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 2017  agosto 19 Sabato calendario

Gufo e me ne vanto

Me ne sto seduta sulla sdraio nel giardinetto della mia casa di Gromo, Val Seriana; la posizione è fortunata, lo sguardo rivolto alle montagne e ai loro fitti boschi di conifere. Una sorta di cinema naturale all’aperto, gratis oltretutto. La mia speranza è sempre quella di avvistare un aquilotto o un falco che planano leggeri sopra il verde e sotto le nuvole, ma per oggi mi devo accontentare solamente di udirne il verso in lontananza. Le cornacchie, al contrario, sono le solite esibizioniste chiassose. Avevo un’idea per la mattinata, a dire la verità: avventurarmi nel bosco, seguendo il sentiero battuto, e puntare naso e occhi all’insù, per frugare nell’intimità dei rami alla ricerca del cavaliere della notte. Non sto parlando del supereroe Batman, sarebbe strano vederlo appollaiato in cima ad un pino; mi riferisco invece all’Asio otus, il gufo comune. Vi domanderete, forse, perché mai me ne volessi andare in piena mattina alla ricerca del volatile, sapendo che esso è un tipico esemplare di rapace notturno. Semplice: questi signori amano starsene tranquilli e sonnacchiosi durante il giorno, occupando rami di conifere o latifoglie, talvolta in gruppi di parecchi individui (ciò accade durante la stagione invernale). Quando sopraggiunge la stagione degli amori, in primavera, il nostro gufetto, dopo aver conquistato la futura compagna con voli circensi e cibo prelibato, lascia il proprio club maschile per dedicarsi alla vita familiare. Sorrido e penso a quegli esemplari umani che da single sono dei compagnoni, ma una volta trovata la fidanzata, ecco che magicamente si eclissano chissà dove. I gufi non amano cimentarsi nella costruzione di una casa, lavoro dispendioso e stressante. Risulta essere di gran lunga più comodo sfruttare nidi abbandonati di cornacchie, gazze o scoiattoli, apportando eventualmente qualche piccola ristrutturazione. Le uova vengono deposte nel numero di quattro-cinque in media, e la cova dura 25-30 giorni. La signora pennuta di casa non abbandona mai le proprie uova e la sopravvivenza sua e dei piccoli viene garantita dalle premure alimentari del gufo maschio. Spesso i gufi sono monogami e la medesima coppia può riformarsi l’anno successivo; le femmine sanno essere, inoltre, delle ostinatissime protettrici della prole: se la famiglia viene minacciata ecco che esse allargano le ali e abbassano il capo in modo da apparire più voluminose e pericolose. I gufi poi sanno essere dei superbi cacciatori notturni, possiedono caratteri fisici da fare invidia al più fornito dei supereroi: la vista, ad esempio, è molto sviluppata e simile alla nostra. Gli occhi di questi rapaci sono attivi e funzionali in condizione di luce minima; con pupille ampie e iridi giallo-arancio, sono posti sul piano frontale del capo, permettendo loro di avere una visione tridimensionale degli oggetti. Purtroppo il campo visivo è limitato, ma la natura ha sopperito a tale inconveniente fornendoli di un collo lungo e flessibile per poter ruotare la testa fino a 270 gradi – fenomeno che personalmente trovo inquietante, poiché mi fa venire in mente la ragazzina indemoniata protagonista del film “L’esorcista”. Quando però il buio è totale, l’udito diventa il loro senso-guida per la caccia. Le orecchie, posizionate sul cranio in modo asimmetrico, sono nascoste nel piumaggio e differiscono per dimensioni. I gufi percepiscono i suoni in stereofonia e localizzano con una precisione quasi matematica la provenienza delle onde sonore e, di conseguenza, la malcapitata preda. La strategia di caccia è d’agguato, in spazi aperti; il gufo attende il topolino di turno su un ramo per poi scagliarvisi contro, con un volo repentino quanto silenzioso. Le sue piume, infatti, sono incredibilmente morbide e le penne remiganti delle ali sono bordate di minuscole frange; in questo modo l’aria che le attraversa non produce rumore. Artigli affilati e potenti, becco incurvato da rapace assicurano al gufo una prelibata cenetta al chiaro di luna. Il menù solitamente include piccoli mammiferi di radura, come topolini e arvicole, che vengono ingeriti interi se le dimensioni lo consentono. Ossa e peli sono tuttavia indigesti e, qualche ora dopo il pasto, vengono rigurgitati sul terreno sottoforma di palle grigiastre – le borre. Se il sopracitato Batman sfrutta il proprio mantello per rendersi invisibile, il nostro Asio otus può vantare la peculiarità di un piumaggio “criptico”, utile a celare la propria presenza durante il giorno e la notte. La tonalità di base delle piume è marrone chiaro con delle striature più scure alternate a sfumature grigie e bianche; colori perfetti per mimetizzarsi con la corteccia degli alberi sui quali riposa. Sono infine le piume auricolari – da non confondere con le orecchie vere e proprie –, ossia quei ciuffi eretti sulla sommità del capo, a determinare la buona riuscita del suo camuffamento. Come in altre specie animali, esse rispecchiano anche lo stato d’animo del gufo. Nonostante gli etologi reputino il gufo uno dei rapaci notturni più intelligenti, ancora oggi ad esso viene attribuita una valenza spesso ambigua, se non del tutto negativa o malaugurante. Certamente il suo verso non lo ha aiutato a ottenere una felice reputazione: il “bubulare” del gufo è un suono cupo, che echeggia solitario e malinconico nella notte. Greci e romani ritenevano preannunciasse una sciagura, se non la morte, per chi ne avesse udito il lugubre richiamo. Non a caso, il rapace era animale sacro ad Atropo, una delle tre Parche, il cui compito era quello di recidere il filo della vita. Nell’iconografia cristiana il gufo veniva associato al demonio, in quanto legato alla sfera dell’oscurità e del sinistro, e spesso identificato come suo diretto emissario – la stessa sorte toccò d’altronde anche al gatto nero, assidua presenza dei Sabbath e figura dominante della stregoneria tardo-medievale. Bisogna tuttavia ricordare che ad altre culture possono corrispondere simbologie del tutto differenti; i Nativi americani interpretavano positivamente la presenza di questo animale, mediatore tra il mondo dei vivi e quello degli spiriti, nonché guida totemica di alcune tribù. Più recentemente, grazie a cartoni animati e libri, lo sfortunato gufo ha trovato il suo riscatto. Nella celebre saga di Harry Potter gufi e civette sono fedeli compagni dei giovani maghetti, oltre che eccellenti postini. La Disney – basti pensare a “Bambi” o “La Spada nella Roccia” – lo rende invece animale saggio, dispensatore di conoscenza e consigli per uomini e animali. Un motivo in più per avventurarsi nel bosco alla ricerca di questo curioso e schivo volatile.