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 2017  agosto 09 Mercoledì calendario

Nevrosi da pappagallo: è intelligente come un bambino di tre anni

I TRATTI
Hanno il becco forte e curvo e la postura eretta, zampe forti e piedi artigliati. Per non parlare dei colori: dall’azzurro intenso al rosso fuoco fino al giallo forte. Insieme a corvi, cornacchie e gazze, i pappagalli sono considerati uccelli molto intelligenti, pari a quella di un bambino di tre anni e mezzo. La loro capacità di imitare la voce umana ne ha fatto degli uccelli molto popolari e in breve tempo sono diventati degli ottimi animali da compagnia.
CALDO E FREDDO
La più grande varietà di pappagalli si trova in Australia, Sud America e America Centrale. Ma non è detto che tutti amino il clima caldo. Alcune specie, infatti, preferiscono vivere al freddo.
LA DIETA
I pappagalli possono mangiare sia carne sia vegetali, ma preferiscono per lo più noci, frutta, germogli, semi, insetti e fiori. II cibo che preferiscono sono i semi, i cui gusci possono rompere con il loro forte becco. Splendide piume dai colori vivissimi. Variopinti, rumorosi, e di grande compagnia. Sono i pappagalli, gli animali domestici che non ti aspetti. Perché nelle case degli italiani questi uccelli sono più diffusi di quel che si pensa. Certo, non tutti possono permettersi di tenere in casa le grandi Ara, che arrivano anche a un metro di altezza, ma ci sono anche le calopsite, i pappagallini australiani piccoli e con il ciuffo, che visto il loro costo contenuto – sui 25/30 euro – sono molto diffusi e la loro gestione è relativamente semplice. Per avere un pappagallo in casa basta avere una gabbia sufficientemente grande, e tanto, tantissimo tempo da dedicargli ogni giorno, senza vacanze che tengano. A prescindere dalle sue dimensioni, un pappagallo non deve sempre vivere in gabbia, ma deve poter volare, senza il timore che non torni. Perché se ben addestrato ed educato a sentire la voce del padrone che lo richiama sarà sempre pronto a tornare a casa. Non hanno razze, a differenza dei cani, ma specie. Del resto sono animali di origine selvatica i cui nonni sono stati prelevati in natura affinché si riproducessero. La loro intelligenza secondo gli etologi è pari a quella di un bambino di 3 anni e mezzo. E sanno parlare, grazie all’anatomia della loro gola. Ma non ripetono quello che sentono, bensì col tempo riescono a creare delle associazioni logiche mettendo insieme più parole e collegarle con l’azione del proprietario: ad esempio riescono a dire «buonanotte» la sera dopo aver sentito ripetere per molti giorni «buongiorno» ogni mattina. Oppure se il padrone sgrida il cane di casa dopo un po’ di tempo anche lui lo sgrida. Il pappagallo più che un animale domestico, è un amico per la vita. Lo dice sempre Gian Luca Ranzan, un uomo che ha fatto dell’amore per questi coloratissimi piumati una professione. Prima di tutto perché sono molto intelligenti e poi perché arrivano a vivere anche 60/70 anni. Ma come tutti gli amici anche ai pappagalli capita di ammalarsi e di cadere in depressione. Soprattutto quando si sentono soli. Ed è qui che entra in scena Ranzan, che si può definire lo psicologo dei pappagalli. Una professione ancora poco conosciuta in Italia, ma che grazie alla sempre maggiore sensibilità nei confronti degli animali e dei loro bisogni è destinata ad avere futuro. In buona sostanza si tratta di insegnare a vivere con i pappagalli. Gian Luca abita in Lomellina, con trenta pappagalli e due rottweiler, rispettivamente da lui educati a rispettarsi a vicenda. Da 20 anni fa questo lavoro, dopo la formazione con i grandi trainer americani sul comportamento degli animali e aver macinato anni di esperienza sul campo. Ogni mattina, tra le 5 e mezza e le 6 esce in mezzo alle risaie e fa volare uno stormo di nove sgargianti amici alati, come se fossero dei cani che hanno bisogno di fare la passeggiata mattutina. Dopo il loro volo li richiama e tutti insieme rientrano a casa a fare colazione. «Il rapporto che si crea quando si riesce a trovare il modo giusto per comunicare è una cosa unica e irripetibile», ci dice. Sul modo di comunicare con i pappagalli lui ha costruito una carriera. Insegna loro a superare le paure, in modo da poter vivere e socializzare con tutti i componenti della famiglia. Perché essendo un animale monogamo, il pappagallo tende a identificare un solo membro del nucleo famigliare come interlocutore. Ma soprattutto insegna ai proprietari gli strumenti comunicativi per interagire con i pappagalli. Molto spesso questi volatili diventati, anche per questioni di mode giunte da Oltreoceano, animali di compagnia non ricevono le giuste attenzioni e vengono lasciati soli. Di qui la depressione, che nei casi più gravi porta il pappagallo anche a automutilarsi, togliendosi parte di muscoli e pelle sotto il piumaggio. «Anche il pappagallino più piccolo non ha bisogno di vivere solo in gabbia, ma di socializzare» ripete Ranzan, «perché sono animali che in natura vivono in stormo e se non interagiscono con la famiglia come il proprio stormo di riferimento si deprimono». Inoltre il pappagallo è un animale paritario, a differenza del cane che invece è un animale gregario. Il che significa che si interfaccia con il suo proprietario alla pari e non lo segue pedissequamente. Però è in grado di fare qualsiasi cosa gli si chieda, a patto che venga stimolato e lo si interessi alle cose proposte. Altrimenti snobba il suo interlocutore.