il Fatto Quotidiano, 9 agosto 2017
Carige, la crisi infinita della banca svaligiata dai suoi top manager
Su Sky spopola la serie Riviera, ritratto del jet set della Costa Azzurra, a base di scandali bancari, sesso, segreti e inganni. Una fiction. Ci sono meno di 200 chilometri fra Montecarlo e Genova, ma la realtà che emerge dalla lettura del libro Banche in sofferenza. La vera storia della Carige di Genova (goWare ed Epoké Editori), scritto dalla giornalista Carlotta Scozzari, supera la fantasia. A Genova di sesso se ne fa poco (il tasso di natalità in Liguria ha il record negativo) ma in quanto a imbrogli finanziari, scalate e tradimenti non manca nulla nella storia di Carige. C’è un protagonista: Giovanni Berneschi, l’ex presidente di questa banca e dominus degli ultimi decenni. A febbraio è stato condannato in primo grado a otto anni e due mesi (in libertà vigilata) e alla confisca di 26 milioni di euro per associazione a delinquere, truffa e riciclaggio.
Il maxi-raggiro, per l’accusa, consisteva nel far acquistare dal ramo assicurativo della banca (Carige Vita Nuova) immobili, hotel e quote azionarie di imprenditori compiacenti a prezzi gonfiati per poi dividere il malloppo. Questo lo schema: la compagnia assicurativa di Carige compra dall’immobiliarista Ernesto Cavallini (condannato a 8 anni e 6 mesi) gli alberghi Mercure di Milano e l’hotel Pisana di Roma per complessivi 70,5 milioni di euro, cifra che “risulta di circa il 50% superiore al reale valore grazie alle valutazioni gonfiate dei due alberghi”. I soldi delle mega cresta vengono poi spartiti da Berneschi, dall’ex capo del ramo assicurativo, Ferdinando Menconi (7 anni) e dagli imprenditori e professionisti complici e reinvestiti in Svizzera attraverso varie aziende schermo domiciliate in mezzo mondo.
A capo dell’organizzazione, c’era secondo i giudici proprio l’ex numero uno della banca ligure (dove percepiva un compenso annuo milionario come presidente) nonchè dal luglio 2009 al 2014 ex vicepresidente dell’Abi, l’associazione dei banchieri. Frodava da anni la sua stessa banca con la complicità o lo sguardo distratto di molti sindaci, revisori e controllori. E di chi in Carige erogava generosamente il credito agli amici e agli amici degli amici. E che spiega come mai questa banca ha ancora oggi inadempienze probabili per 2,3 miliardi di euro.
C’è tutta la Genova che conta intorno a Berneschi. C’è la sponda berlusconiana di Forza Italia con Alessandro Scajola come vicepresidente in Carige (fratello del più noto ex ministro Claudio) ma anche il mondo delle Coop rosse. C’è il feeling con l’ex governatore ligure, Claudio Burlando, ma anche la curia genovese grazie ai buoni rapporti con Tarcisio Bertone, ex segretario di Stato del Vaticano.
Poi il precipizio giudiziario per Berneschi e per gli azionisti di Banca Carige, che hanno visto in questi anni crollare del 95% il titolo in Borsa.
Dopo la defenestrazione di Berneschi, si fa largo un cavaliere bianco, l’industriale siderurgico Vittorio Malacalza, che diventa nel 2015 l’azionista di riferimento di banca Carige con circa il 18%. Arriva in Carige dopo aver guadagnato 300 milioni di euro in 5 anni grazie a una partecipazione in Pirelli, dove ha fatto vedere i sorci verdi a Marco Tronchetti Provera, e punta quasi tutta la plusvalenza sulla banca genovese. Dopo 2 anni però il suo investimento si è svalutato di circa 200 milioni. A luglio, il cda ha approvato un aumento di capitale “decisivo” (il terzo in quattro anni) da 550 milioni di euro più 200 milioni da ricavare con cessioni immobiliari.
La situazione dentro Carige resta tesa. Sono state avviate azioni di responsabilità nei confronti sia di Berneschi che dei successivi vertici (Montani e Castelbarco) e anche l’amministratore delegato nominato dallo stesso Vittorio Malacalza (che è anche vicepresidente di Carige) dopo la sua presa, Guido Bastianini (sostituito ora da Paolo Fiorentino, ex Unicredit), è stato sfiduciato a giugno dopo un appello al cda dello stesso Malacalza: “O me o lui”.
I colpi di scena non mancano a Genova, compresa la cessione delle compagnie assicurative (ex Carige Vita e ora Amissima) avvenuta nella primavera del 2015 al fondo americano Apollo (gestore di asset per 200 miliardi di dollari) che viene duramente contestata dall’attuale proprietà di Carige per il valore della transazione giudicato troppo bassa. Ma non solo. Ci sono accuse pesantissime da parte dei legali di Malacalza agli americani di Apollo. Con richieste di risarcimenti di danni da centinaia di milioni di euro e particolari inquietanti come quando le assicurazioni Amissima, nel mese di dicembre 2015, nel giro di un mese prelevarono tutta la liquidità aziendale giacente (446 milioni di euro!) presso banca Carige per impiegarla in altro modo. La sparizione della liquidità (quasi la metà di quella totale) allarma la Bce e, qualche mese dopo, un nuovo colpo di scena: il fondo Apollo (il proprietario di Amissima) annuncia un’offerta per rilevare in blocco i crediti deteriorati e iniettare 550 milioni di euro nel capitale della banca ligure per diventarne il primo azionista. Malacalza non ci sta e sospetta che ci sia un disegno per portargli via la banca in modo rapace e fa causa miliardaria agli americani di Apollo che contro-denunciano. Il titolo, dopo questa scalata respinta, perde ulteriormente i due terzi del valore.
E tutto questo succede realmente a Genova e non in un film come spiega l’avvincente libro di Carlotta Scozzari per gli appassionati del genere thriller finanziario all’italiano. Dove la realtà supera sempre la fantasia.
Twitter @soldiexpert