La Stampa, 19 agosto 2017
Rivoluzione cinese in Costa Smeralda. I magnati si tuffano nella bella vita
Le signore più belle, questa volta, non hanno avuto per sè tutta la scena. La solita passerella degli abiti da sera griffati e dei gioielli più scintillanti è passata da subito in secondo piano. Le attenzioni di tutti, alla serata più attesa dell’estate, si sono rivolte immediatamente verso gli ospiti inattesi. Quelli che nessuno si aspettava di trovare in Costa Smeralda: i cinesi. Quelli ricchi: timidi sì, ma davvero molto ricchi. In Costa Smeralda, il 2017, è l’anno del loro debutto. Il battesimo della bella vita per una categoria di magnati che non ha mai amato la ribalta e si è sempre tenuta alla larga dal palcoscenico.
A Porto Cervo inizia ora la rivoluzione orientale. E la festa del Cala di Volpe, il super galà da 2.500 euro a persona (bevande escluse), è la prima dei magnati cinesi nel lussuoso teatro dei paperoni in vacanza. Quando si apre il sipario, prima ancora che Enrique Iglesias e i Black Eyed Peace salgano sul palco, la scena è più strana del solito. Tra gli altri spettatori di questa arena stellata, a due passi dal mare, c’è un po’ di stupore. Al centro del giardino c’è un grande tavolo con commensali che da queste parti non si erano mai visti. Facce sconosciute, a cui i gestori del resort dedicano grandi attenzioni. Ning, un signore di mezza età, preferisce raccontare poco di se: «Sono titolare di una società che si occupa di nuove tecnologie. Per la mia famiglia questa è la prima volta in Costa Smeralda. Abbiamo visto le immagini della Sardegna in televisione e abbiamo scoperto che l’Italia offre molto altro rispetto alle città d’arte».
Quelli che non conoscono l’ambiente, arrivano per primi. Quasi in anticipo. La festa non è ancora iniziata e loro devono guardarsi intorno. E subito dimostrano di essere un po’ a disagio. Non amano gli eccessi, questo si capisce già dall’abbigliamento. Ma sulla passerella d’ingresso di certo non sfigurano. Nel grande buffet ci sono anche piatti della cucina orientale ma loro non disdegnano l’aragosta e il pecorino. Bevono con moderazione e allo champagne preferiscono il vermentino di Gallura. Quando inizia il concerto e i decibel si innalzano all’improvviso loro sembrano più timidi degli altri. Ma almeno i più giovani, alla fine, si fanno coinvolgere. Vanno sotto il palco e si scatenano.
I russi e gli arabi, che da queste parti sono sempre stati i re delle migliori serate, osservano la scena con diffidenza. Forse con un pizzico di fastidio. Ma d’altronde le vacanze sono il riflesso dell’andamento dell’economia internazionale. E i cinesi non potevano che “invadere” anche il palcoscenico scintillante della Costa Smeralda. Da queste parti, in realtà, si augurano che l’invasione del 2017 possa rappresentare solo la prova generale di un flusso turistico con ampie prospettive. «Se è vero che questa zona della Sardegna rappresenta l’attrazione estiva per i più ricchi del mondo, noi non potevamo che aspettarci l’arrivo dei cinesi – commenta l’amministratore delegato del Consorzio Costa Smeralda – Non è un fenomeno casuale, ma frutto di precise strategie di marketing, sulle quali continueremo a fare grossi investimenti. Punteremo a sviluppare un nuovo mercato: una delle economie più forti al mondo non potrà che darci grandi soddisfazioni».
I primi che hanno sperimentato la vacanza in Gallura sembrano felici e pronti ad alimentare il passaparola. «I cinesi non sono grandi amanti del mare – ammette la moglie dell’industriale delle nuove tecnologie – Ma questa è un’esperienza che va oltre il sole e il mare: è un sogno. Torneremo, sicuramente torneremo in tanti».
***
Il direttore del grand hotel: «Poco mare e molto shopping. Spese pazze per la buona cucina»
Per ora li studia. Cerca di capire i loro gusti e le loro aspettative. E, soprattutto, cerca di infrangere quel muro di riservatezza che gli ospiti cinesi hanno innalzato fin da quando sono arrivati in hotel. Franco Mulas è il manager della catena alberghiera americana che in Costa Smeralda gestisce gli hotel extralusso. La scommessa di convincere i cinesi a venire al mare è tutta sua. E per ora la sta vincendo. Ma prima c’è da capire se i primi gruppi arrivati in Sardegna torneranno a casa soddisfatti dell’esperienza. Poi si dovrà avviare una grande operazione di marketing. E organizzare i flussi turistici. Le premesse sono buone: la vita della Costa Smeralda riscuote già un certo successo.
Cosa differenzia gli ospiti cinesi dagli altri ricchi che frequentano le vostre strutture?
«Stiamo ancora cercando di capire i loro gusti, per affinare la nostra offerta. Sono persone molto discrete, ma questo lo sanno tutti. Non esternano mai le loro impressioni. Possiamo dire che sono ospiti silenziosi e discreti, amanti della tranquillità che soltanto la Costa Smeralda è in grado di offrire. Di certo non ostentano la loro ricchezza e non sono amanti degli eccessi».
L’esatto contrario dei russi, dunque?
«Sui russi circolano troppi luoghi comuni. I nostri ospiti non hanno necessità di fare vanto della loro ricchezza e non è vero che fanno una vacanza all’insegna degli eccessi. Loro hanno solo una pretesa: avere il mare a due passi dalla camera. Vengono qui per godersi il sole e il mare».
I cinesi, invece, come trascorrono la loro giornata?
«Li vediamo poco, in verità. Non tutti vanno al mare. Durante la giornata è difficile incontrarli. Con il mare e il sole hanno un rapporto un po’ strano. Diciamo che sono diffidenti. Sono molto amanti dello shopping e della buona cucina. Ogni giorno vanno a fare compere nelle boutique di Porto Cervo e la sera scelgono i migliori ristoranti. Per la tavola e la moda diciamo che non badano a spese».
Chi sono i vostri ospiti cinesi?
«Di loro sappiamo davvero molto poco. Noi siamo abituati a fare troppe domande, ma loro non sono amanti delle chiacchiere. Sono molto riservati, non ci raccontano neanche di cosa si occupano. Molto cordiali, ma preferiscono trascorrere il tempo libero tra loro».
Credete che il turismo cinese possa offrire nuove opportunità alla Costa Smeralda?
«Ci crediamo e in autunno assumeremo personale specializzato per esplorare quel mercato. Noi ci crediamo, anche perché i potenziali clienti sono davvero tantissimi. L’obiettivo è far conoscere il nostro prodotto in Asia, ma sono certo che tutto ciò che la Sardegna è in grado di offrire può bastare per convincere tanti nuovi potenziali clienti».