Corriere della Sera, 22 agosto 2017
«Il paese è un macello». Panico tra i turisti in fuga con le valigie per il terremoto vicino ad Ischia
«Tiralo su, tiralo su...», dice a qualcuno che gli è vicino, fra urla e rumori di ogni tipo. «Dai che ce la fai, dai dai...».
È mezzanotte quando il sindaco di Casamicciola, Giovan Battista Castagna, risponde al cellulare. Castagna incita, ansima e poi si scusa pure con noi. «Stiamo estraendo un ferito. Ma la situazione è tragica. La parte alta di Casamicciola è un macello. Ci sono case crollate, ci sono bambini sotto le macerie di una casa, abbiamo venticinque feriti... Devo lasciarla».
Un boato, un sobbalzo, la luce che si spegne. Molti hanno pensato a un’esplosione. Mancava poco alle 21 quando Gennaro Raucci, napoletano con casa a Lacco Ameno, si trovava davanti a un piatto di pesce al ristorante di Fango. «Sembrava fosse esploso qualcosa a poca distanza da noi, e subito dopo il pavimento ha cominciato ad ondeggiare a lungo – racconta —. A quel punto era chiaro: si trattava di una scossa e pareva più intensa di quella del 1980. Nel ristorante eravamo tutti in preda al panico. Dopo esserci rifugiati sotto il tavolo, appena il terremoto è finito, siamo usciti. Tornando a casa in macchina ho potuto vedere alcune tettoie e pezzi di edifici crollati, ma nulla di grave. So però che ci sono stati crolli importanti a Casamicciola».
Da Casamicciola, il paese più colpito, peraltro tristemente famoso per il devastante terremoto del 1883, sono infatti arrivate subito testimonianze di crolli e di gente terrorizzata. «Stavo guidando, la macchina si è alzata da terra, la balaustra che costeggia la strada si è piegata davanti a me – palpita Claudio Niola —. Ho pensato all’esplosione di una bombola di gas. Poi è andata via la corrente e ho capito che era qualcosa di diverso. Anche perché c’era una fiumana di gente piena di polvere che usciva dai vicoli di Casamicciola».
Casamicciola ma anche Forio e Lacco Ameno. Ischia è nel caos. «Ho visto crollare qualche tetto, ringhiere, muri di contenimento», dice un giovane fotografo dell’isola, Mario Monti, che si trova a Lacco, il paese dove la terra ha tremato fino a un attimo prima. «Un rudere vicino alla nostra casa si è sbriciolato all’istante. In giro si sentono soltanto le sirene delle ambulanze e quelle dei pompieri. Siamo tutti fuori dalle case, c’è grande paura». Anche Andrea Petrella, portavoce di un parlamentare della Camera, si trova lì: «In una struttura termale. È andata via la corrente. E siamo subito scesi in strada nel viale. Qui nella struttura non risultano per ora feriti. Ho provato ad andare in piazza Maio dove mi dicono ci sono stati danni. Ma col buio è difficile. Sono venuti giù lampadari e tante crepe. Qui nella zona borbonica crolli non ne risultano. Ci hanno fatto uscire dall’hotel, gente coi bagagli è scesa in strada. Aspettiamo istruzioni».
Carolina era per strada: «Ho vissuto anche l’Aquila, studiavo lì, e ricordo quel terremoto tremendo». Molti turisti decidono di trascorrere la notte all’aperto per paura di un altro terremoto, altri chiedono di tornare sulla terraferma. E mentre vengono predisposte corse straordinarie di traghetti Medmar dall’isola d’Ischia per Pozzuoli, qualcuno pensa già al domani: «La cosa più importante a cui pensare ora è come affrontare l’emergenza, come aiutare i più deboli, vale a dire i bambini», dice all’Ansa Benedetto Valentino, socio fondatore, col fratello Elio, del Premio internazionale Ischia di giornalismo, commentando la situazione dell’isola verde dopo la brutta scossa