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 2017  agosto 07 Lunedì calendario

Gatlin il sopravvissuto «Mi trattate da cattivo ma ho pagato per tutto»

Quando è rientrato dal secondo stop, i meeting di cartello facevano a gara per schifarlo: non ti vogliamo, sporco dopato. Newyorkese cresciuto in Florida, a Pensacola, il figlio di Willie e Jeanette si è rimboccato le maniche, ripartendo da zero e trovando benzina nuova nella rabbia per le ingiustizie che crede di aver subito e nello sguardo del piccolo Jace, il figlio di sei anni: «Alla fine del giorno è a lui che devo rendere conto».Essere scaricato pubblicamente da Sebastian Coe, presidente della Iaaf («L’oro di Gatlin nei 100 non è il copione perfetto: non posso essere entusiasta di un atleta che ha scontato due condanne e se ne esce con una delle medaglie più pregiate del Mondiale al collo…»), è l’ultimo affronto che lo yankee ha dovuto affrontare a Londra: la premiazione dello sprint, temendo il linciaggio del pubblico, ieri è stata anticipata prima delle gare, quando i tifosi stavano ancora riempiendo lo stadio e le tv non erano nell’orario di massimo ascolto. È andata meglio del previsto: fischi, seguiti da applausi, mentre Bolt rimasto di bronzo riceveva la solita ovazione. «Perché mi trattate da cattivo? Avete fatto di me un bad boy e di Bolt un eroe – si è lamentato con i media dopo il trionfo, durante una conferenza stampa tesissima —. Ho pagato, sono pulito. Persino Usain è venuto a stringermi la mano a fine gara».
Nell’inginocchiarsi davanti all’idolo caduto, enfatizzandone l’aura di immortalità, c’è il senso di Gatlin per l’atletica e la vita. Vivrà perseguitato dai sospetti, è chiaro. Ma a 35 anni Justin sa ancora correre veloce.