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 2017  agosto 10 Giovedì calendario

Netflix rilancia sui contenuti originali e compra fumetti, registi e Letterman

Ogni volta che pensiamo di aver capito che cosa farà Netflix veniamo smentiti. Vediamo aumentare il numero di iscritti, che in tutto il mondo hanno superato i 100 milioni, e diamo per scontato che la piattaforma di streaming diminuirà i suoi debiti e che sceglierà diversamente come investire. Sbagliato. Perché gli impegni aumentano. Il Los Angeles Times li ha stimati – dividendoli in debiti a lungo termine e a breve termine – intorno ai 20 miliardi di dollari.
Miliardi, non milioni. In parte necessari per tenere attiva la macchina; in parte vitali per continuare a crescere, per potenziare la produzione di contenuti originali. Perché è su questo che si decideranno le sorti della partita e cambieranno le regole del mercato. Varranno ancora quelle dei vecchi canali via cavo e del cinema in sala? L’intrattenimento sarà un’altra cosa, nell’era di Netflix? Ci sarà un prima o un dopo?
In pochi giorni, si sono succeduti due degli annunci più importanti nella storia della piattaforma: l’acquisizione della Millarworld, e quindi di tutte le sue proprietà intellettuali, inclusi fumetti, eroi e storie; e il ritorno di David Letterman, il simbolo del «Late Show» americano, protagonista di una serie di sei episodi. Un’esclusiva.
Due mosse vincenti, da qualunque punto di vista le si voglia guardare, e anche, assennate: perché hanno preparato il terreno a un altro annuncio, stavolta della Disney, che ha deciso di lasciare Netflix (ma solo negli Stati Uniti, non nel resto del mondo; e continuerà il progetto condiviso della Marvel Tv) per avviare un servizio di streaming.
Le conseguenze le hanno subite un po’ tutti: Netflix che in Borsa ha perso quasi sei punti; e la stessa Disney che ne ha persi tre. Ma questo fa parte del gioco; fa parte di quella partita di cui parlavamo prima, una partita iniziata anni fa da Reed Hastings e dai suoi, volta a scardinare – e a distruggere, polverizzare – il mercato per come lo intendiamo. È una guerra. Né più, né meno. E ognuno, in questo momento, sta scegliendo le armi con cui combattere.
Netflix ha deciso di puntare su più contenuti originali – decisione sacrosanta, ma anche fisiologica. I contenuti più piccoli e meno costosi si stanno riducendo. Arrivano i grandi nomi. E mentre aspettiamo novità sul film di Martin Scorsese, in autunno toccherà a Bright, con Will Smith, un film che è costato tra gli 80 e i 100 milioni di dollari. Quindi sarà la volta delle nuove serie, tra cui Suburra, la prima produzione italiana, e The Ballad of Buster Scruggs dei fratelli Coen, annunciata proprio ieri, in arrivo nel 2018.
Con l’acquisizione della Millarworld, le possibilità sono aumentate. Pensate ai vari Kick-Ass, The Secret Service, Wanted. E non solo dal punto di vista di produzioni audiovisive. Ma anche come casa editrice: secondo il Sydney Morning Herald, infatti, i prossimi lavori di Mark Millar – l’autore che si cela dietro la Millarworld – potrebbero vedere la luce con una nuova etichetta finanziata dalla piattaforma di streaming. Ogni volta che ci sembra che stia rallentando la corsa e che in qualche modo si stia omologando al vecchio mondo, Netflix cambia. Impara dai propri errori. Soprattutto, non perde mai il contatto con i suoi abbonati, che sono la sua forza. Ogni idea, ogni annuncio e ogni novità diventano il «grande evento».
Da una parte resiste la sicurezza di un’industria che si è appesantita e che è diventata prevedibile. Dall’altra, si estende il nero assoluto delle possibilità. E in questo mare d’ombra Netflix sembra essere a suo agio. Almeno per adesso.