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 2017  agosto 19 Sabato calendario

Matilde Gioli: «Detesto gli uomini troppo curati»

Matilde Gioli ha uno sguardo chiaro che fulmina: «Visto che acconciatura?». Si aggira sul set di Cose che succedono con i bigodini in testa ed è perfetta. Sono bastati quattro anni per trasformare la studentessa che faceva piccoli lavoretti (ripetizioni di latino e greco, baby sitter, barista) in una delle giovani attrici più richieste. Quattro anni in cui la gioia più grande, scoprire di poter fare un mestiere che mai immaginava fosse il suo, si è intrecciata nel 2013 col dolore più profondo, la perdita del padre. Lanciata da Paolo Virzì con Il capitale umano («studiavo Filosofia, ho fatto il provino spinta da mia madre che aveva visto l’annuncio: cercavano comparse. Le era sembrata l’occasione perfetta per pagarmi le multe»), premio Biraghi come miglior attrice esordiente, appare in Gomorra diretta da Francesca Comencini, poi i film di Riccardo Milani, Gaioni, Chiesa, Francesco Ghiaccio D’Alatri, Silvestrini, e la serie Di padre in figlia. Fabio Fazio la chiama come valletta a “Rischiatutto”. Adesso è la sorella saggia di Stefano Fresi, Libero De Rienzo e Lino Guanciale in Cose che succedono, la commedia di Augusto Fornari (che uscirà a novembre), in cui quattro fratelli decidono di vendere la villa di famiglia mentre il padre (Luigi Diberti) è in coma. «Fanno male i conti, il padre si risveglia e per riprendersi, i medici consigliano di portarlo nella sua casa. Così fingiamo che la villa non sia mai stata venduta e iniziamo a recuperare mobili, cimeli di famiglia e persino il cane…». Ha capito subito che il film di Virzì le avrebbe cambiato la vita? «Veramente no. Arrivavo dal nulla, non ho realizzato neanche la portata del film, non sapevo bene neanche chi fosse Paolo Virzì, ho affrontato tutto con leggerezza», racconta «poi hanno cominciato a cercarmi, la mia vita è cambiata ma non c’è stato stravolgimento. Non saprei come spiegarlo, è cambiata la percezione di me: ho scoperto di saper fare una cosa, che potevo interpretare dei ruoli e ho accettato l’idea di diventare attrice. Ma non ho studiato recitazione, ho imparato il lavoro sul set. Mi emozionavo di più quando facevo nuoto sincronizzato, sul set no». Milanese, 27 anni, Gioli racconta con rimpianto di aver conosciuto «le felicità di una famiglia perfetta». Sul suo what’s app c’è un cuore e la scritta: papà. «Faceva il dentista. Si divertiva a fare il pane in casa, ma senza impastatrice, ci portava in montagna, era innamorato della vita e ce l’ha fatta amare. Il dolore ti fa crescere in fretta, dovrò fare i conti con l’assenza di mio padre per tutta la vita, ma so che sarebbe fiero di quello che sto facendo». Laurea in Filosofia (con tesi sull’Etica Nicomachea di Aristotele), curiosa del prossimo, Matilde è riflessiva e passionale. L’altra Matilde, quella truccata che sfila sui red carpet, le strappa un sorriso: «La bellezza? A casa si puntava su altre cose. Le foto, gli eventi di moda, fanno parte del lavoro ma non mi danno grande soddisfazione. Questione di carattere, neanche da piccola aspiravo a fare la principessa. Non voglio esprimere un bel volto ma i sentimenti. Mamma è presente ma con delicatezza, sa che sono grande ma quando ho bisogno c’è sempre, certe dinamiche del cinema devo ancora capirle». Nella sua nuova vita si è sentita sola? «Diego Abatantuono è diventato subito un grande amico, vado a vedere le partite a casa sua, la mia sorellina e suo figlio sono amici. Faccio tesoro delle cose che mi dice, dal punto di vista umano e professionale mi ha sempre dato i consigli giusti». La parola “famiglia” ricorre spesso nella conversazione: «Il futuro? Sono selvaggiotta e voglio essere una mamma selvaggiotta» spiega Gioli «ho un forte senso della famiglia, intesa come senso della vita. Non ho dubbi sul futuro: voglio fare la mamma. Lo sono stata per i mie fratelli, ho un forte senso materno». Il capitolo “uomini” scatena ilarità. «I filtri nei rapporti mi hanno stufato. Più sovrastrutture si levano e meglio è: è più facile parlare da cuore a cuore, no?, invece che disastro… Sogno un uomo forte, la chiarezza dei ruoli. Non è solo colpa loro se sono diventati così, le donne decidono tutto e sono rimasti spiazzati. È una società liquida, no? Detesto l’uomo che si cura, no, non ce la posso fare. Possiamo essere splendidi amici ma non scatta l’attrazione». Doccia e shampoo glieli concede? Ride. «Sì ma solo quelli».