Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2017  agosto 12 Sabato calendario

Mps svaluta le sofferenze, conti in rosso per 3 miliardi

In rosso per 3,2 miliardi, la semestrale del Monte dei Paschi porta i segni della cura shock imposta da Bce e Commissione europea: le maxi-svalutazioni sui 26 miliardi di sofferenze che saranno cartolarizzate in autunno, i costi per la garanzia dello Stato sui bond emessi nei mesi scorsi per tamponare la crisi di liquidità, la dinamica ancora incerta di impieghi e raccolta, inevitabilmente segnati dal clima d’incertezza che ha circondato la banca negli ultimi mesi. 
In ogni caso i dati trimestrali approvati ieri dal cda della banca, a poche ore dall’autorizzazione giunta dalla Bce ad effettuare l’aumento di capitale che ha portato lo Stato al 52% (dato certificato Consob) sono in linea con le attese: tra aprile e giugno la banca ha perso 3 miliardi, sotto il peso di 4,2 miliardi di svalutazioni sui crediti in larga parte preannunciate; si tratta, infatti, dello sforzo condotto dalla banca per svalutare i 26 miliardi di sofferenze che ha in pancia al 21%, il prezzo che Atlante 2 è disposto a pagare nell’ambito della cartolarizzazione che partirà dopo l’estate. Il rosso del semestre ha fatto precipitare il capitale di vigilanza, cioè il Common equity tier 1 dall’8,2% di fine 2016 all’1,5%, ma con l’aumento a carico dello Stato e degli obbligazionisti l’altroieri è tornato al 15,4%, tra i più alti in Europa.
Il capitolo Npl 
Tornando alle sofferenze, alla presentazione del piano a inizio luglio, la banca aveva preannunciato svalutazioni per 3,9 miliardi, a cui si sono aggiunti altri 300 milioni evidentemente legati al resto del portafoglio dei crediti deteriorati. Per lo meno, ora che sono stati appostati gli accantonamenti necessari, la banca può cominciare a ragionare – seppur pro forma – come se le sofferenze non ci fossero più: in quel caso, spiega la nota diffusa ieri dal Monte, la quota dei crediti deteriorati netti sul totale degli impieghi scende dal 19 all’11,6%, mentre il Texas Ratio migliora da 145 al 97,5 punti. È questo, di fatto, il punto di partenza per la nuova banca di proprietà statale, che dal prossimo trimestre potrà iniziare la sua nuova vita appesantita da un socio come lo Stato (per di più desideroso di uscire il prima possibile, anche se ci vorranno anni) ma alleggerita di tutte le sofferenze, caso quasi unico nel panorama bancario italiano. 
L’andamento del business 
Certo come dimostra il piano al 2021 presentato dal ceo Marco Morelli, destinato a rimanere in sella, non sarà facile rimettere in carreggiata la banca: di dividendi non si potrà parlare finché a comandare sarà il Tesoro (così ha stabilito la Commissione europea), ma anche potendo ci sarà da aspettare almeno il 2019, primo anno in cui è previsto il ritorno all’utile. 
La banca, in sostanza, è ancora convalescente, e la prova è proprio nei conti del semestre. Al netto della perdita straordinaria sulle sofferenze si registra un margine d’interesse in calo del 12,7% sul 2016, «per effetto soprattutto della dinamica negativa degli attivi fruttiferi, in particolare degli impieghi commerciali». Anche le commissioni, da cui il settore in questa fase di tassi a zero trae le maggiori soddisfazioni, sono in calo dell’8,8%, e qui a pesare è un altro effetto della cura da cavallo subita dalla banca: le emissioni di 11 miliardi di titoli garantiti dallo Stato, che hanno consentito alla banca di rifinanziarsi sul mercato ma ora presentano il conto in termini di commissioni. Tra i conti, anche la beffa:i 30 milioni persi con la svalutazione di Atlante 1, il fondo di sistema pensato per salvare le banche in crisi a cui Siena 15 mesi fa aveva ritenuto di partecipare. 
Tra i dati positivi ce n’è uno straordinario, ovvero il beneficio fiscale di 510 milioni grazie alla recenti modifiche che hanno rimodulato in senso restrittivo l’Ace, la misura pensata per premiare gli imprenditori che investono nel capitale delle proprie imprese. E poi qualche segnale di vita, non scontato, dalla rete: tra gennaio e giugno, informa la banca, le nuove erogazioni di crediti a medio-lungo termine a famiglie e imprese sono state pari a 2,7 miliardi (più 700 milioni solo a luglio), mentre la raccolta diretta è in cresciuta di 2 miliardi su dicembre, «con una significativa crescita di conti correnti e depositi vincolati». 
Segnali, per quanto flebili. Non a caso ieri l’agenzia di rating Fitch ha elevato il rating della Banca portandolo a B: un livello ancora non investment grade (e quindi spazzatura), più basso di quello dello Stato (BBB) di cui è diventata una controllata.