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 2017  agosto 09 Mercoledì calendario

L’allarme della Ragioneria di Stato: «Non toccate l’età delle pensioni»

Attenti a toccare gli automatismi sull’età pensionabile, perché non solo si mette a rischio la tenuta del nostro sistema previdenziale ma anche il livello degli assegni futuri può essere condizionato da una scelta del genere. A rilanciare l’allarme, in vista della trattativa tra governo e sindacati prevista dopo la pausa estiva, è la Ragioneria generale dello Stato, che dopo alcune anticipazioni dei giorni scorsi ieri ha diffuso il nuovo rapporto «sulle tendenze di medio e lungo periodo» del sistema pensionistico. «Limitare o differire gli automatismi renderebbe il sistema pensionistico più debole», sostiene la Ragioneria. In particolare, i tecnici del Tesoro, ci tengono a evidenziare che «anche interventi legislativi diretti non tanto a sopprimere esplicitamente gli adeguamenti automatici previsti dalla normativa vigente, ma a limitarli, differirli o dilazionarli, determinerebbero comunque un sostanziale indebolimento della complessiva strumentazione del sistema pensionistico italiano volta a contrastare gli effetti dell’invecchiamento della popolazione, in quanto verrebbe messa in discussione l’automaticità degli adeguamenti stessi, per ritornare nella sfera della discrezionalità politica con conseguente peggioramento della valutazione del rischio Paese».
La clausola Ue sul 2021
Al di là delle scelte che verranno prese la Ragioneria ci tiene a ricordare che se anche la politica decidesse di congelare o sopprimere l’adeguamento a 67 anni legato all’aumento delle aspettative di vita, previsto sulla carta per il 2019, questo scatterebbe comunque nel 2021 in applicazione di una specifica clausola di salvaguardia introdotta nel nostro ordinamento su specifica richiesta della Commissione Ue. Chiamato indirettamente in causa interviene l’ex ministro Maurizio Sacconi, che spiega: «Con il collega Damiano abbiamo ipotizzato non certo di cancellare il collegamento tra aspettativa di vita ed età di pensione ma di rallentare l’automatismo per garantire una minima fase di transizione alle generazioni adulte e una riflessione su quelle più giovani. Purtroppo non si sono registrate analoghe reazioni di difesa della sostenibilità nel momento in cui la politica ha voluto deroghe per esodati, precoci, “gravosi”, bancari, giornalisti ed altri, nonostante abbiano comportato impegni di spesa per 20 miliardi». In realtà la Ragioneria non nasconde l’impatto di queste ultime scelte, definendole «in controtendenza» rispetto agli anni passati quando vennero varate riforme capaci di produrre enormi risparmi, nell’ordine di 60 punti cumulati di Pil al 2060.
La «gobba» del 2044
A bocce ferme lo scenario della Ragioneria dipinge un Paese che nel 2070 avrà una disoccupazione media del 5,5%, un tasso di attività nella fascia 15-64 anni del 70,8% (5,9 punti in più rispetto al 2016) ed un indice di produttività che sale dell’1,6% medio annuo sino al 2040-2050 e poi si assesta su un +1,5. A sua volta il rapporto tra spesa pensionistica e Pil, che nel nostro Paese, grazie alla ripresa della crescita e all’innalzamento dei requisiti minimi per l’uscita, è in diminuzione a partire da 2015-2016 (sino a toccare il 15,4-15,5% del Pil), dal 2019 tornerà a salire. Soprattutto a causa dell’impatto della generazione del baby boom nel 2044 toccheremo il 16,4% del Pil. Poi, una volta superato questo picco, ci dovremmo assestare rapidamente «con una decelerazione pressoché costante» che ci porterà prima al 15,6%(nel2050) e poi vent’anni dopo al 13,1%.
Il peso di una scelta
Bloccare l’adeguamento alla speranza di vita, conclude pertanto la Ragioneria, comporterebbe una maggiore spesa in rapporto al Pil «di dimensioni consistenti»: «dal confronto con la normativa vigente emerge infatti un profilo crescente di spesa» che arriverebbe a circa 0,8 punti di Pil nel 2033. «Con un effetto cumulato di 21 punti al 2060 e di 23,4 punti al 2070». Come dire, attenzione a come ci si muove, perché si rischia davvero di scaricare l’ennesimo, pesantissimo, fardello sulle generazioni di domani.