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 2017  agosto 23 Mercoledì calendario

Mare & amore a Ischia. Un mito da Boccaccio alle due amiche geniali

Ischia, foto e ricordi in ordine sparso. Charlie Chaplin in mototaxi con la moglie Oona, nel 1957: il produttore Angelo Rizzoli dispose che, nel suo Albergo della Regina Isabella, per Charlot ci fosse sempre una stanza a disposizione soprattutto quell’anno, quando presentò in prima mondiale il suo film Un re a New York al cinema «La Reginella» a Lacco Ameno. Maria Callas, tristissima e sola, nel 1956. Sting appena attraccato in motoscafo. Angela Merkel col marito Joachim Sauer, a Pasqua tra Casamicciola e porto Sant’Angelo. Clark Gable invecchiato e stanco nell’estate del 1960, a un passo dall’addio alla vita, sarebbe morto a novembre. Antonello Venditti, l’anno scorso, abbronzatissimo e con i capelli nerissimi come nel 1970 al Folkstudio di Roma. Luchino Visconti nella sua splendida villa «La Colombaia»: lì sono le sue ceneri. Liz Taylor e Richard Burton che si baciano su un motoscafo nel 1962 durante le riprese ischitane di Cleopatra, lo scoop del grande fotoreporter Marcello Geppetti svelò al mondo un amore allora scandaloso (lei era ancora sposata con Eddie Fischer).
Ischia è tutto questo, e molto di più. Un mito che ammalia Hollywood, New York, Londra e Parigi quanto le più normali famigliole italiane. L’etimologia della parola (secondo gli studiosi locali significherebbe semplicemente «isola», passando verso l’800-900 da «insula» a «iscla» su alcuni documenti, per esempio una lettera di papa Leone III a Carlo Magno) riporta all’essenzialità: l’Isola per eccellenza. Totò, nella canzone Ischia mia!, non fatica di fantasia: «Ischia, paraviso ‘e giuventù/Ischia, chistu mare è sempre blu». Semplicemente perché è così: un paradiso, l’ideale per chi è giovane, il mare è davvero sempre blu.
Lo sapeva anche Marco Aurelio, mentre ne scriveva al suo insegnante di retorica Cornelio Frontone. Giovanni Boccaccio conosceva la bellezza delle ischitane, visto che parla di tale Restituta Bulgaro nel Decamerone. Premesse eccellenti per fare di Ischia l’approdo di anonimi pescatori come di grandi geni. Oscar Wilde, per esempio. O Henrik Ibsen, che lì scrisse Peer Gynt.
La miscela perfetta – il mare sempre blu di Totò, le terme, una natura verde e rigogliosa, una cucina dalla doppia anima, sospesa tra il coniglio e le vongole – funziona da decenni e alimenta continui apporti. Se il turismo americano è aumentato ancora, probabilmente si deve anche alle pagine tradotte negli Usa de L’amica geniale di Elena Ferrante, che negli States ha superato il milione di copie. Chissà quanti sono partiti dopo aver letto descrizioni come «...la spiaggia era sterminata e deserta, con una sabbia granulosa che frusciava a ogni passo. Il mare mandava un odore intenso, un suono secco, monotono».
Ischia ammaliò anche Pier Paolo Pasolini che nel 1959 realizzò il reportage La lunga strada di sabbia. Con Ischia è una folgorazione: «Un silenzio meraviglioso è intorno a me: la camera del mio albergo, in cui mi trovo da cinque minuti, dà su un grosso monte, verde verde, qualche casa modesta. Piove. Il rumore della pioggia si mescola con delle voci lontane, fitte, incalcolabili. La terrazzetta, davanti, è lucida di pioggia, e soffia un’aria fresca. Il senso di pace, di avventura che mi dà l’essere in questo albergo nell’interno di Ischia, è una di quelle cose che ormai la vita dà così raramente». Quasi un’aria di casa. Sensazione rarissima, per un temperamento inquieto come il suo.
È una delle chiavi del grande successo di Ischia, tra jet-set e proletariato. Nemmeno un terremoto, c’è da esserne certi, potrà allontanare da tanta dolce bellezza chi ama quest’isola miracolosa.