì il reale legame tra mondo naturale e storia politica e morale dell’umanità, come insegnava lo scienziato prussiano.
SPIRITO D’AVVENTURA
Schelling e Goethe ispirarono senza dubbio la poetica scientifica di Humboldt, ma l’energia a cui si aggrappa il suo pensiero deriva dallo spirito d’avventura, dall’entusiasmo infaticabile con cui viaggiava, rischiava la vita, si spingeva fino al limite della sopportazione umana. Un eroe della scienza che ha restituito all’arte la sua dimensione più elevata.