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 2017  agosto 12 Sabato calendario

«La mia famiglia in uno spot senza nostalgia». Oliviero Toscani autore e testimonial degli scatti per la campagna che rilancia il marchio Best Company

La fine degli anni ’70 e il decennio degli ‘80 furono un periodo di grazia per la moda italiana. Accanto ai grandi nomi del Made in Italy nacquero fenomeni di abbigliamento e costume capaci di appassionare intere generazioni. Uno di questi fu Best Company, idea originale di Olmes Carretti, creativo e imprenditore fuori dalle regole. Le felpe ricamate del marchio appassionarono tanto i mitici paninari quanto i consumatori più borghesi. A sorpresa, oggi Best Company ritorna per diventare un’intera linea di abbigliamento maschile e femminile. Il debutto del progetto ha un interprete d’eccezione: il fotografo Oliviero Toscani, artefice degli scatti per il rilancio del brand, ennesima operazione di recupero di un marchio del passato. «Ma non scambiatela per nostalgia, parola che io detesto», commenta Toscani. «Best Company non fu solo la divisa dei paninari ma qualcosa di libero e trasversale. Proprio per questo ho deciso di ritrarre tutte le generazioni della mia famiglia nella nuova campagna pubblicitaria. Ho 6 figli con 3 mogli diverse per un totale di 14 nipoti. Nessuno di loro ha un passaporto solo italiano. Mi piace la multiculturalità di questa famiglia senza confini». Multiculturalità e diversità: argomenti tornati di moda nelle sfilate e nelle campagne pubblicitarie degli stilisti. Un po’ meno nella politica italiana. «Che tristezza: molti italiani e troppi politici continuano a non capire quanto le ondate migratorie che arrivano da noi siano un tesoro, non una minaccia. I nostri giovani sono troppo buoni, troppo pazienti, troppo educati. Io non mi fido molto di chi ha più di trent’anni: di solito si accontenta di poco e poi se ne sta tranquillo sotto l’ombrellone. Meglio la rabbia di chi arriva su una barca. Del resto, penso che l’Africa sia il futuro. E che noi siamo un ponte. Se ci chiudiamo, perdiamo tutto». Provocatorio e senza regole, Toscani è stato famoso per aver da sempre scelto di lavorare con i giovanissimi. «È ancora così, forse anche peggio. Infatti penso che soltanto la generazione nata dopo il 2000 farà la vera differenza. La tecnologia non li avrà resi stupidi come invece ha fatto con gli altri che al contrario pensano di saperla utilizzare, quando invece ne sono sopraffatti. I social media, per esempio, fanno solo perdere tempo, sono violenti e non sono culturalmente educativi. I social sono tecnologia già vecchia perché il nuovo è altrove. Dove? All’MIT di Boston dove ogni anno spendo una settimana per confrontarmi con chi fa davvero ricerca tecnologica. Il resto è tutto vecchio e già sorpassato». E la moda? Non rischia di essere ancora più vecchia e sorpassata della tecnologia? «La moda, come tutto il resto, ha un solo, grande nemico: il marketing. Ieri, oggi, domani. Il marketing non investe sul rischio, non ha fantasia né immaginazione e infine produce crisi economica. Bisogna tornare ad avere coraggio e a essere radicali. Conoscere la storia resta fondamentale. Ma avere coraggio è tutto».