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 2017  agosto 23 Mercoledì calendario

Top club, straniere e il sogno Mondiale. La serie A donne ha tutto un altro fascino

Noemi, Francesca, Sara, Martina, Lisa, Cecilia e le altre ragazze del gruppo, fin qui, hanno scherzato. Domenica con l’andata del primo turno di Coppa Italia e, poi, il 7 settembre con il sorteggio della serie A, ricomincia il calcio delle donne. Una premessa: vietati i paragoni con i maschi, che non fanno bene a nessuno. E un’avvertenza: con l’avvento della Juventus Women (acquisito il titolo del Cuneo), di Sassuolo ed Empoli (promosse), con la Fiorentina regina in carica e il probabile sbarco di Atalanta (in definizione l’acquisto del Mozzanica) e Chievo (Valpolicella), senza farsi aspettative esagerate, sarà l’anno della svolta.
«Siamo in linea con la road map – conferma Michele Uva, direttore generale della Figc —. Seminiamo dal marzo 2015». Dal giorno in cui, cioè (nell’indifferenza generale), il consiglio federale varò il rilancio: Under 12 obbligatoria, nazionali U16 e U23 a ruota, grandi squadre con settore femminile all’altezza. La Fiorentina dei Della Valle, prima a crederci, rivendica lo ius primae noctis: «Siamo stati gli apripista e gli altri ci stanno venendo dietro, un enorme merito» sottolinea Sauro Fattori, tecnico viola, non a caso campione d’Italia.
L’obiettivo stagionale, di tutte, è alzare il tasso tecnico anche grazie all’innesto di straniere (solo la Juve, trainata dalla consigliera federale Sara Gama, ne ha tesserate tre: Tuija la finlandese, Ingvild la norvegese e Katie l’inglese che per la Signora ha lasciato Liverpool), colmare qualche grammo dell’enorme gap con l’Europa (la magra figura a Olanda 2017 è costata la panchina a Antonio Cabrini, rimpiazzato da Milena Bertolini), portare allo stadio anche i tifosi oltre agli amici e ai parenti, attirare attenzione con nuovi argomenti. I vecchi, sono prescritti: Brandi Chastain che nel ’99 dopo il gol si leva la maglia e resta in reggiseno; la prima moglie di Ronaldo (quello vero), Milene Domingues, stellina del Fiammamonza a inizio secolo; il bacio saffico tra la nazionale americana Abby Wambach e la moglie Sarah al Mondiale 2015; Elisa Mele, talento del Brescia, che dice addio al pallone per fare la missionaria in Mozambico.
«Abbiamo 20 anni di ritardo sulla Germania, 15 sulla Francia, 10 sulla Spagna e 12 sull’Inghilterra. Va colmata l’attività giovanile e portata qualità nei numeri. Alle bambine il calcio piace, hanno solo bisogno di punti di riferimento». Rita Guarino, 46 anni, torinese, ex attaccante, è il pilastro su cui Andrea Agnelli vuole edificare una filiera bianconera vincente anche in rosa: «Allenare le ragazze è questione di competenza, motivazione e conoscenza. Il sesso del tecnico non conta. Qui alla Juve non manca niente». La più giovane è del 2000, la più vecchia dell’82. «Puntiamo a un campionato di vertice». Ma la Juve è la Juve. Sia nella vulgata popolare (è appena nata e già gioca in A: sono le regole della Figc a permetterlo e ne hanno approfittato anche altri; nel mercato ha depredato il Brescia: «Abbiamo preso dilettanti svincolate, libere da ogni impegno» puntualizza il d.t. Stefano Braghin) che nelle attese: «Puntiamo a qualificarci per la Champions» dice Guarino. Juve prima o seconda, cioè. Fiorentina e le altre permettendo.
All’appello mancano le milanesi e il Sud. L’Inter ha sfiorato la promozione dalla B, il Milan si sta organizzando con la nuova proprietà. «Non ci aspettiamo nulla di clamoroso. Ma un maggiore tasso di professionalità e organizzazione, già introdotto nelle nazionali femminili, sì» spiega Uva. Gli obiettivi realistici sono la qualificazione al Mondiale 2019 (l’Italia manca da 20 anni) e il passaggio del girone al prossimo Europeo; quelli ambiziosi sono le 100 mila tesserate entro il 2026 (siamo a quota 18 mila…) e una grande Olimpiade, da podio, a Los Angeles 2028. È calcio donne, baby, serve un tifo al cubo.