19 agosto 2017
APPUNTI PER GAZZETTA - L’ISIS MINACCIA L’ITALIAREPUBBLICA.ITROMA - "Il prossimo obiettivo è l’Italia": la minaccia dell’Isis arriva dopo la Spagna e la Russia e si legge sul canale di comunicazione usato dai jihadisti su Telegram
APPUNTI PER GAZZETTA - L’ISIS MINACCIA L’ITALIA
REPUBBLICA.IT
ROMA - "Il prossimo obiettivo è l’Italia": la minaccia dell’Isis arriva dopo la Spagna e la Russia e si legge sul canale di comunicazione usato dai jihadisti su Telegram. Lo riferisce l’organizzazione Usa Site che monitora l’attività del sedicente Stato islamico sul web.
Il Presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, è al lavoro a Palazzo Chigi. Secondo quanto si apprende, è in contatto con il ministro degli Esteri Alfano e con il ministro dell’Interno Minniti per seguire gli sviluppi degli attentati che hanno coinvolto i nostri connazionali e per le misure di prevenzione e sicurezza adottate e da adottare in Italia.
Pro-IS Telegram Channel Suggests Italy as Next Target of IS Attack https://t.co/YHpT8v4ddY
— SITE Intel Group (@siteintelgroup) 19 agosto 2017• I PRECEDENTI
Non è la prima volta che arrivano minacce da parte dell’Isis. Agli inizi di aprile di due anni fa, nel 2016, ad essere presa di mira era stata Roma. Le minacce con il riferimento alla capitale erano state diffuse in un messaggio audio del portavoce Abu Hassan al-Muhajir: "Quando verrà l’alta marea sarà la conquista di Bagdad, Damasco, Gerusalemme, Amman, Costantinopoli, Teheran e Roma" (VIDEO). Il 28 aprile circolavano invece sul web foto con messaggi minacciosi a firma Islamic State sullo sfondo di alcuni luoghi-simbolo italiani, sia di Roma che di Milano. E in una foto, scattata in autostrada nel Milanese, si leggeva l’indicazione "Venezia". Ma per i servizi non c’erano "nuovi concreti elementi di allarme" e la vigilanza "è sempre massima". Le foto - aveva riferito allora la direttrice di Site, Rita Katz - erano circolate su account Twitter di sostenitori dell’Isis.
FOTO - Isis e le minacce a Roma, su Twitter scatta l’ironia
"L’Italia è un target potenzialmente privilegiato sotto un profilo politico e simbolico/religioso, terreno di coltura di nuove generazioni di aspiranti mujahidin, che vivono nel mito del ritorno al califfato e che, aderendo alla campagna offensiva promossa da Daesh, potrebbero decidere di agire entro i nostri confini", avevano fatto sapere i Servizi segreti italiani a marzo 2016.
Il 20 gennaio di quest’anno, un filmato era poi stato diffuso da Halab Wilayah, Centro media del governatorato di Aleppo: in un cielo inquietante che annunciava allo stesso tempo distruzione e una nuova alba, compariva l’immagine dell’Anfiteatro Flavio conquistato dalle bandiere nere islamiche: "La promessa sarà mantenuta: conquisteremo Roma".
A febbraio era girata anche un’intervista del fondamentalista islamico inglese Anjem Choudary, in cui minacciava lo Stato italiano annunciando che i combattenti del Daesh "conquisteranno Roma per affermarvi la Sharia" (VIDEO). A giugno è stata la volta del presidente del Consiglio, Paolo Gentiloni, accusato dal Califfato per la influente presenza del nostro Paese in Libia. Un video pubblicato su Youtube e intitolato "Stato islamico - questo è ciò che abbiamo promesso ad Allah e al Suo Messaggero" contiene molteplici minacce all’Italia, agli Stati Uniti e a tutti i Paesi che in questi anni stanno cercando di debellare Daesh.
• TRE NUOVE ESPULSIONI
Intanto due cittadini marocchini e un cittadino siriano sono stati espulsi dall’Italia per motivi di pericolosità sociale. Lo rende noto il Viminale che sottolinea come con questi rimpatri, 70 solo nel 2017, salgono a 202 i soggetti gravitanti in ambienti dell’estremismo religioso espulsi con accompagnamento nel proprio Paese dal gennaio 2015 a oggi.
