Libero, 9 agosto 2017
I mercenari agli Usa: mandate noi per risparmiare
Per anni hanno svolto un ruolo rilevante nel garantire la sicurezza dall’Iraq all’Afghanistan (dove nel marzo 2011 erano quasi 19mila a fronte di 140mila militari Nato), dalla Somalia al Malì a personale diplomatico, aziende private, compagnie logistiche e nel supporto alle agenzie d’intelligence a cominciare dalla Cia. Ora però i contractor delle Private Military Companies apprestano a combattere una guerra integrale su commissione, non più a supporto dei militari regolari ma al loro posto. Almeno secondo quanto rivela il Financial Times che ha preso visione di parte del progetto presentato da Erik Prince, fondatore della nota e controversa Blackwater, poi ribattezzata Xe e oggi Academi, una delle più note società di contractor militari al mondo protagonista del conflitto iracheno in cui i suoi operatori vennero accusati di aver ucciso arbitrariamente numerosi civili. Il progetto prevede di inviare in Afghanistan un esercito privato con circa 5mila veterani dei più importanti reparti speciali e corpi d’èlite statunitensi, britannici, francesi, sudafricani, australiani e di altri paesi europei. Uomini retribuiti 500/600 dollari al giorno guadagnati restando assegnati in piccole unità combattenti ai battaglioni afghani (kandak) in prima linea per turni di tre mesi seguiti da due mesi di pausa. Una forza dotata di supporti logistico e un centinaio di velivoli tra elicotteri e aerei da attacco, inquadrati all’interno delle forze armate afghane per arginare la crescente minaccia dei talebani che hanno riconquistato la metà del territorio afghano. Il piano viene proposto come alternativa all’invio in Afghanistan di altri 3.900 soldati statunitensi autorizzato dall’Amministrazione Trump a rinforzo degli 8.500 militari Usa già presenti nel Paese asiatico accanto ad altri 5 mila militari alleati tra i quali un migliaio di italiani. Washington spende ogni anno per sostenere la missione a Kabul e appoggiare e addestrare le forze afghane circa 45 miliardi di dollari destinarti a crescere ad almeno 50 con l’invio dei rinforzi mentre l’esercito di Academi viene offerto a 10 miliardi per un contratto biennale. L’operazione consentirebbe all’Amministrazione Trump di superare l’impasse su come affrontare la sfida afghana dopo che, come ha ammesso il segretario di Stato Usa, Rex Tillerson, sul tema il Consiglio nazionale di sicurezza si è riunito tre volte senza prendere una decisione. «Il presidente sta facendo domande molto mirate, sono delle buone domande», ha spiegato Tillerson sottolineando che il Consiglio «si prenderà il suo tempo per un’analisi completa» che metta insieme il punto di vista dell’intelligence, dei militari e dei diplomatici. Pietro Orizio, uno dei massimi studiosi del mondo dei contractor che ha pubblicato su AnalisiDifesa.it un articolo sulla nuova missione afghana, evidenzia come l’invio dei contractors divida i vertici Usa. «Da una parte il segretario alla Difesa James Mattis ed il consigliere per la sicurezza nazionale McMaster per nulla o poco inclini al progetto, dall’altra Steve Bannon e Jared Kushner, genero e consigliere del presidente, che li considerano nettamente preferibili ad un incremento di truppe regolari». Di fatto ai militari non piace il piano di sostituirli con contractor più spendibili e meno impegnativi per i vertici politici. Ragioni che invece piacciono alla CIA che potrebbe sostenere la proposta: il direttore Mike Pompeo si è recato in Afghanistan per valutare anche l’eventuale integrazione dell’esercito privato proposto da Erik Prince e Stephen Feinberg. Il primo vive da tempo negli Emirati Arabi Uniti dove ha organizzato una serie di servizi logistici e operativi gestiti da contractor che gestiscono basi e operazioni militari per conto di Abu Dhabi in Libia (al fianco del generale Khalifa Haftar e contro le milizie islamiste) e a quanto pare anche nello Yemen contro i ribelli sciiti Houthi. Il secondo è un imprenditore del settore Difesa, amministratore delegato della Cerberus Capital Management che controlla anche la società di contractors DynCorp, già presente a Kabul con un contratto per proteggere il personale diplomatico. Orizio sottolinea due aspetti non certo secondari per la comprensione dell’intera vicenda. Il via libera all’impiego dell’esercito di contractor in Afghanistan rilancerebbe un settore che in termini di fatturato ha raggiunto l’apice durante l’Amministrazione Bush per poi subire un drastico ridimensionamento a causa del ritiro del grosse delle forze da Iraq e Afghanistan e dei tagli al Pentagono imposti da Barack Obama. Inoltre Feinberg e Prince sono stati finanziatori della campagna presidenziale di Trump rispettivamente con 1 milione e 235mila dollari. Secondo Orizio se Academi punta al contratto da 10 miliardi per combattere i talebani, DynCorp sembra volersi assicurare a quello non meno ricco per proteggere future attività estrattive minerarie a cui gli Usa sembrano oggi interessati nella bollente provincia di Helmand, culla dei talebani e dei produttori di oppio.