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 2017  agosto 15 Martedì calendario

Susanna Proietti: «Gigi, un papà in camicia da notte»

Il suo «papieruzzo» l’ha sempre condiviso a malincuore. «I miei primi ricordi sono tutti uguali: io, mia madre e mia sorella sedute in prima fila, e a fine spettacolo una coda di persone adoranti che volevano stringergli la mano. Mi dava fastidio, a più di uno avrei dato un morso. Faceva strano perché dentro casa eravamo una famiglia normale, ma quando uscivamo eravamo circondati da scocciatori, dal mio punto di vista, che volevano l’autografo».
Susanna Proietti si arrende alla sincerità nel soggiorno romano di Tre Tredici Trentatre, la casa di produzione del padre Gigi. «Il nome è una sua idea: ama scioglilingua e giochi di parole». Trentanove anni da compiere a settembre, a differenza di Carlotta, l’esuberante sorella minore che fa la cantante, ha scelto da subito di stare un passo indietro. E se pure qualche volta ha calcato il palcoscenico accanto al padre (l’ultima volta nel varietà Cavalli di battaglia andato in onda su Rai 1 tra gennaio e febbraio), di mestiere fa la costumista e la scenografa. Dietro le quinte, insomma. Timidissima, pesca a fatica tra i ricordi: in fondo anche questa intervista è una piccola invadenza, come ricorda il piccolo cane maltese che abbaia infastidito ogni cinque minuti.
«Ho imparato ad accettare il ruolo pubblico di mio padre, ma non è stato sempre facile. Ricordo una vacanza a Parigi, dove credevamo che nessuno avrebbe fatto caso a noi. E invece un gruppo di turisti lo riconobbe e ci raggiunse, senza la delicatezza di pensare che per noi era un momento privato». Di vacanze, però, ce ne sono state tante altre, e belle. «Come quella in Egitto, al Cairo, a vedere le Piramidi. Quando siamo noi quattro ci divertiamo molto, amiamo prenderci in giro, scherzare. Mio padre fa una battuta dietro l’altra. Poi ama disegnare, fa vignette e caricature. Allora si divertì a riempire un quaderno mio e di Carlotta: Tutankhamon divenne Tutancamion o Tutancarmen».
Quella delle illustrazioni è più di una mania. «Quando sta al telefono disegna sempre. Mamma (Sagitta Alter, ndr ) è molto scrupolosa e conserva tutto: sarebbe bello un giorno fare una mostra, come Fellini, anche se quelle di papà non sono scenografie, ma caricature. Ogni tanto me ne mostra una che ha fotografato con il telefonino e io devo indovinare di chi si tratta. Indovino sempre».
I momenti privati sono gesti semplici. «I cruciverba della Settimana Enigmistica fatti insieme a Ponza, d’estate. O le ore spese con il gioco del Tangram, componendo e scomponendo figure geometriche». Della quotidianità fanno parte i silenzi a colazione. «Lui dorme fino a tardi e da quando sono piccola e mamma ci preparava ricche colazioni svedesi, con pane nero, uova sode e pasta di caviale, l’imperativo è sempre stato di fare piano». Gigi Proietti anche adesso non va mai a letto prima delle 4 del mattino. «Quando fa uno spettacolo è la norma, perché poi c’è la cena con la compagnia, in lunghe tavolate: è molto generoso, ama intrattenerli. Pure oggi, che non vivo più con i miei genitori, ogni tanto mi scordo che non devo chiamare prima di pranzo».
L’immagine di suo padre al risveglio è buffa e inedita. «Indossa spesso una camicia da notte a quadretti, la vestaglia, le pantofole. Si alza tra mezzogiorno e l’una e ciondola così fino alle quattro, quando comincia a carburare. Telefona, legge, scrive, disegna, suona la chitarra. Sulla chitarra, ci sarebbe tanto da dire: se la sera ci sono degli amici, starebbe a cantare fino alle sei, ma quelli non resistono!». Per lei è stato naturale assistere al via vai di personaggi come Renato Zero, Maurizio Nichetti, Vittorio Gassman, Peppino Di Capri. «E arrivava il momento in cui davanti ad amici e parenti introduceva me e mia sorella: “Adesso, a grande richiesta, Carlotta e Susanna canteranno Picca Picca Picca...”, che poi sarebbe Pick a bale of cotton, una sorta di gospel».
Severo non lo è mai stato. «Ma ogni tanto si sentiva in dovere di rimproverarci, più che altro per accontentare mamma». Soltanto sulle sigarette è stato rigido. «Una volta mi trovò che fumavo in casa con un’amica. Pensava che fosse una canna e si arrabbiò molto, su quello non transige». Di un buco rimasto su una porta di legno non ha ricordi esatti. «Se non che doveva essere la conseguenza di una brutta sfuriata». Il tratto distintivo di suo padre resta la maniacalità. «Sul lavoro dà tutto, è quasi ossessivo, ma non lo dico in senso negativo, è che non può fare altrimenti». Qualche volta finge di star male. «Penso sia una cosa scaramantica. Ma da poco ha fatto proprio arrabbiare mamma: a tavola aveva cominciato a dire: “Oddio oddio oddio ho un dolore forte al petto”. A lei prese un colpo. E lui dopo un po’: “No no, mi sa che è passato”. Mamma ci casca sempre». Si sposeranno mai? «Eh, sarebbe anche ora...».