Dieci anni di Repubblica, 8 dicembre 1977
Non si tratta così un segretario
Sono un assiduo lettore de la Repubblica, e un vecchio militante comunista. Mi sono sentito ferito, offeso, dalla vignetta di Forattini, sul numero del 4 dicembre, in cui si ritrae un Berlinguer in pantofole e vestaglia, tappato in casa e infastidito dal rumore, che pur gli giunge, della manifestazione dei metalmeccanici.
Oh, so bene che è molto «out» criticare un vignettista (in più sulla cresta dell’onda come il vostro), so anche che questa mia protesta può apparire commissionata (non sono forse lo «storicufficiale», come dice Lotta continua, del Pci?), né ignoro che, da qualche tempo in qua, i comunisti non hanno più lo stesso diritto di critica degli altri cittadini perché i loro rilievi diventano scomuniche e ostracismi.
Non me ne importa nulla. Protesto lo stesso, perché l’immagine che la vignetta, l’ennesima ma anche la più cattiva, offre del segretario generale del Pci è cosi profondamente falsa che va ben al di là di una critica politica o di costume.
Avete un’idea di che cos’è la vita di sacrificio, di passione rivoluzionaria, di tensione politica e morale, di un dirigente comunista come Berlinguer? Ormai questo gusto di deformare fino al grottesco la figura del dirigente comunista (e non è il caso soltanto di Berlinguer) sta diventando un fenomeno grave, in specie dinanzi ai giovani che non sanno, e credono davvero che Berlinguer, o Pecchioli, o Bufalini, siano dei borghesi che non hanno nulla a che fare con la classe operaia.
La colpa è anche del mio partito che non fa nulla, neppure rispetto ai proprii militanti, per ricordare e valorizzare biografie esemplari di uomini che da trentacinque anni o quarant’anni hanno legato, giorno per giorno, la loro vita a quella della causa dell’emancipazione dei lavoratori.
Mi si consenta, dunque, con questa lettera di sfidare tranquillamente ironie e sorrisini. Con auguri, senza congratulazioni, a Forattini.