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Il primo degli espulsi è un un 38enne marocchino, detenuto per reati comuni, all’attenzione degli investigatori nell’ambito del monitoraggio del Dap. Nel 2016 era stato infatti inserito nel 2° livello di pericolosità "Medio" dopo una denuncia presentata dal suo compagno di cella perché vessato con rigide regole di convivenza dettate dalla sua visione integralista del credo islamico. Lo scorso aprile, il marocchino è passato poi anche nel primo livello "Alto" perché, insieme ad altri detenuti, dopo aver appreso dai telegiornali della notizia della strage terroristica di Stoccolma, ha festeggiato inneggiando all’evento.
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L’altro marocchino espulso è un 31enne già sottoposto lo scorso 4 luglio a fermo da parte dei Carabinieri di Tortona (AL) per il furto di un minibus della società di trasporto pubblico Arfea, e sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione. Lo straniero era già stato sotto controllo nell’aprile 2016, per le sue "turbe psichiche": in particolare era stato intercettato, in stato psicotico mentre si proclamava seguace dello Stato Islamico.
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L’ultimo espulso è un siriano che utilizzava anche un alias di un cittadino tunisino. Nel 2015 era stato arrestato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sottoposto a misura cautelare dell’obbligo di dimora presso la sede di Brognaturo (VV) della Cooperativa "Stella del Sud", dove ha avuto comportamenti provocatorinei confronti di altri ospiti e degli operatori.
In particolare, aveva espresso apprezzamento nei confronti degli autori dell’attentato terroristico di Manchester e tentato di convertire all’Islam un’operatrice del centro. Poi aveva avuto un diverbio con una altro operatore per motivi legati alla sua religione islamica. Già nel 2011 nei suoi confronti erano stati emessi due decreti di espulsione, ma era riuscito a evitarli.
PRIMA RISPOSTA DEL VIMINALE
ROMA. Misure di sicurezza rafforzate intorno agli obiettivi più a rischio, nei luoghi dove c’è particolare affluenza e in quelli di aggregazione. Questo ha chiesto il ministro dell’Interno Marco Minniti durante la riunione straordinaria del Comitato di analisi strategica antiterrorismo svoltasi all’indomani della strage di Barcellona. L’incontro si è tenuto questa mattina al Viminale e vi hanno partecipato i vertici nazionali delle forze di Polizia, dei Servizi di Intelligence e i rappresentanti della sicurezza di Spagna a Roma. Una riunione che ha fatto il punto della situazione e che tra interventi futuri e analisi, si è chiusa con questa parole: "Anche se l’attenzione rimane altissima, il livello della minaccia non cambia per l’Italia".
Per mettere a punto il piano degli interventi, l’elenco delle priorità, dei luoghi simbolo e di come organzzare le forze in campo, verrà emanata una circolare ai prefetti affinché, attraverso i Comitati provinciali per l’ordine e sicurezza pubblica che saranno convocati con la partecipazione dei sindaci e in sinergia con le polizie locali, "si svolga un attento monitoraggio relativamente agli eventi e alle iniziative già programmate sul territorio".
Nella circolare saranno date disposizioni tra l’altro per quanto riguarda i controlli di sicurezza nelle località turistiche, in particolare su alberghi e bed&breakfast, autonoleggi, percorsi pedonali. Ferma restando la vigilanza agli obiettivi a rischio nelle grandi città, i sindaci e i prefetti sul territorio analizzeranno nel dettaglio tutti gli eventi - concerti, feste patronali, sagre, spettacoli pubblici - previsti sul territorio per il resto della stagione estiva. Appuntamenti che potrebbero potenzialmente essere interessati da atti terroristici come quello di Barcellona, con automezzi lanciati sulla folla, un metodo che negli ultimi mesi è stato spesso utilizzato dai jihadisti e che continua ad essere consigliato, per la sua efficacia, nei magazine diffusi online dallo Stato islamico.
Nei mesi scorsi il Dipartimento di pubblica sicurezza aveva già emanato due circolari, a firma del capo della Polizia prefetto Franco Gabrielli, che disponevano un sistema più articolato di controlli in occasione degli appuntamenti pubblici organizzati per la stagione estiva. Ora la nuova direttiva metterà ulteriormente a punto il dispositivo di sicurezza sul territorio.
Piani straordinari sono stati predisposti per Roma e Milano.
In ogni caso, dal Viminale si insiste sul fatto che per il nostro Paese "il livello di minaccia non cambia". Un’assicurazione frutto dell’approfondita analisi dello scenario internazionale fatta dai vertici delle Forze di Polizia e dei servizi di Intelligence durante l’incontro.
