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 2017  agosto 08 Martedì calendario

La denuncia della Corte dei conti sul progetto dei super-caccia: «F-35, costi doppi e ritardi ma il piano deve continuare»

Costi unitari per ogni cacciabombardiere «praticamente raddoppiati» da 69 milioni dollari a 130,6 milioni di dollari, ritardi di «almeno cinque anni» rispetto alla previsioni e un ritorno in posti di lavoro inferiore anche rispetto alle aspettative meno favorevoli. Ma ritirarsi o ridimensionare ulteriormente il programma F-35, dopo tutto quello che l’Italia ha investito finora – 4,1 miliardi al 2017 – sarebbe un errore dal punto di visto economico. Sul contestato programma F-35 arriva l’audit della Corte dei Conti, che conclude, nonostante le criticità evidenziate, con la raccomandazione, molto vicina alla posizione della Difesa, di proseguire, in «una logica di continuità». L’analisi della magistratura contabile riaccende le critiche di chi è da sempre contrario. I 5 Stelle con Alessandro Di Battista attaccano i «vili traditori della Patria»: «È sempre la stessa storia. Ci fanno entrare in progetti fallimentari (Tav, Tap, guerra in Afghanistan, programma F-35), poi ci dicono che si sono sbagliati ma è tardi per uscire perché i costi sarebbero esagerati». «Il programma meriterebbe di essere rottamato», dice Arturo Scotto (Mdp), «al nostro Paese serve più una flotta di Canadair che una pattuglia di velivoli F-35». Secondo Giulio Marcon (Sinistra italiana), «possiamo ancora dire no e risparmiare 14 miliardi di euro».
L’Italia si è impegnata nel ’98, come altri sei Paesi, nel progetto voluto dal Pentagono per la produzione del super-caccia invisibile ai radar, con capacità di decollo in uno spazio ridotto e di atterraggio in verticale, capace di resistere ad ogni avanzamento tecnologico «fino al 2070». Il consorzio, con a capo l’americana Lockheed Martin, ha ingaggiate anche aziende italiane come Leonardo Finmeccanica e Avio. Il ritorno occupazionale ipotizzato (inizialmente si è parlato di 10 mila posti di lavoro) viene ritenuto irrealistico, visto che – rileva l’analisi della magistratura contabile – al secondo semestre 2016, il programma sostiene 1.569 posti di lavoro.
Nonostante questo, l’opzione di ridimensionare la partecipazione al programma, «pur non soggetta di per sé a penali contrattuali», determinerebbe potenzialmente una «serie di effetti negativi»: la perdita degli investimenti sostenuti finora, compresi quelli per lo stabilimento di Cameri, l’hub in provincia di Novara, e dalle opportunità collegate ai contratti di manutenzione e riparazione (anche se non si sono ancora «manifestate pienamente secondo le attese»). Nel corposo report anche un accenno sulle conseguenze delle sforbiciate già apportate: quando nel 2012, in un’ottica di spending review, si ridusse da 131 a 90 il numero di velivoli da acquisire (finora ne sono stati consegnati sette) i «risparmi» teoricamente ottenuti si sono riverberati in «perdite contrattuali». Mentre la mozione che nel 2016 ha impegnato il governo a dimezzare il budget dell’F-35, ha prodotto «un risparmio temporaneo pari a 1,2 miliardi di euro nel quinquennio 2015-2019, ma senza effetti di risparmio nel lungo periodo».