la Repubblica, 23 agosto 2017
«No al monopolio dei semi». Ue ferma Bayer-Monsanto
Margrethe “la dura” colpisce ancora. La rigorosa presidente dell’Antitrust europeo, Margrethe Vestager, ha fatto sapere di aver avviato un’indagine sull’acquisizione di Monsanto da parte di Bayer, dunque sul più grande takeover tedesco di tutti i tempi. La Commissione europea si è detta preoccupata che la mega operazione da 66 miliardi di dollari da cui nascerebbe il maggiore gigante mondiale di pesticidi e sementi possa schiacciare la concorrenza, provocando aumenti dei prezzi e un peggioramento dell’offerta, dunque della qualità di prodotti essenziali per l’agricoltura. Bruxelles teme anche un calo degli investimenti in innovazione.
Quelli di Bruxelles sono dubbi rafforzati dalla recente tendenza delle ‘big’ globali a fondersi, come nel caso di Dow Chemical e Dupont (un’operazione monstre da 130 miliardi di dollari) e ChemChina e Sygenta (44 miliardi). Se Bayer-Monsanto andasse in porto, il settore sarebbe dominato da soli quattro colossi. Parlare di posizione dominante, in numerose aree del mondo, sarebbe un eufemismo.
Bayer ha reagito con ostentata tranquillità, ma dopo una trattativa difficile per l’acquisto dell’americana Monsanto che si è dilungata per mesi e mesi, l’indagine di Bruxelles significa che sarà complicato chiudere l’operazione per la fine dell’anno, come auspicato dai vertici. Gli uffici di Vestager si sono dati tempo fino all’8 gennaio per decidere se bloccare del tutto la mega acquisizione o concedere il via libera. E l’indagine annunciata ieri è una risposta agli impegni presentati da Bayer prima della fine dello scorso luglio, ritenuti insufficienti per fugare i dubbi di Vestager sul pericolo di monopolio.
In generale, per l’ambiziosa conquista di Monsanto, i tedeschi devono passare attraverso le forche caudine di 30 autorità per la tutela della concorrenza in giro per il mondo e sono consapevoli – almeno, stando a quanto dichiarato di recente dal numero di Bayer, Werner Baumann – che l’indagine di Bruxelles è tra le più approfondite. In un comunicato, i tedeschi hanno dichiarato ieri che si augurano di «continuare a collaborare in modo costruttivo con la Commissione» e hanno ribadito l’auspicio di incassare l’ok entro la fine dell’anno.
Vestager ha motivato l’apertura dell’indagine precisando che «sementi e pesticidi sono essenziali per gli agricoltori e quindi per i consumatori. Dobbiamo essere certi che sia tutelata una competizione effettiva in modo da garantire l’accesso a prodotti innovativi, una migliore qualità e prezzi al consumo concorrenziali. Allo stesso tempo – ha concluso – dobbiamo favorire un ambiente in cui le aziende possano investire e innovare».
Alcune associazioni ambientaliste chiedono la linea dura contro Bayer-Monsanto. E non solo per i prodotti geneticamente modificati per cui sono famosi gli americani – uno dei loro pesticidi più famigerati è il glifosato, ammesso temporaneamente dalla Commissione europea ma vietato di recente in California. Soprattutto per la posizione quasi monopolistica che conquisterebbero in un mercato importantissimo come quello alimentare. Gli attivisti di Avaaz criticato Vestager perché «ha tentennato finora nel bloccare una fusione da cui scaturirebbe un gigante che controllerebbe i nostri beni alimentari».
Prima dell’estate, quando era andato in porto l’acquisto, il capogruppo al Bundestag Anton Hofreiter, aveva espresso a chiare lettere preoccupazioni molto diffuse in Germania, patria dell’ambientalismo. «Monsanto è sinonimo per molte storture dell’industria agroalimentare. Tecnologia genetica e pesticidi non sono tecnologie del futuro, bensì rischiose». Quattro mesi fa alcuni europarlamentari tedeschi, francesi e spagnoli avevano chiesto di bloccare l’operazione; il tedesco Sven Giegold aveva esortato Bruxelles a «non inchinarsi davanti ai colossi dell’agricoltura».