BARRIERE A MILANO
5 Entreranno nelle foto ricordo dei turisti i new jersey spuntati ieri in Galleria, nel cuore di Milano, ma dopo l’attentato di Barcellona altre barriere antifurgone saranno posizione nelle zone più frequentate della città. "Ci stiamo concentrando sul Duomo e sulla Gallleria e stiamo facendo le verifiche per il posizionamento dei new jersey in Darsena e Navigli", annuncia oggi la vicesindaca Anna Scavuzzo al termine del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza convocato in prefettura dopo l’attacco di Barcellona. Quanto ai controlli sul noleggio dei furgoni, l’assessora assicura che la questione sarà approfondita nei prossimi giorni.
Barcellona, a Milano misure di sicurezza rafforzate: le barriere antifurgone anche in Galleria Navigazione per la galleria fotografica 1 di 23 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow Condividi
A Milano, sorvegliata speciale insieme a Roma, sono state rafforzate ulteriormente le misure di sicurezza: nuove barriere sono state posizionate agli accessi laterali della Galleria Vittorio Emanuele, accanto a piazza Duomo, dove le barriere anticamion erano arrivate già a dicembre. Lì e in altre zone della città, come San Babila, Castello Sforzesco, piazza Gae Aulenti. Allora, dopo gli attentati di Nizza e Berlino, la città aveva adottato il suo piano di difesa. Ma prefettura, questura e Comune sono stati chiamati ancora una volta ad aggiornarlo alla luce dei tragici fatti di sangue che segnano l’Europa.
Terrorismo, aumentano i controlli di sicurezza dopo l’attentato di Barcellona Navigazione per la galleria fotografica 1 di 25 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow Condividi
Già da ieri i vigili urbani sono stati spediti per sopralluoghi nelle zone più affollate del centro, della movida e dello shopping. Da quanto spiegato al termine del vertice, "non ci saranno stravolgimenti rispetto a quella che è l’attenzione che stiamo avendo - sono le parole di Scavuzzo - ovviamente un grande senso di responsabilità e un richiamo di tutte le realtà in campo". Non un aumento del numero di uomini in campo, ma controlli speciali sulle "zone particolarmente sensibili".
Sono appunto quelle dei Navigli e della Darsena. "Sono molto popolate, anche al di là di eventi particolari e ovviamente hanno bisogno di un’attenzione ulteriore", spiega la vicesindaco. I nuovi new jersey che dovrebbero essere posizionati, però, non dovranno "andare a limitare quella che invece è il traffico dei veicoli di soccorso". In ogni caso, "tutte le misure che sono oggi all’esame vengono considerate di concerto tra tutti gli attori in modo tale che non ci sia niente lasciato al caso".
Non è tra le zone nel mirino delle forze dell’ordine corso Buenos Aires: "al momento - ha detto Scavuzzo - non ha bisogno di un’attenzione particolare, ma stiamo verificando quelle che sono le difficoltà che potrebbero presentarsi". Per quanto riguarda invece i new jersey in Galleria Vittorio Emanuele "sono stati posizionati ieri di concerto con prefettura, questura e vigili del fuoco e servono per chiudere in maniera completa quello che è il potenziale accesso all’area della Galleria e di piazza del Duomo".
BARRIERE A ROMA
Installare nuove barriere mobili su strada in alcune zone della Capitale, a partire dal centro storico. Una misura per prevenire il rischio di attentati terroristici con furgoni o van lanciati sulla folla come quelli avvenuti nell’ultimo anno a Nizza, Berlino, Stoccolma e Barcellona, che hanno causato decine di vittime.
E’ una delle ipotesi vagliate dal Comitato Provinciale per l’ordine Pubblico e la Sicurezza che si è svolto questa mattina in Prefettura a Roma.
Allo studio l’ipotesi di installare fioriere in centro storico, per avere minore impatto rispetto ai new jersey già presenti ai margini dei mercati e delle aree pedonali. Tra le strade che potrebbero essere interessate dal provvedimento via del Corso e via dei Fori Imperiali, sulla prima attualmente sono presenti quattro camionette dell’Esercito, di cui una sbarra l’accesso a piazza del Popolo per i veicoli, sulla seconda è presente un vero e proprio check point con quattro mezzi blindati all’altezza del Colosseo e altre vetture sul lato piazza Venezia.
