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 2017  agosto 13 Domenica calendario

Luca, l’avvocato travolto aspettando il verde. Il guidatore ubriaco e al telefono

Il telefono di Luca ha smesso di funzionare alle 8.47 di venerdì mattina. I vigili hanno trovato i pezzi dello schermo tra i sedili, il resto era sull’asfalto e in un boschetto di olmi venuto su quasi per caso in questa Milano che si perde nella campagna, tra prostitute nigeriane, discariche e zanzare. Ad attraversarlo uno stradone a tre corsie per senso di marcia, dove si superano facilmente i settanta all’ora, tanto che il Comune ha deciso da tempo di installare due autovelox. Ma saranno operativi solo in autunno. La fidanzata di Luca lo aspettava a «Metanopoli», il quartiere-città di San Donato Milanese voluto da Enrico Mattei, e sede dell’Eni, dove entrambi lavoravano. Luca Andrea Latella, 31 anni, era diventato avvocato nel 2012. Era stato assunto da Eniservizi perché esperto di gare d’appalto e contratti. Lei, la fidanzata con la quale da un po’ aveva iniziato a convivere, lo attendeva davanti al bar. Appuntamento per la colazione, alle nove, poi su in ufficio. Ma Luca non arrivava e lei ha iniziato a telefonare a un numero sempre muto. A un cellulare esploso mentre la Mini Minor di Luca Latella veniva investita e distrutta da un minivan pesante tre volte tanto guidato da un uomo ubriaco che dice di non essersi accorto di quel piccolo puntino verde fermo nella corsia centrale davanti a un semaforo rosso tra via Virgilio Ferrari e via Campazzino.
Babbio Alexander Mendoza Vivanco, peruviano di 34 anni, stava tornando a casa. A Locate Triulzi, meno di cinque chilometri da Milano, dove lo aspettavano la compagna e la sua bambina. Aveva bevuto per tutta la notte, insieme agli amici. Era ubriaco (con un tasso alcolemico di 1,1) quando i vigili lo hanno fermato dopo l’incidente. E ha raccontato di non aver visto la macchina del giovane avvocato perché in quel momento il cellulare che teneva vicino al cambio s’era messo a suonare, e lui aveva smesso di guardare la strada.
Mendoza Vivanco è stato arrestato per omicidio stradale aggravato dallo stato d’ebbrezza e dalla velocità. È in carcere a San Vittore, e il pm Sara Arduini ha chiesto oltre alla convalida dell’arresto anche l’emissione di una misura cautelare. L’investitore di Luca è recidivo: nel 2010 la polizia stradale di Lodi gli aveva ritirato la patente per sei mesi. Il Mercedes Vito che guidava ha targa tedesca ed è intestato a una società straniera ora al centro delle indagini della polizia locale. Il sospetto è che possa essere un mezzo usato da tassisti abusivi. Mendoza ha raccontato di averlo avuto in prestito da un amico. Lui ha una quarantina di auto intestate e ha detto di mantenersi comprando e vendendo macchine su Internet. Ma potrebbe essere solo un prestanome.
Di Luca Latella resta invece l’immagine di un lenzuolo accanto ai resti di una macchina quasi spezzata a metà dall’impatto, con le ruote posteriori schiacciate contro i sedili del guidatore e del passeggero. I Vigili del fuoco lo hanno estratto dall’abitacolo quando già non respirava. Era nato a Civitanova Marche, poi nel 1989 il trasferimento a Milano insieme alla famiglia da Porto Sant’Elpidio. Il padre aveva uno studio legale, la madre è scomparsa cinque anni fa. Era figlio unico. Aveva studiato giurisprudenza alla Bocconi, poi la pratica legale e il tirocinio da un notaio. Infine quel posto all’Eni. Dove lo aspettava la fidanzata. In un venerdì d’agosto, da passare in ufficio.