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 2017  agosto 22 Martedì calendario

1833, il 17enne Croce salvato dai soldati. «Mi trovai sepolto fino al collo»

Risale alla notte tra il 28 e il 29 luglio del 1883 l’episodio che segnò in maniera indelebile la vita del giovane Benedetto Croce. E avvenne verso le 21.30 a Casamicciola, che in quella data fu sconvolta da un fulmineo e «terribile tremuoto», nel quale perirono il padre Pasquale, la madre Luisa Sipari e l’unica sorella, Maria, del futuro filosofo, allora diciassettenne, che si trovava a Ischia in villeggiatura con la famiglia. Il sisma fu molto violento (si calcola che l’intensità sia stata 5,8 della scala Richter) e ne scaturì una strage di enormi proporzioni: 2.313 morti, di cui 1.784 nella sola Casamicciola, che contava allora circa 4.300 abitanti. Vivida e drammatica la testimonianza diretta lasciata da Croce nel Curriculum vitae da lui redatto nell’aprile del 1902, quasi un ventennio dopo la catastrofe: «Vidi in un baleno mio padre levarsi in piedi e mia sorella gettarsi nelle braccia di mia madre; io istintivamente sbalzai sulla terrazza, che mi si aprì sotto i piedi, e perdetti ogni coscienza. Rinvenni a notte alta, e mi trovai sepolto fino al collo, e sul mio capo scintillavano le stelle, e vedevo intorno il terriccio giallo, e non riuscivo a raccapezzarmi su ciò che era accaduto, e mi pareva di sognare». Il ragazzo chiamò soccorso, senza riuscire a districarsi dalle macerie. Udiva la voce del padre agonizzante poco lontano. Solo al mattino venne estratto da due soldati. Tormentoso fu per Croce il rimorso che gli veniva dall’essersi salvato mentre i suoi cari erano scomparsi. In certi momenti la sofferenza psicologica gli ispirò pensieri suicidi. Solo nel lavoro intellettuale, alacre e sistematico, trovò una consolazione rispetto allo strazio dell’anima, come l’avrebbe trovata più tardi di fronte a un’altra devastante disgrazia: la morte della sua amata compagna Angelina Zampanelli nel 1913.