Le barriere non chiuderebbero il traffico in maniera completa, ma parziale, e potrebbero creare dei percorsi a zin zag per contrastare un eventuale attacco terroristico come quello avvenuto a Barcellona. Il tavolo tra prefettura e Comune di Roma avrà anche il compito di valutare l’impatto sulla viabilità determinato dall’installazione delle nuove barriere che integreranno i presidi delle forze dell’ordine. Presidi che potrebbero anche essere incrementati nei punti sensibili.
Oltre a Roma sono stati predisposte dal prefetto Paola Basilone pattuglie di militari dell’esercito sul lungomare di Anzio e di Nettuno.
Per il resto si conferma il piano sicurezza tutt’ora vigente a Roma con il rafforzamento del presidi nei luoghi considerati in questa fase più sensibili come le ambasciate spagnole. Inoltre una stretta con controlli maggiori su veicoli come camion e Ncc che accedono al centro storico.
Infine la mappatura degli eventi di pubblico spettacolo. La prefettura si era portata avanti col lavoro acquisendola dal Comune già a inizio luglio e definendo l’adeguata misura di sicurezza per ogni concerto, spettacolo o mercatino in città stilando un elenco di parametri - preso a modello dal Viminale i tutta Italia - con cui valutare il grado di pericolosità.
LE RISPOSTE DEI ROMANI
L’Isis minaccia di arrivare a Roma e gli italiani cercano di esorcizzare la paura dell’allerta terrorismo con ironia. Al Washington Post non è sfuggita la lunghissima serie di battute su Twitter postate sotto l’hashtag #We_Are_Coming_O_Rome creato dai jihadisti. Ecco allora che tanti romani consigliano agli uomini del Califfo di non scegliere l’ora di punta per l’attacco: troppo alto il rischio di finire imbottigliati nel traffico del Grande Raccordo Anulare.C’è chi chiede di "portare la sigarette perchè costano di meno" e chi consiglia ai terroristi di "evitare di prendere i mezzi pubblici perchè sono sempre in ritardo". Un altro: "Coi cammelli sui sampietrini ve ce vojo vede’". Qualcuno dà anche dei suggerimenti su dove gustare i piatti della tradizione romana. Insomma, anche così si esorcizza la preoccupazione. Anche se la battuta più amara è quella sotto una foto della Barcaccia di piazza di Spagna violata dai teppisti: "Purtroppo per l’Isis, i tifosi del Feyenoord sono arrivati prima" (foto da Twitter)
CORRIERE.IT
Svolta nelle indagini sugli attentati di Barcellona e Cambrils: i Mossos d’Esquadra, la polizia catalana, ora ipotizzano che sia stato Younes Abouyaaqoub, un marocchino di 22 anni in fuga in Francia, l’autista del furgone bianco che ha seminato la morte sulla Rambla giovedì pomeriggio. Finora il più forte sospettato come autore materiale della strage era stato il 17enne Moussa Oukabir, uno dei cinque terroristi uccisi dalla polizia nella notte tra giovedì e venerdì nel nuovo attacco portato nella cittadina di Cambrils.
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Oltre confine con una Renault Kangoo
Invece i sospetti ora si concentrano su Younes Abouyaaqoub: il suo nome era apparso in una lista di quattro principali sospettati diffusa anche in Francia. Gli inquirenti ritengono che Younes abbia già varcato la frontiera. Un agente della Sicurezza francese ha detto che la polizia spagnola sta ricercando un furgone Renault Kangoo noleggiato dai terroristi in Spagna giovedì che potrebbe aver attraversato il confine con la Francia.
Gli investigatori hanno individuato una cellula di 12 giovani radicalizzati di origine marocchina, che vivevano nella cittadina catalana di Ripoll.
Dei 12 della banda, cinque sono stati uccisi a Cambrils, due sono morti nell’esplosione di Alcanar e quattro sono stati arrestati.
Dei cinque terroristi uccisi a Cambrils tre sono stati identificati: oltre al 17enne Moussa Oubakir, Mohamed Hychami, 24 anni, e Said Aallaa, 18. Tutti di origini marocchine e tutti residenti a Ripoll, nel nord della regione. I terroristi avevano occupato una casa abbandonata a Alcanar 200 chilometri a sud di Barcellona, dove stavano preparando gli ordigni per una serie di attacchi nella capitale catalana. Una esplosione accidentale mercoledì notte ha però sconvolto i loro piani di morte.
