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 2017  agosto 23 Mercoledì calendario

La ministra dell’Istruzione: «A scuola fino a 18 anni»

Per il momento è un pour parler d’agosto, ma quando a prospettare l’innalzamento dell’obbligo scolastico alla maggiore età è la ministra dell’Istruzione, anche le dichiarazioni d’intenti assumono valore: «Io sarei per portare l’obbligo scolastico a 18 anni perché un’economia come la nostra, che vuole davvero puntare su crescita e benessere, deve puntare sull’economia e sulla società della conoscenza, così come peraltro ci viene dall’ultima Agenda Onu 2030 sottoscritta anche dall’Italia», ha detto Valeria Fedeli al Meeting di Cl di Rimini. E ancora: «Se si punta su questo si deve sapere che il percorso educativo e formativo, che non smette mai nel corso della vita, ha comunque bisogno di avere una più larga partecipazione possibile, almeno fino a 18 anni, poi per percorsi anche diversificati del liceo e degli istituti tecnici professionali. Il sapere e le nuove competenze sono elemento fondamentale. So che questo non si realizza in due giorni, ma la visione e l’attuazione è importante».
Fedeli è anche entrata nel merito del Piano nazionale di sperimentazione in 100 classi che coinvolgerà licei e istituti tecnici: «Se quella sperimentazione funzionerà, e tutti i decisori politici saranno d’accordo, a quel punto si dovrebbe fare una rivisitazione complessiva dei cicli scolastici da punto di vista della qualità dei percorsi didattici interni. So che ha suscitato polemiche, ma io penso che sia molto più trasparente e serio mettere dei paletti, istituendo una governance trasparente, con tutti i soggetti, anche quelli che hanno perplessità e che vorrei coinvolgere nel seguire questa sperimentazione. Se alla fine del percorso vediamo che è discriminante anziché inclusiva, non la faremo». A far discutere di più, naturalmente, è l’idea che i ragazzi, in un futuro non si sa quanto distante, siano tenuti ad andare a scuola fino alla maggiore età. Le reazioni del sindacato, altro soggetto sensibile a qualsiasi mutamento possa interessare il pianeta scuola, hanno fatto emergere più differenze che sintonia fra una sigla confederale e l’altra.
La più critica è la Cisl, con la segretaria generale per la scuola, Lena Gissi: «L’innalzamento dell’obbligo scolastico non è la priorità, sono più importanti i contenuti. Spero non ci sia la volontà di rimettere in gioco la scuola solo sotto un profilo di facciata: se dobbiamo guardare a riforme strutturali della scuola dobbiamo iniziare a parlare di programmi e cambiare non solo l’obbligatorietà ma anche i contenuti, avviando anche una strategia di formazione per il personale». Gissi spera «che non ci sia la volontà di rimettere in gioco la scuola solo da un punto di vista di facciata».
Freddina anche la Cgil, per cui innalzare l’obbligo «sarebbe una scelta importante e giusta, ma crediamo che il ministro, per essere coerente, avrebbe dovuto avviare una riflessione sui cicli scolastici e sui bisogni reali della scuola rispetto agli obiettivi, cioè inclusione e superamento delle disuguaglianze», dice Francesco Sinopoli. Iniziativa promossa dalla Uil: «Ogni elemento che alzi l’obbligo scolastico è positivo, anche se oggi assistiamo a troppe contraddizioni del sistema».