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 2017  agosto 08 Martedì calendario

Genova, se la iena Luca Bizzarri si prende la cultura

Diventa lecito, ma anche inevitabile, pensare che essere comici genovesi sia una voce di curriculum di un certo spessore, per tentare carriere o rivestire ruoli una volta riservati ad altri tipi di percorsi professionali. La nomina di Luca Bizzarri a presidente della Fondazione Palazzo Ducale di Genova, un’importante istituzione culturale e un centro per esposizioni ed eventi, sembra appunto fatta apposta per stupire, e anche per suscitare commenti tra l’indignato e il sarcastico. Divenuto popolare nel duo Luca e Paolo, con Paolo Kessisoglu, in una quantità di programmi (fra cui Sanremo) e film, Bizzarri è egli stesso un discreto protagonista sui social network: ha annunciato di persona su Facebook la novità che lo riguarda e profetizzato, come è agevole fare, le cattiverie più o meno divertenti che l’avrebbero seguita. Sono infatti arrivate con l’istantaneità delle dichiarazioni a caldo e dei post sui social network. Bisogna sapere che la carica non comporta mansioni particolari né remunerazioni. Il merito e la competenza non entrano nel discorso, si tratta di rappresentanza. Ma cosa rappresenta, un comico? Parlandone proprio a partire da Genova non possono che venire in mente due precedenti, uno episodico e l’altro invece di proporzioni enormi e ancora imprecisate. Beppe Grillo, certo: ma prima ancora ci fu la candidatura di Paolo Villaggio alle elezioni politiche, per una lista di estrema sinistra, che fu forse il primo caso in cui la popolarità guadagnata con la capacità di far ridere gli italiani fu spostata dal pubblico alla cosa pubblica. Comicità che fa pensare: una cosa neppure troppo vagamente “di sinistra”, a partire dal teatro brechtiano e, in Italia, dall’esperienza di Dario Fo. Gli stessi Luca e Paolo ne diedero un esempio quando portarono al Teatro Ariston, fra le canzoni e i numeri di varietà, un reading severo e corrosivo del testo Odio gli indifferenti di Antonio Gramsci. Eppure la nomina di Bizzarri è il primo atto di rilievo della nuovissima giunta comunale genovese, la prima di centrodestra, in congiunzione con la giunta regionale (che di centrodestra lo era già). Il neopresidente ha tenuto a specificare che la sua non è una scelta politica di campo: si è solo reso disponibile a rendere un servizio alla sua città. Nello specifico, mettere la propria fama al servizio di una importante istituzione culturale. Fa addirittura piacere, almeno a chi si ricorda quando “pagliaccio” e “buffone” erano gli insulti più pesanti che due politici potessero scambiarsi: è finito il razzismo contro i comici e anzi i comici sono considerati persone molto serie, qualificate a intervenire sulla politica e poi direttamente nella politica (in questo caso, politica culturale). Con tutto questo, se ci si chiede come venga selezionata la classe dirigente in questo Paese, ci si deve rispondere che (soprattutto a destra, anche se non solo) quel che più sembra importare è la pura e semplice popolarità, la riconoscibilità immediata data dalla tv, il fatto di essere stati pubblicamente applauditi. Chissà infine se Le Iene manderanno una troupe sotto Palazzo Ducale per interrogare Bizzarri su arte e cultura. Fosse anche solo per questo, se non applausi, questa volta, merita di sicuro i nostri auguri.