La Stampa, 10 agosto 2017
Prestiti auto, la Fed teme un altro crac
Un affare da 1.170 miliardi di dollari complessivi, con una crescita del 70% rispetto ai minimi successivi allo tsunami finanziario. Sono i numeri con i quali la Federal Reserve descrive le anomalie del mercato dei prestiti per l’acquisto di auto negli Stati Uniti. Un business che ha conosciuto negli ultimi sette anni un’impennata senza precedenti, favorito dalla concessione “facile” di finanziamenti importanti. Tanto da contribuire a gonfiare l’indebitamento delle famiglie americane a 12.700 miliardi di dollari alla fine del primo trimestre del 2017, ben oltre il picco registrato nello stesso periodo del 2008, primo atto della crisi generata dalla bolla dei mutui subprime, i prestiti ad alto rischio (e ad alto rendimento) di cui si era fatto un uso spregiudicato all’inizio decennio scorso.
C’è chi oggi vede preoccupanti analogie tra la giungla dei mutui di dieci anni fa e quella dei prestiti per le auto di oggi, specie dinanzi al crescere delle insolvenze. Lo stesso Uber si è chiamato fuori dal business del leasing proprio per gli ammanchi di cassa causati dalle difficoltà degli autisti-debitori. Il Financial Times, invece, racconta la storia di Kathy Boluch, cittadina del Massachusetts, costretta a cambiare la propria Volvo dopo un tamponamento causato da un automobilista in stato di ebrezza. Aggiustarla non valeva la pena, ma la sua “storia creditizia” non le consentiva di ottenere un prestito. «Sino a quando il concessionario ha fatto una telefonata a Santander Consumer Usa», spiega FT.
Subito dopo la donna era al volante di un Suv Chevrolet da 18 mila dollari, finanziato per 16 mila dollari con la clausola per la quale risultava che Kathy fosse impiegata con busta paga, come sperava di diventare di lì a poco. Il lavoro però non è mai arrivato, e le rate sono rimaste: 350 dollari al mese per rientrare di un debito che è ancora di 10 mila dollari, mentre la signora Boluch nel frattempo ha dovuto pagare 7 mila dollari di riparazioni per un incidete su una vettura che a venderla adesso frutterebbe meno di mille dollari. «La sua vicenda – riferisce FT – ha portato a un’indagine e a una multa da 22 milioni per Santander Consumer, ma la magnitudo del fenomeno preoccupa».
In questi ultimi sette anni banche e finanziarie hanno “rilassato” molto le loro condizioni di credito per tenere testa alla concorrenza, i consumatori accettano prestiti a interessi alti convinti che se non possono pagare vendono la vettura (che appena esce dal concessionario si deprezza fortemente). E gli investitori si accaparrano cartolarizzazioni ad alto rendimento dei prestiti auto. Il mercato dei mutui è di ben altro tenore con il suo volume da 9 mila miliardi di dollari, ma, come spiega la Fed, la quota di indebitamento per auto pro-capite è cresciuta in Usa al 2,3% a inizio 2017, il massimo degli ultimi sei anni, mentre il numero di inadempienze a 30 giorni ammontavano a 23,27 miliardi di dollari alla fine del 2016, il massimo dai 23,46 miliardi del terzo trimestre 2008, e in rialzo dai 22,98 miliardi del precedente trimestre. E i rivenditori danno via vetture a condizioni facili per decongestionate le scorte.
Grandi gruppi come Wells Fargo e Jp Morgan Chase si sono chiamati fuori dal business, e Uber vuole chiudere il servizio “Xchange Leasing”, il suo operatore finanziario avviato due anni fa per agevolare l’accesso ad aspiranti autisti che non hanno possibilità di acquistare la macchina su cui lavorare. La divisone leasing di Uber conta perdite pari a 9 mila dollari per vettura, anziché i 500 previsti. E questo rischia di essere un problema sociale visto che lavorare per Uber, Lift e Via, negli Usa, è un ammortizzatore per giovani disoccupati, lavoratori part-time o pensionati in difficoltà.
«Per specialisti del settore come Capital One, Huntington Bancshares, Ally Financial e Santander Consumer – spiega FT – l’orizzonte potrebbe essere ben più cupo». Chi le difficoltà spera di superarle è la signora Boluch, che aspetta il suo assegno da 8 mila dollari come risarcimento da Santander per il modo in cui è stata trattata: «Cercano persone in difficoltà e con le idee confuse – dice – Sarei dovuta fuggire da quel concessionario».