Corriere della Sera, 15 agosto 2017
Offese ripetute o privacy violata sul web: tutte le strade per difendersi
1. Cosa fare se si è vittima di offese ripetute sul web?
Il primo consiglio è chiedere immediatamente la rimozione del contenuto offensivo. Facebook, Microsoft, Twitter e YouTube hanno sottoscritto un Codice di condotta per il contrasto dell’ hate speech, in base al quale si impegnano ad attivare all’interno di ogni pagina visualizzata degli appositi meccanismi di segnalazione e a verificare le richieste relative entro 24 ore.
2. È possibile ottenere tutela legale?
Sì, una tutela sia in sede civile che penale. Nel caso si ritenga di essere vittima di diffamazione è necessaria una denuncia. La diffamazione, infatti, è un reato procedibile a querela di parte – senza la quale la magistratura non può intervenire – e si hanno tre mesi dalla pubblicazione del contenuto potenzialmente diffamatorio per presentare querela alla polizia postale o all’autorità giudiziaria.
3. In quali alti casi la legge tutela la vittima?
Non solo la diffamazione, ma anche il trattamento illecito dei dati personali – che l’articolo 167 del Codice della privacy (dlgs 196/2003) punisce con la reclusione fino a due anni – caso nel quale ricade anche la diffusione di immagini, foto e video, senza il consenso dell’interessato o per la quale il consenso sia cessato.
4. Come difendere la privacy?
Tutti hanno diritto alla tutela della propria sfera intima e oltre a denunciare la diffusione illecita, ad esempio, delle proprie immagini è possibile ricorre al Garante della Privacy e chiedere, con un esposto, la rimozione d’urgenza, la cancellazione del contenuto. Il Garante ha attivato procedure rapide e di fronte alle segnalazioni dell’autorità, i gestori dei siti sono più «motivati» a rimuovere i contenuti.
5. Notizie imbarazzanti, esiste il diritto all’oblio?
Può essere considerato contenuto offensivo sul web anche una notizia vecchia, falsa e non rettificata. La Corte Europea per i diritti dell’Uomo ha stabilito che sussiste nei confronti dei motori di ricerca, come Google, l’obbligo di rimozione. Anche in questo caso Google consente procedure d’urgenza.