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 2017  agosto 20 Domenica calendario

Sealand, il regno delle onde compie 50 anni e chiede terra

Il regno delle onde compie 50 anni e il suo principe reggente si prepara a festeggiarli. «Abbiamo affittato un grande ristorante vicino a dove tutto è cominciato e inviato le persone che hanno preso parte alla storia del Principato più alcuni ospiti paganti».
Michael Bates, 64 anni, volto rubicondo, stile casual, è un uomo diviso a metà. Un pezzo vive a Leigh-on-Sea, una cittadina dell’Essex, nel Sud dell’Inghilterra, presunta sede del cantiere che costruì il Mayflower (il veliero dei padri pellegrini); è sposato con Lorraine, è padre di tre figli (James di 31 anni, Liam di 29 e Charlotte di 26) ed è impegnato nel commercio di molluschi con la Spagna. L’altro pezzo, invece, ha il cuore che batte nelle acque grigiastre del Mare del Nord, a 6 miglia da terra, più o meno davanti a Felixstowe, su una ex piattaforma militare in balia dei venti e delle maree.
Tower Roughs, questo il nome originario, è una terrazza di ruggine acciaio e cemento grande come due campi da tennis utilizzata a difesa della costa durante la Seconda guerra mondiale che – abbandonata da Londra – il padre di Michael, Paddy Roy Bates, occupò la vigilia di Natale del 1966 e trasformò nello Stato «sovrano e indipendente» (ma nessun governo l’ha mai riconosciuto) di Sealand il 2 settembre – giorno del suo compleanno – del 1967. Appunto, mezzo secolo fa.
Uno Stato che oggi Michael deve gestire e far prosperare. «Sealand rappresenta una sconfitta per il governo britannico, generata da un suo autogol giuridico. Londra ci tollera perché non ha altra scelta», risponde il principe a chi gli chiede del suo regno. L’errore cui si riferisce risale al 1968, quando lo stesso Michael finì a processo per aver sparato contro un dragamine della Royal Navy che si era avvicinato troppo alla piattaforma: il giudice archiviò il fascicolo perchè disse di non aver giurisdizione su Tower Roughs in quanto bagnata da acque internazionali. Da qui la rivendicazione di sovranità dei Bates. L’Inghilterra ha poi esteso la fascia delle acque territoriali da 3 a 12 miglia, ma Sealand è rimasta tale, come una di sorta di bug del sistema.
Certo, l’idea rivoluzionaria iniziale col tempo ha perso un po’ di spinta. E Michael forse non ha la stessa allure del padre Paddy Roy, un ex maggiore dell’Esercito britannico che combattè anche a Monte Cassino e che fu voce di una delle prime radio pirata inglesi, Radio Essex. Occupò Tower Roughs per imporsi nell’etere, ma quando Londra dichiarò fuorilegge le emittenti ribelli, lui fondò Sealand, auto nominandosi principe e facendo della moglie ed ex modella Joan Collins la sua principessa. «Un avventuriero eccentrico» lo definisce il figlio. Già, ma dannatamente affascinante. Uomo d’azione, non esitò a difendere la piattaforma da un tentativo d’invasione di una radio rivale (ricorrendo alle molotov) e a liberarla dall’occupazione di un ex socio d’affari tedesco, che prese persino in ostaggio Michael: Paddy Roy arrivò con un elicottero e alcuni compagni d’armi ed ebbe la meglio. Visionario, si è riconosciuto fino alla fine (nel 2012, a 91 anni; Joan lo ha seguito nel 2016) nel motto coniato per il suo regno delle onde: Ex Mare Libertas.
Oggi tocca a Michael occuparsi di Sealand (la famiglia ha investito finora 1,4 milioni di sterline nella gestione). Ha provato a venderlo nel 2007 (era interessato il sito di file sharing The Pirate Bay), a farne centro di web server con la società HavenCo, ma non è andata. Ci sono il merchandising, la vendita di titoli nobiliari (29,9 sterline per essere Lord) e il suo libro sulla storia di Sealand («Holding the Fort», anche su Amazon). «Lo shop online copre le spese».
Il futuro, però, va costruito. Soprattutto se si vuole garantire l’eredità del regno («I miei figli sono molto coinvolti»). Un regno che ha una bandiera, inno, costituzione, moneta, persino una squadra di calcio e che fino al 9/11/2001, prima dell’attentato alle Torri Gemelle e della stretta anti-terrorismo, rilasciava anche passaporti. Ecco il punto, il popolo. «Abbiamo ricevuto centinaia di richieste di cittadinanza dopo la Brexit» dice Michael. «Abbiamo bisogno di nuova terra per poterci ingrandire». L’idea è di calamitare altre piattaforme, oppure un’isola artificiale, rigorosamente green, alimentate dal vento. Un’utopia degna di suo padre. Impossibile non pensare a lui. «La mia vita senza Sealand? Sarebbe stata più semplice».