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 2017  agosto 19 Sabato calendario

Intervista a Germano Dottori: «La nostra ricetta funziona bene. Ma esiste una zona grigia pericolosa»

Germano Dottori, docente di Studi strategici all’università Luiss, come si combatte il terrorismo islamista?
«Riprendendo una classificazione di scuola francese, ci si muove su due piani distinti che pure si compenetrano: il controterrorismo e l’antiterrorismo. Per esemplificare, il controterrorismo, è l’insieme di azioni politiche e comunicative che serve a disincentivare un terrorista. L’antiterrorismo sono le operazioni di polizia e di intelligence che devono impedire o quantomeno minimizzare gli effetti di un atto terroristico».
E in Italia come ci comportiamo?
«Direi benissimo sul piano del controterrorismo: sono molti anni, pur nell’avvicendarsi dei governi, che si sta attenti a non scatenare attriti particolari. Perfino quando siamo andati in Iraq, ai tempi del governo Berlusconi, abbiamo avuto attenzione a tenere un profilo basso. Gli altri fanno le guerre, noi le operazioni di pace. Abbiamo anche fatto le nostre scelte di campo, vedi il sostegno alle milizie di Tripoli, vicine ai Fratelli musulmani. E i risultati finora sono stati buoni».
Quanto all’antiterrorismo?
«Molti gli espulsi. Molti i gruppi arrestati. E poi c’è il lavoro di intelligence, su cui è bene sorvolare, ma è evidente che abbiamo trovato solide alleanze nel mondo islamico e orecchie sensibili. In Italia, a differenza di altri Paesi europei, le moschee non sono off-limits per i nostri investigatori. Anzi. Ho partecipato a un incontro con gli imam dell’Ucoii in cui essi per primi si lamentavano perché i fanatici tengono lontano dai luoghi di culto le persone normali. Gli stessi musulmani moderati si sentono minacciati. Un’area grigia esiste, è inevitabile che sia così. Fondamentale è che sia tenuta sotto controllo: con gli infiltrati, gli informatori, le microspie. Con la consapevolezza che le maglie possono essere strette quanto si vuole, ma una falla c’è sempre».
A questo punto siamo l’unico grande Paese europeo che l’ha scampata. Un caso o siamo più bravi degli altri?
«Che Francia o Gran Bretagna fossero più esposti, per tanti motivi, si sapeva. Mi colpisce molto l’attentato in Spagna, però, perché anche loro, come noi, avevano fatto le medesime scelte di controterrorismo. Sarà fondamentale capire che cosa ha scatenato la furia bestiale che si è vista a Barcellona per prendere le contromisure».