Il ruolo dell’imam
Si indaga intanto anche sul ruolo di Abdelbaki Es Satty, un imam radicale di Ripoll, la cittadina da cui provenivano gran parte dei terroristi della cellula. Potrebbe essere lui la mente degli attacchi. La sua casa è stata perquisita, secondo i media iberici la polizia sta effettuando il test del dna per valutare se sia uno dei due morti nell’esplosione di mercoledì notte nel covo della cellula terrorista ad Alcanar. L’imam, 40 anni, ha lasciato l’incarico qualche mese fa e risulta irreperibile, secondo alcune fonti avrebbe detto ai conoscenti di volersi recare in Marocco dove si trovano la moglie e i figli.
Lo scontro fra governi
E sulla cellula terrorista divergono le versioni fra governo iberico e catalano. Sabato il ministro dell’Interno spagnolo Juan Ignacio Zoido aveva annunciato che la cellula era stata «completamente smantellata». Versione però smentita dal ministro dell’Interno catalano Joaquin Forn. «Ci sono ancora due o tre persone ricercate» ha precisato quest’ultimo, per sottolineare che le indagini sono ancora lontane dalla conclusione.
L’Isis: ora tocca all’Italia
Nel pomeriggio l’Isis con un messaggio sul web ha fatto sapere che il prossiomo obiettivo dei loro attacchi sarà l’Italia. E’ quanto ha reso noto l’agenzia americata Site, che monitora l’attività sul web dei jihadisti.
Terza vittima italiana
Procede l’identificazione delle vittime e spunta un altro nome italiano: Carmen Lopardo, 80 anni, da più di 60 residente in Argentina, originaria della provincia di Potenza, è tra le vittime dell’attentato di Barcellona. Lo rendono noto fonti argentine. In una nota, il ministero degli Esteri argentino ha trasmesso le condoglianze «alla famiglia della signora Carmen Lopardo, 80 anni, cittadina italiana residente nel nostro paese da più di 60 anni». «Nel momento del tragico attentato, la vittima si trovava a Barcellona da turista», ha precisato il ministero, che sottolinea «la ferma condanna dell’Argentina al terrorismo in tutte le sue manifestazioni».
Il presidente della Generalitat (regione) catalana, Carles Puigdemont ha riferito che dei 100 feriti ieri nell’attentato a Barcellona, 15 sono in condizioni disperate e 25 sono gravi. «Il terrorismo radicale islamico deve essere fermato con qualunque mezzo necessario»: lo afferma su Twitter Donald Trump. «I tribunali devono ridarci il nostro diritto di proteggerci», aggiunge il presidente americano, attaccando i democratici che usano la magistratura per frenare e ritardare le necessarie misure per la sicurezza.
È UNA DONNA IL POLIZIOTTO CHE HA UCCISO QUATTRO TERRORISTI
Una donna poliziotto, che da sola ha ucciso quattro dei terroristi che, dopo l’attacco a Barcellona, hanno cercato di colpire a Cambrils. Nessuno sa come si chiama, ma si sa che è una donna l’eroina della notte terribile della Spagna.
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Poche ore dopo che il furgone aveva travolto le persone nel cuore delle Ramblas, un altro gruppo di terroristi, cinque, a bordo di un’auto, avevano cercato di ripetere il copione a Cambrils. Volevano investire le persone, tra i bar ancora affollati. Poi il conflitto a fuoco con la polizia, quattro dei membri del commando uccisi, uno morto poco dopo. Un poliziotto del Mossos, il corpo di polizia catalano, è rimasto ferito. L’altro agente, una donna, ha sparato e ucciso quattro degli attentatori. La poliziotta ora sta ricevendo un sostegno psicologico, e pare le sia stato concesso un periodo di ferie. La sua identità non è stata svelata dai media spagnoli. Ma questa donna resta l’eroina in divisa, la donna che ha evitato che si ripetesse una strage come quella che poche ore prima aveva lasciato 13 corpi senza vita e oltre 100 feriti nel cuore di Barcellona. Il bilancio dell’ attacco a Cambrils è di una vittima fra i civili , sei feriti, e cinque terroristi morti.
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L’altro poliziotto eroe
Una donna in divisa come un uomo in divisa era stato protagonista a giugno, quando a essere finita sotto attacco era stata Londra: un furgone era piombato sul London Bridge e aveva travolto alcuni passanti. Poi lo schianto sulla Borough High Street e i tre attentatori che proseguono a piedi, armati di coltelli, colpendo chiunque si trovi nel loro raggio di azione. Il bilancio finale è di otto morti, oltre ai tre aggressori. Un poliziotto, agente della polizia dei trasporti britannica, aveva affrontato da solo i tre terroristi, armato solo di un manganello. Aveva riportato ferite al volto, alla testa e a una gamba.
