Dieci anni di Repubblica, 22 dicembre 1977
La censura e i tabù
«Anche Forattini diventa un tabù?» si chiede con preoccupazione l’Unità per la polemica che si è aperta con una lettera di Spriano, un corsivo di Fortebraccio (1) e un breve, o grave, o greve intervento di Trombadori: i quali – certamente con piena legittimità – ponevano appunto la questione di ben altri tabù. Ma l’Unità fa benissimo a chiarire che si trattava di «una discutibile, discutibilissima opinione». E fa anche bene ad annotare, anche se nessuno lo vuol contestare, che gli interventi della censura sono sempre venuti, almeno in questo paese, da parte democristiana. Fa bene a ricordare, per esempio, che tanti anni fa fu proibita una Mostra di Grosz. Ma ecco che, assai satiricamente, aggiunge: «Certo, Grosz non era all’altezza di Forattini, ammettiamolo pure». Ammettiamolo senz’altro. Ma che cosa vuole che gli si risponda, l’Unità? Si può benissimo ammettere – senza personalizzare, per carità! – che Goebbels non era all’altezza dell’onorevole Andreotti prima maniera. Ma, uscendo dal passato per rientrare nel presente, bisognerà pur ammettere, si parva licet, che la coppia Marx-Engels non è all’altezza della coppia Spriano-Trombadori.
Note: (1) Il 14 dicembre, nel corsivo dell’Unità intitolato «Per favore», Fortebraccio, dopo aver espresso la sua solidarietà a Spriano, chiese a Forattini di toglierli una «curiosità, che ci punge tanto più acuta, quanto più è sincera l’ammirazione che sentiamo per la sua bravura». Egli dovrebbe dirci «come la pensa e che cosa vuole. Noi abbiamo stracapito dai suoi disegni che egli è anticomunista e antidemocristiano arrabbiato e che detesta, anzi odia, il compromesso storico (che, naturalmente, immagina a suo modo). Questa avversione, anzi ripugnanza, costituiscono un suo incontestabile diritto; ma potrebbe, per favore, dirci che cosa vuole e da che parte sta? Perché vede, Forattini, noi siamo ormai pieni di gente, tonta o (com’è il suo caso) d’ingegno, che ci insegna a vivere e che ci sgrida sempre più aspramente, ma mai che ci dica: «Dovete invece fare così e così», esponendo un bello e chiaro progetto politico, com’è indubbiamente, piaccia o non piaccia, il nostro. Qualcuno, sia pure vagamente, ogni tanto qualche cosa come un progetto lo ha tracciato, ma non erano passati venti minuti che tutto era andato a catafascio e coloro che si erano raccolti a esporlo consentendovi da amici, appena finito di delinearlo si lasciavano azzuffandosi. «Noi, invece, siamo qui a faticare giorno per giorno, sacrificando anche noi stessi e le nostre più intime inclinazioni, perché questo Paese tiri avanti e lo stesso Forattini felicemente disegni. Naturalmente egli ha diritto di non soddisfare la nostra curiosità di sapere che cosa vuole. Ma sia gentile. I suoi disegni sono fiori. Ce lo dica coi fiori».