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 2017  agosto 13 Domenica calendario

«Sono io la ragazza sul balcone simbolo della Sicilia grazie a Sellerio»

«Lo ricordo come se fosse ieri: ero sul balcone, come ogni domenica, vestita di tutto punto. All’epoca era questo il mio unico svago, ché mia madre contadina non mi faceva uscire: quindi il giorno di festa lo trascorrevo a guardare la gente transitare lungo la via Nazionale. Passò un automobilista, veniva da Randazzo, mi vide, frenò d’istinto, scese dall’auto, scattò. Gli sorrisi, credendolo un turista straniero, lui risalì sull’auto, ripartì senza dire una parola. Era Enzo Sellerio, il grande fotografo siciliano. Questa mia foto poi la videro anche in America, in Australia. Mi scrisse un mio fratello che sta a Nuova York: l’aveva scoperta in un libro». Rosa Maria Currenti ha 73 anni. Ne aveva quasi 18 quando Sellerio la colse sul balcone di casa sua, a Catena, una frazione di Linguaglossa, il paese sull’Etna. Nell’autunno del 1962 aveva battuto palmo a palmo i centri a corona del vulcano per un servizio che gli era stato commissionato dalla rivista Du, il sofisticato magazine fondato a Zurigo nel 1941; uscì nel 1964 con sedici fotografie sulla vita rurale in Sicilia: il reportage che lo consacrò. Sellerio aveva scoperto tardi la sua vera vocazione, di scrittore che si esprime per immagini. «In quegli anni papà era in stato di grazia», dice ora la figlia Olivia, felice per avere finalmente scoperto l’identità della donna sul balcone: «Quel viaggio nel cuore dell’Etna rappresenta forse il suo corpus più felice». Tre anni prima, nel 1961 aveva esordito per Du, con una serie di ritratti di Palermo. La casa editrice Sellerio, fondata con la moglie Elvira, sarebbe nata da lì a poco, nel 1969. La signora Currenti è piena di pudori mentre risale le scale che la riportano sul balcone, come in quel giorno lontano. È intimidita dal gesto. Dice, come per giustificarsi: «Allora ero bellina, portavo i capelli lunghi sciolti, la domenica ma bissavu: mi facevo bella», e c’è in lei un guizzo di vanità. Nel 1966 si sposò, emigrò come tanti, a Neuchatel, operaia alla Bulova («era bella e pulita la Svizzera, mi chiamavano madame, ho imparato il francese»). Per lunghi anni non seppe che la sua immagine veniva esposta nelle mostre o nelle antologie. Ignorava che in migliaia l’ammiravano come emblema della Sicilia. Finì persino sulla copertina dell’opera omnia di Enzo Sellerio, Fotografo in Sicilia, un libro venduto in molti paesi e c’è chi, su Amazon, lo offre a 750 euro. Anche Sellerio amava questa foto di una giovane immortalata come a chiave di violino, con quel ferro battuto sullo sfondo dei fili della luce. «Come un pentagramma, come un rimando a cose musicali», osserva Olivia. Poi un giorno, negli anni Ottanta, o erano i Settanta? – lei e il marito Giuseppe discutono a lungo sulle date – un compaesano la notò su un calendario del Parco dell’Etna e avvisò il marito della signora Currenti. «Dapprima rimasi interdetta, poi subito collegai l’istantanea al misterioso fotografo di quella remota domenica dei primi anni Sessanta». Non l’aveva mai dimenticato. «Anche noi ci siamo sempre chiesti che nome avesse, chi fosse», dice ora Olivia. Nella casa di frazione Catena ora vive il fratello, la famosa foto di Sellerio campeggia grande nell’atrio. Il servizio per Du è un miracolo di estetica fotogiornalistica. Il pezzo a corredo delle foto è siglato da M.G (Manuel Gasser). L’autore a Bronte si dice colpito dagli annunci funebri («per il mio caro sposo», «per l’amato fratello»); nota che l’Ape moto ha sostituito i carretti siciliani, pieni di disegni di Madonne, mentre a Randazzo, «la più bella città dell’Etna», c’è un solo albergo; a Belpasso assiste alla processione del santo con lo stupore che può cogliere uno svizzero alle prese con la sua prima festa religiosa. La foto della signora in quel numero però non c’è. Perché venne scartata? E tuttavia, quell’esclusione non fece altro che darle più forza evocativa man mano che gli anni passavano. Sono passati 55 anni, da allora. È contenta della sua vita? «Sì, ho avuto una esistenza felice, una bella famiglia: la famiglia è tutto», dice, cercando approvazione. Attorno a noi gli strati secolari di lava punteggiano la natura. Il paesaggio sociale in fondo non è molto cambiato, oggi come allora i giovani emigrano, i paesi si spopolano, i social hanno svuotato le piazze come luoghi di aggregazione. Lei e il marito sono rientrati in Italia nel luglio del 1976, subito dopo la nascita della figlia; lui ha lavorato come tecnico degli impianti sull’Etna, lei ha badato a casa. Ogni tanto l’istantanea esce su qualche giornale, anche straniero, come simbolo di un’epoca. Un gallerista svizzero ha rimesso in circolo, in una mostra, le foto della gente dell’Etna. «Non ho rimpianti. Ma avrei voluto conoscere Sellerio, ringraziarlo, mi aveva onorata; sarei voluta andare a Palermo, ma mio marito è un tipo schivo. Rinunciai a malincuore. Quando seppi che era morto, mi rattristai».