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 2017  agosto 08 Martedì calendario

Il doping al tortellino di Sara Errani, «colpa» di mamma

Galeotto fu il ripieno dei tortellini. Sara Errani non potrà giocare a tennis per i prossimi due mesi, fino al due ottobre, dopo che l’Itf, la federazione internazionale, l’ha squalificata per doping a seguito di un test effettuato il 16 febbraio scorso. Nelle urine della Cichi è stato trovato letrozolo, un modulatore ormonale e metabolico la cui assunzione è punita con le stesse modalità degli agenti anabolizzanti. Si è trattato, però, secondo il Tribunale indipendente che l’ha giudicata, di un’assunzione involontaria, determinata da una pastiglia di «Femara», farmaco anticancro utilizzato dalla madre, finita per sbaglio tra gli alimenti di casa.

LA VICENDA Il caso prende avvio da un controllo extracompetizione nell’ambito del Programma Antidoping dell’Itf, effettuato il 16 febbraio in Italia. Il campione di urine viene esaminato dal laboratorio di Montreal e il 18 aprile (nei giorni della Fed Cup a Barletta) alla giocatrice viene comunicata la positività. Sara ammette subito la violazione, chiede di essere ascoltata da un Tribunale indipendente e nel frattempo, in attesa delle controanalisi e delle deduzioni difensive, continua a giocare, ottenendo tra l’altro una wild card per gli Internazionali d’Italia. Il 19 luglio la finalista del Roland Garros 2012 viene finalmente sentita a Londra e nell’udienza è decisiva la testimonianza della madre Fulvia, che dal 2005 sta combattendo una dura battaglia contro un cancro al seno. La signora Errani conferma di assumere il farmaco incriminato da anni e di tenerlo nella dispensa, in modo da ricordare quotidianamente l’ora in cui prenderlo. Aggiunge poi che tante volte le pastiglie sono finite sul tavolo della cucina o sul pavimento e addirittura nel brodo, e che in quei giorni aveva appunto preparato il ripieno dei tortellini, con un’alta probabilità di contaminazione. Accanto alle parole della mamma, Sara presenta come prova documentale un test sui capelli che dimostrerebbe la differente concentrazione tra un consumatore usuale e uno assolutamente occasionale, ma l’accusa non gli riconosce validità scientifica.

LA SENTENZA In ogni caso il Tribunale, respinta l’ipotesi della totale non colpevolezza, ritiene l’attuale numero 98 del mondo rea di errore e negligenza non significativi, sulla base della modica quantità rilevata, del fatto che la Errani non fosse un’abituale frequentatrice della casa dei genitori (per anni ha vissuto all’estero) e dunque non ne conoscesse le dinamiche e soprattutto sulla considerazione che dal gennaio 2014 è risultata negativa a 23 test sulle urine e dal 2012 a 21 test sul sangue. Per questa ragione, dai due anni di squalifica previsti per casi del genere, decide di applicare la sanzione minima di due mesi, con la pena accessoria della cancellazione di tutti i risultati (e relativi premi) dal 16 febbraio al 7 giugno, data del successivo test antidoping, risultato negativo. La giocatrice, l’Itf, Nado Italia e la Wada hanno adesso 21 giorni per proporre eventuale appello: è certo che la Errani, affiancata dalla Federazione italiana, chiederà l’annullamento della cancellazione dei risultati, perché le costerebbe un deciso passo indietro in classifica (oltre il 200° posto).

IL COMUNICATO Sarita terrà una conferenza stampa domani a Milano ma intanto ha affidato i suoi pensieri a un comunicato: «...Non ho mai assunto, nella mia vita e durante la mia carriera, nessuna sostanza proibita. Dal primo giorno che sono diventata professionista ho sempre seguito puntigliosamente il programma Wada; non ho mai chiesto una deroga, neppure quando ne avrei avuto bisogno perché malata. Questa sostanza è tuttavia presente nel Femara, che mia madre assume giornalmente dal 2012 a scopo terapeutico... Assieme ai miei familiari abbiamo pensato e ripensato, cercando di capire come possa essere successa questo tipo di contaminazione, dato che io sono sicura al 100% di non aver assunto per errore una pastiglia. L’unica ipotesi percorribile è stata quella di una accidentale contaminazione del cibo...La squalifica mi fa sentire estremamente frustrata, ma posso solamente cercare di essere forte e aspettare che questo periodo arrivi a conclusione. Sono molto arrabbiata ma allo stesso tempo in pace con la mia coscienza, assolutamente consapevole di non avere fatto nulla di male e di non avere commesso nessuna negligenza nei confronti del programma anti-doping».