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 2017  agosto 21 Lunedì calendario

La Cina censura e Cambridge si piega per soldi

Londra Per trecento articoli e trecento milioni. Per quei trenta denari che tradiscono otto secoli di storia. «Vi siete venduti l’anima». «Patetici, non pragmatici». I commenti di studenti e prof sono duri. Perché passi che i cinesi vengano a comprarsi società e soccer, ma giù le mani dalle università inglesi.
La Cambridge University Press, casa editrice più antica del mondo, ha cancellato 315 articoli dal sito d’una sua rivista, China Quarterly. Motivo: le minacce del governo comunista cinese di bloccare l’accesso alla testata e, di conseguenza, chiudere un mercato editoriale che vale più di 300 milioni di euro. I pezzi censurati riguardano alcuni tabù: Tienanmen e Hong Kong, Tibet e Taiwan. Messa alle strette, Cambridge ammette d’essere «turbata». Ma sostiene d’aver accettato la censura di poche centinaia di articoli solo «per assicurare che il resto del materiale rimanga online». Strana giustificazione, per l’inchino a un regime. Do you remember Regeni ? Fosse vivo Giulio, che per Cambridge lavorava e sulla morte del quale è calato un silenzio accademico ancora più imbarazzato, una domanda forse la porrebbe: quanto vale la libertà di ricerca, di fronte alla brutalità dei censori?