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 2017  agosto 13 Domenica calendario

Le ambizioni di Putin nel risiko libico

Il maresciallo Khalifa Haftar, che controlla gran parte della Libia orientale, è a Mosca da ieri. La Libia rappresenta sempre di più un obiettivo per le crescenti ambizioni russe in Medio Oriente e Nord Africa. Ma il presidente Vladimir Putin non ha ancora deciso cosa fare e quale sia il suo obiettivo finale. L’Europa può ancora spostare l’ago della bilancia della politica russa verso la pace o l’escalation. L’Italia su questo parte favorita. Il ministro degli Esteri Angiolino Alfano andò a Mosca per parlare di Libia già il 27 marzo, mentre i contatti con gli uomini del generale Haftar risalgono addirittura alla primavera del 2016. La Russia è naturalmente incline a sostenere il generale Haftar. La sua intransigenza anti-islamista lo rende un soggetto affidabile nella lotta al terrorismo. L’appoggio al generale rafforza inoltre le relazioni tra la Russia e il suo principale sostenitore, l’Egitto. Allo stesso tempo, dopo aver dimostrato a tutti la propria forza militare in Siria, giocare il ruolo dell’uomo di pace in Libia è importante per Putin, soprattutto in vista delle presidenziali 2018, ma anche per apparire come «colui che aggiusta quello che l’Occidente rompe», come dice la sua propaganda. La prima opzione a esser stata presa in considerazione a Mosca è stata quella bellica. Dal giugno 2016 Haftar e il suo inviato speciale Abdel Basit al Badri, l’ambasciatore libico in Arabia Saudita, sono stati spesso in visita ufficiale in Russia. Haftar chiede tre cose: sostegno politico per rafforzare la propria immagine di leader legittimo della Libia; appoggio nell’alleggerire l’embargo alle armi imposto dall’Onu; approvvigionamento di armi. Su quest’ultima questione, il Cremlino si è ufficialmente allineato all’Onu rifiutandosi. Tuttavia le armi russe vendute legalmente all’Egitto finiscono poi in Libia. Una soluzione che conviene a Putin perché l’Egitto, grazie al denaro saudita, è un cliente più affidabile di Haftar. Forze speciali di Mosca sarebbero inoltre impegnate a proteggere i tecnici russi coinvolti nella manutenzione degli armamenti dell’Esercito nazionale libico di Haftar. Allo stesso tempo la Russia tesse una rete di relazioni che include i rivali di Haftar. Il primo ministro Fajez al Serraj è stato ricevuto a Mosca, ma da rappresentanti minori del governo, così come una delegazione di Misurata composta tra gli altri da esponenti anti-Haftar. I russi hanno inoltre incontrato il Governo di salvezza nazionale, il terzo esecutivo libico accanto a quelli di Serraj e Haftar. È improbabile che Putin si faccia coinvolgere in un nuovo conflitto come in Siria. In futuro la qualità del sostegno russo ad Haftar potrebbe cambiare con un livello superiore di assistenza tecnica o armi più sofisticate fatte arrivare attraverso Il Cairo. È questa la linea “antiterrorismo” propugnata dal ministro russo della Difesa Serghej Shojgu. Ciò potrebbe incoraggiare Haftar a cercare la guerra, sebbene una sua rapida vittoria militare sia alquanto irrealistica. Più verosimilmente, Putin andrà avanti nel perseguire la propria politica ambigua: minimo ma determinante sostegno ad Haftar attraverso l’invio di armi tramite l’Egitto; attività diplomatica invitando, di tanto in tanto, leader libici a Mosca; la Libia usata come esempio negativo dei mali di un cambio di regime. Le ambizioni diplomatiche di Putin sulla Libia potrebbero essere sfruttate da quegli attori europei, come Italia, Francia e Regno Unito, che vogliono evitare un’escalation. Mosca vuole essere coinvolta nei negoziati internazionali sulla Libia come lo è stata in quelli sulla Siria o nel Quartetto per la pace in Medio Oriente. L’inclusione della Russia in un nuovo gruppo di contatto sulla Libia dovrebbe avvenire solo previo impegno russo a scongiurare l’escalation, a partire da una concreta riduzione delle forniture di armi. Il premio, e a Mosca già lo sanno, sarebbe una Libia pacificata che potrebbe ricominciare a comprare legalmente armi dalla Russia così come faceva ai tempi di Gheddafi. La Russia potrebbe avere un impatto sulle potenze regionali maggiormente coinvolte. Mentre gli Emirati Arabi Uniti premono Haftar verso Tripoli con l’obiettivo di sradicare la Fratellanza musulmana, gli egiziani potrebbero essere indotti da Mosca verso una politica più pragmatica volta a consolidare il controllo di Haftar sulla Cirenaica che è di loro più diretto interesse. Coinvolgere Mosca sul dossier libico è da diverso tempo un obiettivo italiano. Ma è un’opzione che presenta rischi. Spetta a Putin dimostrare di essere una risorsa per la stabilità piuttosto che un acceleratore delle velleità di Haftar, non certo un amico dell’Italia. L’autore è Senior Policiy Fellow sulla Libia dell’European Council on Foreign Relations