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 2017  agosto 15 Martedì calendario

Il Giappone cresce più di Stati Uniti ed Eurozona

Non poteva arrivare una notizia migliore per il premier Shinzo Abe: nel momento delle massime difficoltà politiche del leader sulla scia di alcuni scandali, l’economia giapponese torna a brillare – espandendosi a un ritmo superiore a quello degli Usa e dell’Eurozona – grazie a una solida ripresa della domanda interna. È il tassello che finora era sempre mancato all’Abenomics, i cui relativi successi erano stati per lo più connessi alle spinte all’export e alla Borsa determinate da una politica monetaria ultraespansiva e dal conseguente yen debole.
Secondo i dati preliminari, nel trimestre aprile-giugno il Pil reale è cresciuto ben oltre le aspettative a un tasso annualizzato del 4% (+4,6% il Pil nominale), pari a un +1% sul trimestre precedente: si tratta della migliore performance da oltre due anni, che suggella il più lungo periodo di espansione da oltre un decennio (sei trimestri consecutivi con il segno positivo). Il governo ha inoltre rivisto al rialzo le stime sul primo trimestre 2017 a un +1,5% annualizzato dal precedente +1%. Una notizia accolta con favore anche dai mercati internazionali: sulla scia dei dati di Tokio, e in attesa del Pil dell’eurozona, ieri hanno rimbalzato tutte le Borse europee.
Il risveglio della domanda interna è evidenziato dall’aumento dello 0,9% sul trimestre precedente dei consumi privati e del 2,4% degli investimenti delle imprese, a fronte di un rallentamento dell’export. Si sono fatti sentire anche gli effetti della manovra di stimolo varata lo scorso anno, con il ritorno in positivo del contributo derivante dagli investimenti pubblici. Sono in gioco anche le risorse pubbliche e private impegnate in vista delle Olimpiadi del 2020.
Oggi il premier Abe non potrà comunque festeggiare troppo il Ferragosto locale (la festività di Obon, tra le più importanti dell’anno) a causa delle tensioni internazionali sulla Corea del Nord, che tra l’altro hanno contribuito ieri a far scendere la Borsa giapponese ai minimi da tre mesi e mezzo (con un calo di circa l’1% dell’indice Nikkei): gli investitori temono che Pyongyang possa lanciare un altro missile per festeggiare a suo modo il Ferragosto (anniversario della liberazione nazionale dal giogo giapponese) o un’altra ricorrenza militare in vista per il 25 agosto, senza contare che il 21 agosto iniziano grandi manovre congiunte tra le forze armate sudcoreane e statunitensi. I timori si concentrano sul possibile lancio di un missile di medio raggio da parte della Corea del Nord verso l’isola di Guam, territorio americano nel Pacifico Occidentale, e sede di un’importante base militare Usa, provocazione contro la quale gli Stati Uniti potrebbero reagire innescando un conflitto su grande scala nella penisola.
Per quanto gli ultimi dati autorizzino un certo ottimismo sulla terza economia mondiale, resta in sospeso il terzo elemento necessario per spronare un circolo virtuoso di consumi e investimenti: il radicamento di congrue aspettative di inflazione. Non a caso la Banca del Giappone è rimasta ormai una eccezione tra i grandi istituti centrali nel non dare ancora alcun segnale di orientamento verso una futura riduzione degli stimoli all’economia, dopo aver rinviato per la sesta volta la tempistica per il raggiungimento del suo target del 2% sui prezzi al consumo. Aumentano però gli analisti che esprimono fiducia nel fatto che il forte irrigidimento del mercato del lavoro stia cominciando a produrre effetti positivi sul fronte di salari e consumi.
«Il Paese si sta muovendo a un passo più rapido verso una fuoriuscita totale dalla deflazione – osserva Takuji Aida, capo economista Japan di SocGen – secondo il quale l’inflazione supererà finalmente l’1% il prossimo anno, agevolata dalla volontà della BoJ di mantenere il programma di ampi stimoli anche in presenza di robusti miglioramenti dell’economia. Il che, tra l’altro, contrasta le spinte rialziste sullo yen legate alle crescenti tensioni geopolitiche.