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 2017  agosto 21 Lunedì calendario

Warren Adams: «Ho inventato i social ben prima di Facebook ora difendo la Patagonia»

Il mondo oggi sarebbe diverso se Jeff Bezos e la sua Amazon non avessero fatto quell’errore. E pensare che lo stesso Bezos, quando acquisì PlanetAll nel 1998 per 90 milioni di dollari, ne aveva parlato in maniera entusiasta: «È il modo più innovativo di usare Internet che io abbia visto». Lo era, in effetti. Una sorta di agenda interattiva che somigliava a Facebook, 7 anni prima che Facebook nascesse. Voleva infatti «rendere il pianeta più piccolo e permettere agli amici di restare in contatto». Il tasso di crescita era esponenziale, ben oltre quello dello stesso Web, e un terzo degli utenti erano fuori dagli Usa. Aveva toccato i 340 mila iscritti nel 1997, divenuti un milione e mezzo nel 1998, quando in America appena 33 milioni di persone usavano la Rete. La curva di crescita era la stessa che in seguito avrebbe avuto Facebook. Ma due anni dopo l’acquisizione, Bezos lo chiuse per concentrarsi solo sul commercio elettronico.
Il suo inventore, Warren Adams, ora ha 66 anni e da tempo ha cambiato vita, città, epoca. Dopo la morte di PlanetAll, ha fondato un’agenzia immobiliare sui generis chiamata Patagonia Sur. «Ero stanco, volevo stare con la mia famiglia, avevo bisogno di vivere», racconta al telefono dalla sua casa vicino Boston. «Con mia moglie e le tre bambine mi misi prima a viaggiare e poi a cercare di coniugare il profitto con la salvaguardia del territorio».
Quando lo riportiamo alla fine degli anni Novanta, mette le mani avanti con modestia: «Ai tempi io e l’altro fondatore di PlanetAll, Brian Robertson, non eravamo i soli ad aver progettato un servizio che oggi chiameremmo social network. Però è vero che PlanetAll faceva numeri notevoli. Avevamo quasi due milioni di utenti alla fine e se ne aggiungevano 15 o 20 mila al giorno». Non era una semplice comunità come The Well, né un mondo virtuale alla Habitat. Mirava, semplicemente, a connettere le persone e Bezos ne vide tutte le potenzialità: «Permette di fare una cosa essenziale come restare in contatto». Ma Amazon era un decimo di quella attuale, vendeva solo i libri, video e cd. «Bezos decise di incorporare le funzioni PlanetAll nel sito di commercio elettronico», prosegue Adams. «Oggi non ne resta più nulla. È facile guardare indietro e pensare a un errore. Forse però è divenuta la multinazionale di oggi proprio grazie al fatto che si è concentrata sul suo business principale».
«Con i se non si fa mai la storia», diceva l’attore Alessandro Cutolo. Ma si possono costruire i rimpianti e Jeff Bezos, per quando sia l’uomo più ricco del mondo, con PlanetAll ne ha uno colossale se si guarda ai due miliardi di utenti di Facebook. Ne era cosciente anche il socio di Adams, Robertson, morto in un incidente aereo nel 2011. Lo disse più volte che il loro servizio avrebbe potuto diventare un fenomeno globale. Il lavoro di Adams proseguì con un’altra intuizione: Amazon Anyware. Permetteva di fare shopping online con i telefonini dell’epoca che avevano appena iniziato a navigare online. Fu l’ultima cosa che fece prima di andarsene. Patagonia Sur è nata sei anni dopo. «Non credo che la politica possa fare molto per la salvaguardia del pianeta. È lenta, indecisa, fa passi indietro», continua lui. «Noi compriamo terreni in aree meravigliose ma che vanno ripristinate perché sono state disboscate o sfruttate male. I nostri clienti acquistano il terreno diciamo per 200 dollari ad ettaro, ne investono altri 100 per ridargli equilibrio e dopo sei o sette anni lo riescono a vendere a mille». Devono rispettare certi parametri sottoscrivendo il contratto, ma se hanno bisogno di consigli Adams è pronto a fornirgli tutto l’aiuto. Possono costruire su una percentuale ridotta di terreno di quei paradisi da restaurare, il tre per cento del totale, che acquistano valore in virtù della loro bellezza ritrovata. «Mi sono dovuto adattare ai ritmi della terra arrivando da quelli accelerati dell’online. In due anni qui hai appena cominciato, mentre a Seattle erano sufficienti a plasmare il mondo digitale». E pensare che adesso vuole plasmare il mondo reale con la sua ultima idea: Two Degree Innovation Lab. «Dobbiamo abbassare di due gradi la temperatura media se non vogliamo condannare la Terra», conclude. «Non c’è modo di fermare i cambiamenti climatici se non si rende economicamente vantaggioso l’impiego di energia alternativa. Sto creando una rete di istituti, aziende e università per farlo. Anche questo, alla fine, significa connettere le persone». Giura di non aver rimpianti. Non ne vuole proprio sentir parlare. Ma chissà se le cose stanno davvero così.