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 2017  agosto 22 Martedì calendario

Di cosa si parla a Berlino. Il neonazismo raccontato in bianco e nero

È una delle vicende più inquietanti della Germania degli ultimi anni. Dagli anni Novanta al 2011, i terroristi neonazisti del Nsu ammazzarono nove migranti e una poliziotta, fecero due attentati dinamitardi e quindici rapine. Ad oggi solo un pugno di essi è finito sotto processo, e dopo quattro anni di udienze e indagini, sono emerse più domande che risposte. Erano centinaia, i militanti e i fiancheggiatori del Nsu, e alcuni infiltrati dei servizi segreti ebbero un ruolo a dir poco ambiguo. La fotografa Regina Schmeken è tornata nei luoghi degli attentati e degli omicidi a sfondo razzista e li ha fotografati. Ne è nata una bella mostra che si può vedere al Martin-Gropius-Bau fino a ottobre. Schmeken ha immortalato per tre anni i posti dove i terroristi neonazisti hanno eseguito le loro condanne a morte: fermate dell’autobus, marciapiedi davanti a parrucchieri o chioschi di kebabbari, facciate anonime di case povere, ma anche l’ingresso del tribunale di Monaco, dove nel 2013 è cominciato il processo contro la cellula bruna. Le foto in bianco e nero di Schmeken, nota anche perché da anni fotografa – sempre in bianco e nero – per il quotidiano Sueddeutsche Zeitung, si trasformano in uno spaccato di una Germania squallida, che non ha voluto vedere. Per oltre un decennio, innocenti sono stati giustiziati per strada e la feccia bruna ha potuto ordire piani sovversivi mentre i servizi segreti – e lo Stato – restavano a guardare.