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 2017  agosto 09 Mercoledì calendario

Conoscere la tattica in 3 minuti e mezzo, la lingua alternativa dei nuovi media

Il racconto del calcio è stato a lungo un esercizio esclusivo dei giornalisti, narratori privilegiati dalle tribune degli stadi e dagli spogliatoi. Nell’era della conoscenza e della competenza globale, nuovi linguaggi e nuove forme di racconto si sono imposti. Si chiude con questa quarta puntata la serie di articoli per parlarne con i protagonisti. Fino a poche settimane fa, nessuno aveva avuto bisogno di 1877 parole per raccontare i “venti secondi di calcio più brutti di sempre”. Ma anche 20 secondi di scempi calcistici in un Queens Park Rangers-City del ‘93 nascondono storie. Come quella del mediano Steve McMahon che serve sciaguratamente un avversario solo davanti al portiere: per coglierle, però, bisogna cambiare punto di vista. Il sito “L’Ultimo Uomo” è stato tra i primissimi: a decidere che il calcio si può raccontare anche da un’angolazione diversa. «Vogliamo mettere in discussione l’idea che non si possa fare giornalismo senza parlare alla pancia del lettore», spiega il direttore e cofondatore (insieme a Tim Smal) Daniele Manusia, “ragazzo” di 36 anni che non porta in tasca un tesserino da giornalista ma ha raccolto una platea di 1 milione di lettori al mese. Scriveva per la rivista Vice, poi ha deciso di seguire una strada nuova. «Noi affrontiamo la narrazione con passione, la passione che ti spinge alla conoscenza». Il calcio urlato delle tv, la cronaca stringente inseguita dai media, avevano spalancato un vuoto editoriale. Qualcuno quel vuoto ha sentito il bisogno di riempirlo, mescolando nostalgia e statistiche, attualità e storytelling. Con quel melting pot tra scrittura, immagini e video è grammatica di internet: un fermo immagine per studiare tatticamente una partita, numeri che raccontano analiticamente un campionato. Fanno i commercialisti, gli avvocati, i web manager. Ma hanno colto una necessità, che era la loro: «Originalità, innovazione, qualità di scrittura. Il giornalismo sta cambiando, serve offrire spunti di riflessione». Il capitombolo della Roma rimontata a Lione diventa così una “Breve guida su come si butta una partita”. Un dibattito sulle tv può ispirare la domanda “cosa ci aspettiamo da una telecronaca?”, sulla piattaforma Crampi Sportivi, che promette di offrire nulla più che “il calcio raccontato dal divano di casa”. Ma è un divano larghissimo su cui trova posto pure una collezione dei talenti “periferici” del calcio mondiale: Shalimov, Mostovoj, Alejnikov, migliaia di altri. Roba da fanatici? Non solo. Da idee così è nato un linguaggio alternativo a quello dell’informazione sportiva classica e istituzionale: «Abbiamo partecipato a un cambiamento – ammette Manusia – anche influenzandolo: con alcuni titoli, per il modo di approcciarci al calcio. Leggevo giornali anglosassoni e francesi, che hanno un amore per la tecnica e la tattica più spiccato rispetto a noi. Lo scopo resta innovare il modo di parlare di sport in Italia. Una volta i giocatori erano o fenomeni o scarsi, ora il discorso è più vivo e mi piace pensare che un po’ sia merito anche nostro. Ma è fondamentale evitare i generatori automatici di pezzi identici. Ho dovuto cambiare il modo di fare i titoli, perché erano diventati gergo». Per ogni articolo servono in media 3 minuti e 30 di lettura, anomalie rispetto all’informazione mordi e fuggi dei social. So Foot, rivista nata in Francia nel 2003, è una sorta di capostipite di quel “linguaggio”. In Italia sono sbocciate realtà diverse: come Lacrime di Borghetti, o Zona Cesarini, che Leonardo Capanni ha partorito con un amico in birreria «con l’idea di analizzare il presente senza perdere il gusto per la narrazione e curando la veste grafica. Nei grandi media è difficile trovare approfondimenti, anche personali, dell’autore. Si trova quasi solo sensazionalismo». C’è poi Il Tifoso bilanciato, che racconta il calcio attraverso i numeri, sì, ma dei bilanci, diventati nel calcio attuale importanti più di un calcio di rigore. Piattaforme simili, contenuti diversi, tanti punti in comune: redazioni che si “incontrano” via whatsapp, idee che diventano spunti e poi parole, schiere di appassionati che tornando a casa dopo una giornata di lavoro iniziano a cercare tra le maglie dei ricordi o della rete un’idea da raccontare. E sempre più persone che scelgono di passare 3 minuti e 30 della loro giornata per immergersi in qualcosa di diverso. ( 4. fine. Le altre puntate sono state pubblicate il 12 e 23 luglio, il 2 agosto)