LASTAMPA.IT
Avrebbe effettuato un viaggio in Europa centrale in primavera Abdelbaki El Satty, l’imam di Ripoll che si sospetta abbia radicalizzato e guidato i giovani della cellula terroristica che ha colpito la Spagna e che ora è al centro delle indagini sugli attentati. Secondo quanto scrive la Vanguardia, nel corso del viaggio l’imam «potrebbe essere entrato in contatto con elementi locali radicalizzati che lo avrebbero potuto addestrare tecnicamente a compiere gli attacchi». La notizia arriva menbtre l’incubo della Catalogna non è finito. Ci sarebbe un terrorista in fuga, due giorni dopo l’attentato della Rambla. Si tratta di Younes Abouyaaqoub, 22 anni, residente a Ripoll. L’aspetto più inquietante: non si esclude possa essere lui il conducente del furgone che ha ucciso quattordici persone sul viale più turistico di Barcellona. Secondo la polizia spagnola sarebbe in fuga in Francia.
Younes Abouyaaqoub, 22 anni
Intanto il ministro degli Interni spagnolo Juan Ignacio Zoido ha comunicato che la cellula jihadista responsabile della strage è stata «totalmente smantellata». Una versione però che è stata smentita dal ministro dell’Interno catalano Joaquim Forn: «Non voglio contraddire il ministro Zoido, però questa indagine è condotta dai Mossos d’Esquadra e ci sono vari canali di investigazione e lavori che non si danno per terminati».
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Nella notte, la polizia catalana ha proseguito i suoi sforzi: posti di blocco, perquisizioni e indagini senza sosta. Il nome dell’autista del mini van è al centro di un vero e proprio giallo: per tutta la giornata di ieri si è detto fosse Moussa Oukabir. Quando quest’ultimo è stato riconosciuto tra i morti dell’azione di Cambrils sono sorti i dubbi: è sempre lui? A quel punto sono partite voci e notizie incontrollate.
I mezzi di comunicazione davano notizie diverse uno dall’altro. Il comandante dei Mossos, la polizia catalana, ospite di Tv3 aveva dato il suo bilancio, aggiungendo: «Mi sembra difficile l’ipotesi che Moussa abbia commesso l’attentato di Barcellona per poi andare a Cambrils»: L’incubo insomma non è finito: «Finché non è nelle patrie galere io non starò mai tranquilla», diceva l’edicolante Jordi, che i morti li ha visti molto, troppo, da vicino.
Nella notte è stata confermata la morte di Carmen Lopardo, 80 anni, da più di 60 residente in Argentina, originaria della provincia di Potenza. In una nota, il ministero degli Esteri argentino ha trasmesso le condoglianze «alla famiglia della signora Carmen Lopardo, 80 anni, cittadina italiana residente nel nostro paese da più di 60 anni». Oggi Madrid ha deciso di non innalzare il grado d’allerta in Spagna, che rimane a livello 4: viene però rafforzato il dispositivo di sicurezza. A Barcellona, invece, è previsto un corteo contro il terrorismo.
Media spagnoli: il piano A era distruggere la Sagrada Familia
Il piano iniziale della cellula jihadista che ha colpito sulla Rambla prevedeva un attacco con tre furgoni carichi di esplosivo Tatp e bombole di gas per distruggere la Sagrada Familia, il celeberrimo tempio di Antoni Gaudì simbolo di Barcellona, scrive El Confidencial citando fonti delle indagini.
I jihadisti hanno dovuto rinunciare al loro “piano A” e ripiegare in tutta fretta sugli attacchi alla Rambla e a Cambrils dopo che mercoledì notte una esplosione probabilmente provocata da un errore nella manipolazione degli ordigni ha distrutto il covo di Alcanar.
Il piano iniziale prevedeva la preparazione nella base operativa di «enormi quantità» di Tapt, l’esplosivo dell’Isis detto anche «la madre di Satana» per la sua alta instabilità, nella base di Alcanar, che sarebbero state poi caricate sui tre furgoni noleggiati dal gruppo. L’obiettivo era «fare saltare in aria» il tempio emblematico di Gaudi, visitato ogni giorno da migliaia di turisti. Un atto che avrebbe avuto un’onda d’urto enorme in tutto il mondo. I preparativi per l’attentato erano nella fase conclusiva secondo le fonti citate da El Confidencial quando il covo è esploso. Fra le macerie sono stati ritrovati i resti di due persone.